Putin, uomo del destino

Putin, uomo del destino L'EX DIRÌGENTE PEI SERVIZI SEGRETI CHE IL PRESIDENTE HA DESIGNATO COME SUO SUCCESSORE Putin, uomo del destino L'irresistibile ascesa del signor nessuno analisi Giulietta Chiesa MOSCA Itf 8 agosto di quest'anno, Vla■ dimir Putin era un signor I Nessuno. Il 20 dicembre potrebbe essere il futuro presidente della Russia. Fino a un mese fa non ci avrebbe creduto nessuno. Adesso la faccenda si fa seria. Lui, il premier che si è autodefinito, l'altro ieri, «delegato nel governo del Servizio federale della Sicurezza» (erede del Kgb), aveva dichiarato, alla vigilia del voto per la terza Duma, di partecipare come «semplice cittadino». Insomma super partes, impegnato in cose più grandi delle meschine dispute elettorali. Ma, nel corso della campagna, condotta a colpi di cannone in Cecenia, ha fatto in tempo a mostrarsi in tv mentre riceveva e elogiava il capo del partito «Unità» (Edinstvo), un partito inesistente, guidato da un leader inesistente come il ministro delle Situazioni d'Emergenza. Cioè un partito d'Emergenza, inventato due mesi fa dagli strateghi del Cremlino per salvare pelle, libertà e portafogli. «Unità» aveva le sue carte: sostegno di un gruppo di fedelissimi governatori, due terzi delle televisioni pubbliche e private, una valanga di milioni di dollari, l'apparato presidenziale e di stato. Ma certo l'appoggio del premier «che vince la guerra» è stato non meno cruciale delle cose qui elencate per far arrivare «Unità» appena dietro ai comunisti, che in Russia perdono comunque, anche quando vincono. Poi Putin ha ricevuto Kirienko, il giovane ex premier licenziato l'anno scorso dopo il crack, e gli ha stretto la mano, comunicando alle telecamere che «concordava» con il programma dell'Unione delle Forze di Destra. E, a quanto pare, è riuscito a fargli raggiungere quel fatidico 5 per cento che mai avrebbero raggiunto da soli i cosiddetti «giovani riformatori». Insomma il «futuro zar» Vladimir Putin sta dimostrando di essere già in grado di nominare i suoi luogotenenti al potere. Che sono poi gli stessi che hanno governato la Russia in questi otto anni, portandola al punto in cui si trova. Detto in altre parole: Boris Eltsin ha trovato davvero il delfino giusto. Con Putin presidente, nel 2000, Eltsin e «Famiglia» potranno sentirsi in una botte di ferro. L'8 agosto chi avesse pensato che Boris Eltsin potesse uscire di scena senza troppi guai, quando il suo rating era inferiore all'I per cento e ormai non solo tutta la Russia rideva di lui, ma il mondo intero, da Lugano alle Isole dei Caimani, passando per New York, chiunque la pensasse così avrebbe mosso a sorrisi di compassione i suoi interlocutori. Un miracolo è avvenuto. Grazie alla guerra di Cecenia, e alla potenza della televisione, Putin è diventato il beniamino di molti russi. E poi dicono che la tv non serve a orientare gli elettori. La moltiplicazione non dei pani e dei pesci, ma dei consensi al potere è venuta dal paradiso delle verità virtuali e da! rumore assordante dei missili «grad». L'uno e l'altro hanno dato ai russi quello che mancava loro da quando hanno perduto l'Urss: sen¬ so di dignità nazionale, orgoglio, impressione di essere cittadini di un paese che qualche volta può anche vincere. Putin, con quella sua faccia da impiegato che va ai corsi di judo, gli ha fatto sentire, ai russi, che l'Occidente non può tutto, che gli si può dire di no, e che non succede niente; che America e Europa devono stare a guardare, una volta tanto, finalmente, quello che decide Mosca. E che protestino pure, che non concedano i prestiti: i russi faranno da soli, anche senza gli aiuti pelosi dell'amico Bill. Questo è il clima di questa «vittoria». Che cosa produrrà in futuro nessuno può dirlo. Putin prende il volo, adesso per conto suo. Si tratterà di vedere se sarà capace di volare. In caso affermativo potrebbe correre il rischio di essere impallinato da Boris Eltsin, come è già accaduto con altri delfini che facevano ombra, allargando le ali. Ma l'ascesa di Putin sarà davvero irresistibile solo se il piano di Berezovskij (colui che tutto questo ha pensato e realizzato) si realizzerà fino in fondo. Per questo bisogna togliere di mezzo Primakov, prima del voto di giugno. Per eliminare Primakov bisognerà eliminare Luzhkov, togliendogli Mosca. Per ora non ci sono riusciti. Ma c'e tempo. Allora si avvererebbe il sogno della «Famiglia»; riavere una elezione presidenziale in cui al candidato del Cremlino si contrapponga il comunista Ziuganov. Vittoria assicurata. Man mano che le truppe russe marciavano verso laCecenia la sua popolarità cresceva e oggi è tale da aver lanciato un partito inventato soltanto due mesi fa GoniuiEltsin restare tmntftullo La fortuna di Putin inizia con la fallita offensiva dei guerriglieri islamici in Daghestan. Allertate dai servizi segreti, le forze di sicurezza russe riescono a inchiodare i ceceni in pochi villaggi di montagna e a sconfiggerli. Putin festeggia coi militari (foto) Al premier giova anche la provenienza dal Kgb: la più temuta ma anche la più prestigiosa istituzione dell'ex Urss. Putin, che ha alle spalle una brillante carriera di agente segreto, è stimato dai militari, con cui stringe un patto di ferro. Qui e con il capo di Stato maggiore delle Forze armate Anatolij Kvashnin Ed il premier è attento a coltivare l'immagine di uomo forte che tanto piace ai suoi concittadini. Mentre in Cecenia le truppe fanno strage di «ribelli», l'uomo dagli occhi di ghiaccio si fa cosi riprendere a San Pietroburgo dalla tv, durante un allenamento a judo. Putin, naturalmente, dopo poche inquadrature atterra il proprio avversario, assai più corpulento di lui