La lite dei record va verso il listino

La lite dei record va verso il listino UN SUCCESSO DOPO LA PRIVATIZZAZIONE La lite dei record va verso il listino Dalla stampa delle Pagine Gialle al multimediale stòria luigi Grassia torino ERA una sonnacchiosa provincia dell'impero Stet. Poi la lite, società che stampa le Pagine gialle, è stata privatizzata, ha allargato la sua attività nell'ambito del «core business» editoriale, è addirittura sconfinata nel multimediale; insomma la crisalide sì è fatta farfalla e adesso, con utili moltiplicati, si presenta al 2000 puntando alla quotazione in Borsa, mentre conta di passare dall'attuale fatturato di 400 miliardi (di cui 100 all'estero, con 50 miliardi dì cash-flow e zero di debiti) a 600 miliardi di lire nel 2003. Vittorio Farina, che della lite è consigliere di amministrazione ma quanto a partecipazione azionaria ne ha il 100%, riassume così quello che fa la società tra la sede Moncalieri (dove ha anche il quartier generale) e quella di Milano (che ospita una parte della produzione): «Continuiamo a stampare le Pagine gialle, e anche quelle bianche, m Italia e in altri Paesi dalla Giordania a Cuba. Poi facciamo cataloghi di vendite per corrispondenza. Stampiamo riviste come Specchio, Quattroruote, D donna, Ulisse 2000 e diverse altre. E ancora ci occupiamo di stampati one-to-one per conto terzi, dal direct mailing alla preparazione delle bollette di Tim e degli estratti conto delle banche». Senza contare le incursioni in Internet che sono la grossa carta per il futuro. Tutto questo è derivato da due fenomeni di grande momento: uno sono le privatizzazioni, che ha messo la lite sul mercato, l'altro la tendenza delle imprese a concentrarsi su quello che sanno fare meglio (il famoso «core business»), delegando all'esterno tutte quelle attività che pur necessarie sono però accessorie e quindi è meglio lasciare ad altri, più competenti. In un panorama economico in cui gli editori vogliono fare solo gli editori e non più gli stampatori, e le imprese di servizio vogliono fornire i servizi lasciando ad altri bollette e estratti conto, nel '95 il gruppo Farina si è accorto di quali potenzialità inespresse aveva la lite, con le sue rotative sottoutilizzate, e ne ha comprato una quota del 49% (al 100% è arrivato nel '98) partendo poi alla conquista dei nuovi mercati che si aprivano. «Il consiglio di amministrazione ha deliberato investimenti per 150-170 miliardi in 4 anni - spiega Farina - che saranno destinati, fra l'altro, all'acquisto di 4 nuove rotative, ma soprattutto allo sviluppo di lite. Net. Al multimediale puntiamo già da 3 o 4 anni. Ultimamente abbiamo acquisi¬ to delle società attive in Internet, provider specializzati in diversi business, e stiamo stringendo accordi con società americane per dotarci, in esclusiva per l'Italia, di attrezzature tecnologiche che ci consentano di portare on-line le riviste di nostri clienti, di ruocogliere la pubblicità con lo stesso mezzo, di vendere anche singoli articoli di repertorio. Tutte attività particolarmente interessanti per riviste specializzate di non grande tiratura, alle quali conviene appoggiarsi a una rete bell'e fatta anziché impegnarsi a crearne una loro». Tutto questo porterà anche più posti di lavoro: «A metà dell'attuazione del piano, nel 2002, prevediamo ! 100 dipendenti fra Torino e Milano contro gli attuali 900» dice Vittorio Farina. In vista della quotazione in Borsa («per la metà dell'anno che viene») il consigliere di amministrazione vanta anche l'Oscar del bilancio delle società non quotate, che Assolombarda ha assegnato pochi giorni fa proprio alla lite, giudicando il suo documento contabile un esempio di chiarezza e trasparenza. Anche questo un ottimo biglietto da visita per la Consob e gli investitori privati e istituzionali. Piano di investimenti da 170 miliardi per puntare a un fatturato di 600 miliardi nel 2003 Il proprietario e consigliere di amministrazione della Mie. Vittorio Farina

Persone citate: Farina, Vittorio Farina

Luoghi citati: Cuba, Giordania, Italia, Milano, Moncalieri, Torino