Ciampi chiama D' Alema: si deve fare in fretta
Ciampi chiama D' Alema: si deve fare in fretta Cossiga conferma lo «strappo». Berlusconi chiede un «governo istituzionale» e annuncia «manifestazioni continuative» Ciampi chiama D' Alema: si deve fare in fretta Il premier incaricato: dialogo con tutte leforze del centrosinistra Aldo Camillo ROMA «Ringrazio il Capo dello Stato per l'incarico che mi ha appena affidato. Spero di poter completare il mio lavoro in tempi brevi. Non tralascerò nessuna opportunità, nessuna occasione di dialogo». D'Alema esce dallo studio di Ciampi e annuncia di aver accettato (con riserva) l'incarico di formare il nuovo governo alle 20.25, al termine di una giornata durissima, per lui ma più ancora per il Capo dello Slato. Che, dopo aver visto il cortile del Quirinale ridotto a parcheggio per le autoblù della delegazione della maggioranza (quindici, più quelle di scorta), essersi ritrovato davanti per la seconda volta in due giorni Paissan (domenica come rappresentante del gruppo misto, ieri dei Verdi), aver ricevuto una telefonata di Cossiga da Hammamet che allungava i tempi delle consultazioni - «Chiedo scusa, ma il volo per Roma e in ritordo di duo ore» r, non aveva trovato requie neppure nella pausa pranzo. Dalla lettura degli amati giornali tedeschi era venuta, anzi, una frustata. «L'Italia minaccia di compromettere la stabilità con le vecchie lotte politiche», titola la Sueddeutsche Zeitungì E la Frankfurter Allgemeine: «L'Italia ricade nel passato». «Questi sono segnali importanti, dobbiamo stare attenti», è il commento del presidente. Se non si accelerano i tempi, si rischia di dilapidare «un patrimonio di credibilità e prestigio internazionale accumulato con i sacrifici di anni». Cosi Ciampi apporta gli ultimi ritocchi al testo del discorso in programma alle 17 davanti a D'Alema e alle alte cariche dello Stato, in cui tesse l'elogio della «stabilità politica», diserta il concerto nel salone dei Corazzieri e alle 19.10, mezz'ora dopo aver conche so le consultazioni e congedato Scaliam, annuncia per bocca del portavoce Peluffo la chiamata al Collo di D'Alema. Tre quarti d'ora di colloquio, in cui il premier incaricato si dice d'accordo su entrambe le indicazioni di Ciampi: verificare con attenzione la consistenza parlamentare della maggioranza, e accelerare al massimo i tempi. «Mi metterò subito al lavoro. Credo che il Paese abbia il diritto di avere presto un governo nella pienezza delle sue funzioni», spiega D'Alema. Che lancia un segnale di disponibilità al Trifoglio: «Vorrei ringraziare le forze politiche che hanno indicato il mio nome, e quelle che sul mio nome non hanno posto questioni pregiudiziali. Aprirò un dialogo con tutte le forze del centrosinistra». «D'Alema mi 6 parso aperto - commenta il cossighiano Sa 11 za -. Sarà difficile, però, che riesca a convincerci...». Davanti a Ciampi il Trifoglio, per bocca di Boselli, ha aggiunto alle condizioni già indicate per non abbandonare la maggioranza - in primis la commissione parlamentare su Tangentopoli - la richiesta di una nuova legge elettorale proporzionale. «Sono temi di competenza più dello Camere che dell'esecutivo - replica Voltroni -. Dobbiamo formare un nuovo governo nei tempi più rapidi possibili, e contestualmente aprire un confronto in Parlamento sulla riforma elettorale». «Non capisco - controreplica Boselli -. Sarebbe davvero angusto che D'Alema si ritraesse dalla discussione, preoccupato solo di tagliare il traguardo prima di Natale». E pure Berlusconi manifesta a Ciampi la necessità di una riforma elettorale: un «governo istituzionale», per dare al Paese una legge che rafforzila stabilità, rappresenta, pei* il leader del Polo, l'unica alternativa a elezioni anticipate. «Organizzeremo manifestazioni continuative - dice - per riportare il Paese nell'alveo delle regole costituzionali». Dopo la delegazione della maggioranza, che ribadisce l'indicazione di D'Alema, toccherebbe agli ex Capi di Stato. Ma Leone è bloccato dalla malattia e Cossiga dai ritardi Alit alia. «Un anno fa, in queste sale, avevo fatto il nome di D'Alema come premier, anche per sana¬ re una frattura storica nel corpo della nazione - dirà -. Oggi sono amareggiato e disilluso. La partita della riconciliazione può finire 0-0, 0 1 -1. Ma loro insistono per vincere 1 -0. Il comitato di saggi su Tangentopoli? Una sciocchezza. Solo in Urss gli storici avevano bisogno di atti del governo o del Parlamento per indagare». Conferma il no al D'Alema bis. E non rinuncia a una stilettata: «Mi auguro che i quattro gatti del Trifoglio possano essere messi nelle condizioni di sostenerlo. In ogni caso, uno o due voti di maggioranza sono sufficienti: a Kohl bastarono per unificare la Germania...». Ciampi prende Cossiga sotto braccio e lo accompagna sulla so¬ glia dello studio. Davanti a Mancino (che ripete l'esigenza di «stabilità») e Violante, il Capo dello Stato legge un discorso che anticipa quello di fine anno: «Si sta disegnando un nuovo modello di Stato unitario», grazie alle riforme del giusto processo e dell'elezione diretta dei presidenti delle Regioni, cui devono seguire quelle elettorali e federa¬ liste. E non solo: i partiti devono «guardare lontano», «considerare l'interesse di dare al Paese quelle migliori condizioni di governo che sono un bene per tutti», e «rispettarsi reciprocamente», «nel riconoscimento della altrui legittimità democratica». «E ora scusatemi - chiude Ciampi -, ma gli impegni mi costringono a lasciarvi». Il Trifoglio insiste «Discorso aperto ma è difficile che possa convincerci» li presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi
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