Caracas, bilancio apocalittico per l'inondazione
Caracas, bilancio apocalittico per l'inondazione Ma seimila risultano ancora dispersi. Appello di Giovanni Paolo II alla solidarietà. Dini: aiuti subito Caracas, bilancio apocalittico per l'inondazione Mille le vittime accertate CARACAS Sono già oltre mille le vittime accertate della serie di inondazioni e di frane fangose che mercoledì scorso hanno colpito il Venezuela, rivelandosi come una delle peggiori catastrofi naturali della storia del Paese. 11 peggio è però che il bilancio è destinato a crescere inesorabilmente, visto che, come ha detto il ministro degli Esteri José Vicente Rangel, «ci sono migliaia di dispersi e, purtroppo, ci sono migliaia di morti» Secondo le autorità duemila persone sono rimaste ferite ed almeno seimila risultano ancora disperse. I senzatetto sono circa 150 mila. Gli Stati colpiti sono sette, ma la furia dell'acqua ha spazzato con più violenza quello di Vargas, subito a Nord di Caracas, sulla costa caraibica, dove sono stati recuperati oltre 650 cadaveri. «La città non esiste più», ha raccontato in lacrime la ventiduenne Gabriela ( lonza Ics, portata all'aeroporto internazionale di Caracas da Carmen de Uria. Ieri il sole è tornato a splende¬ re su di un paesaggio rovinato dalle acque. Ponti distrutti, case abbattute, campi allagati dal fango, bidonvilles semisommerse, cadaveri e carcasse d'animali sepolti nel fango o galleggianti sulla marea marrone. Decine di migliaia di disperati che hanno perso tutto si aggirano in questo paesaggio desolato. Dedurle di corpi sono stati recuperati sulle spiagge, dove il mare li aveva nsospinti, ma centinaia di cadaveri continuano a galleggiare nelle acque del golfo del Messico, e forse non saranno mai recuperati, visto che le autorità, giustamente, cercano soprattutto di portare in salvo i vivi. Il Presidente Hugo Chavez si è personalmente impegnato nell'organizzazione dei soccorsi e ieri, in una conferenza stampa improvvisata all'aeroporto «Simon Bolivar» di La Guaira, nei pressi di Caracas, ha parlato di «immane tragedia». Lo scalo internazionale è stato chiuso ai voli quattro giorni fa, perché è qui che paracadutisti ed altri corpi speciali dell'esercito fanno confluire i sopravvissuti tratti in salvo dalle acque. «Ne abbiamo trasportati l'80% - ha detto il ministro della Difesa Raul Sa la zar -, ma ci resta ancora da trarre in salvo molti altri disastrati dalla zona di Catia La Mar. Per riuscirci stiamo lavorando duramente». I militari sono riusciti ad aprire alcune strade che dall'interno portano sulla costa, ma la situazione è gravissima. Manca il cibo, la corrente elettrica, i telefoni non funzionano. Gli ospedali sono strapieni, mancano medicine ed acqua potabile, ed il rischio di epidemie è fortissimo, visto che la marea fangosa non può dissetare, alcuno, a causa dei cadaveri a mollo. Sono inoltre iniziati i saccheggi, e le autorità stanno prendendo in considerazione l'ipotesi di introdurre il coprifuoco. Ieri, dopo la consueta preghiera dell Angelus, il Papa ha sottolineato la sua «vicinanza al caro popolo ve nezuelano», esortando «tut te le istituzio ni e le persone di buona vo lontà a contribuire con generosità» agli ahi ti. Venticinque Paesi han no già offerto la propria assi stenza, e tra questi c'è l'Italia che, come ha scritto il ministro degli Esteri Lamberto Dini al suo omologo venezuelano Vicen te Rangelo, ha stanziato un miliardo per l'assistenza immediata ed ha deciso l'invio di un esperto della cooperazione per valutare le prime necessità. [f.sq Auto sepolte dal fango a La Guaira
Persone citate: Catia, Dini, Giovanni Paolo Ii, Hugo Chavez, José Vicente Rangel, Lamberto Dini, Simon Bolivar, Vargas
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