«Sui politici il castigo divino» di Fulvio Milone

«Sui politici il castigo divino» Ceranara, la messa per le vittime si trasforma in un atto d'accusa contro lo Stato: «Non ha fatto il suo dovere» «Sui politici il castigo divino» L'anatema dell'emissario dell'arcivescovo Fulvio Milone inviato a CERVINARA (Avellino) Le lacrime bagnano il viso e scivolano sui paramenti sacri, mentre la voce si fa roca e diventa un sussurro prima di morire in un silenzio carico di angoscia. E finalmente, in un grido liberatorio, don Antonio lancia la sua invettiva guardando le tre bare dlineate davanti all'altare: «Dico al Signore: colpisci i politici, puniscili perché lo meritano». Un mormorio serpeggia tra le navate della chiesa di San Potito, finché un fedele si fa coraggio e sbotta: «Sì, lo meritano». Su un banco in prima fila, faccia a faccia con il prete che trema per l'emozione troppo a lungo repressa, il presidente del Consiglio regionale Raffaele Calabro impallidisce e fissa il vuoto, mentre i familiari delle vittime del disastro di Cervinara piangono i loro cari. Doveva essere il giorno della pietà e del conforto per i morti di Cervinara e per i loro parenti vestiti a lutto e stretti intorno alle bare. Invece sono parole adi rabbia e indignazione quelle pronunciate da don Antonio Raviele, cancelliere della Curia di Benevento, che invoca la punizione divina per chi «sapeva del pericolo eppure non ha fatto niente». Non è un qualunque parroco di campagna ma un emissario dell'arcivescovo, questo sacerdote che non riesce a concludere la preghiera e piange senza vergogna. L'indignazione gli fa forse dimenticare per una volta il linguaggio della Chiesa, fatto anche di parole di pace a consolazione. Pure lui, don Raviele, è stato calptovdall'alluvione di giovedì scorso: abitava con i genitori nella frazione Castello Ioffredo, ma il fango gli ha distrutto la casa. Conosceva bene i morti. Chissà quante volte ha confessato e assolto dai loro peccati grandi e piccoli Michele Mascia e sua moglie, Lucia Beli, entrambi ottantenni, entrambi uccisi dalla frana. E quante volte avrà incontrato e salutato uscendo di casa Luigi Affinità, un pensionato di 63 anni anche lui travolto dal fango. E pensa con dolore alle altre due vittime del disastro, Giuseppe Affinità e Liliana Marra, che non si trovano in questa chiesa: i loro corpi sono ancora sepolti dal fango. E allora il pianto lascia il posto alla rabbia. «Ci hanno tolto tutto, ci manca ogni cosa - grida don Raviele durante l'omelia -. E pensare che abbiamo visto i politici dire in tv che hanno fatto tutto il loro dovere, di avere stanziato fondi per il monitoraggio ambientale...». E il tono della voce si fa ancora più aspro, quando il sacerdote lancia l'anatema: «Solo il potere interessa agli uomini, per questo invoco la punizione del Signore su di loro, quelli di destra e quelli di sinistra. Dico al Signore: colpiscili perché lo meritano. Dovremmo perdonare le istituzioni per questa distruzione, per queste vittime innocenti? Ma quale perdono... Chi è colpevole deve essere punito da Dio, non dagli uomini». Il gelo invade la chiesa immersa in un silenzio che pesa più di mille parole. Il presidente del consiglio regionale Calabro, seduto accanto al prefetto di Avellino, Renato Stranges, e al consigliere regionale di An, Franco D'Ercole, si irrigidisce sul banco davanti all'altare, mentre tra i fedeb comincia a levarsi un brusio. «Ai funerali non è presente uh solo uomo del governo, è una vergo¬ gna - sibila un vecchio -. Don Antonio ha fatto bene a dire quelle cose». «E' come se a Cervinara fosse scoppiata la guerra. E' tutto distrutto», dice un operaio della Comunità Montana che è venuto in chiesa con un gruppo di colleghi. Don Raviele non è solo nella sua denuncia. E' stato inviato qui per officiare il rito funebre dall'arcivescovo, Serafino Sprovieri, che in un messaggio letto da un giovane dell'Azione Cattolica sembra condividere, sia pure con toni più pacati, le accuse lanciate dal suo rappresentante. «Non è forse dal '94 che la Campania si diede una legge sulla montagna fra le più dettagliate che si cono¬ scono? - chiede il prelato -. Eppure si sono verificati i disastri di Sarno e Quindici, e ora anche questo di Cervinara». La catastrofe «era prevista», aggiunge il prelato. «Le vittime, pur causate dalla forza selvaggia della natura, sono da addebitarsi alla presunzione irresponsabile degli uomini che hanno violentato Madre Terra, rubandole terreno che andava rispettato e quindi forzando l'acqua in condotte insufficienti». Oltre alle istituzioni, anche la collettività ha le sue colpe gravi, conclude l'arcivescovo Sprovieri, «ma ciò non può significare un'assoluzione preventiva verso quanti sapevano, ma non hanno fatto quando era dovuto». Don Raviele accusa: «Solo il potere interessa agli uomini» trai fedeli molti mormorii d'assenso alle sue parole Un sopravvissuto: «Alle esequie non si è presentato nessun uomo del governo. E' una vergogna» Il paese di Cervinara dopo la terribile onda di fango e detriti che l'ha devastato La disperazione di don Antonio Raviele, il cancelliere della Curia che ha officiato le esequie delle vittime di Cervinara