Lo sfogo del Presidente «All'estero non è così» di Aldo Cazzullo

Lo sfogo del Presidente «All'estero non è così» Lo sfogo del Presidente «All'estero non è così» Aldo Cazzullo ROMA Mai mi sarei atteso di trovarmi, dopo sette mési al Quirinale, in questo frangente. Fossimo all'estero, un capo dello Stato non dovrebbe far altro che attendere le elezioni per sapere chi ha vinto e chi deve chiamare per formare il governo. In Italia, invece!..». Primo giorno della prima crisi del settennato, e Carlo Azeglio Ciampi parla così a uno dei capigruppo ricevuti ieri sul Colle. «Presidente, anche in Austria hanno qualche problernino analogo»,, sorride il segretario generale del Quirinale, Gaetano Gifuni, che assiste alla conversazione insieme con il capo della segreteria Francesco Alfonso, incancato di annotare i passi dei colloqui. Ciampi si limita a fissare qualche appunto su un piccolo bloc notes bianco. Poi, nella ricostruzione del capogruppo, prosegue: «Qualcuno mi ha criticato per aver scelto di lavorare anche la domenica. Ma non possiamo permetterci tempi lunghi. Ne va anche dell'immagine intemazionale dell'Italia». Chi l'ha incontrato ieri descrive il presidente come sereno, curioso di approfondire i passaggi procedurali, determinato a rispettare i tempi dei colloqui. }Aa consapevole che la crisi dimostra l'esattezza della linea del Quirinale: occorre introdurre meccanismi per garantire la stabilità, a cominciare dalla riforma elettorale e da norme anti-ribaltone. Un tema che ieri è affiorato in più di un colloquio. Peppino Calderisi e Diego Masi, saliti a chiedere a Ciampi di evitare lo scioglimento delle Camere (per non vanificare il referendum), hanno tratto l'impressione che la fine anticipata della legislatura non sia in discussione. Al proporzionalista Rocco Buttigiione, che, conoscendo la passione del presidente per l'informatica, gli proponeva di simulare al computer gli effetti di b'/entuali riforme in senso unino¬ minale - «assegnerebbero il 55% dei seggi a forze che hanno raccolto un terzo dei voti, peggio delle leggi che rinsaldarono il regime fascista» - ha assicurato che il Quirinale non ha alcuna «pregiudiziale ideologica o tecnica» in proposito; anzi, bada a non invadere il campo, a non indicare il mezzo - proporzionale o uninominale -, bensì il fine - la stabilità -. Anche se, ovviamente, il capo dello Stato tiene conto degli orientamenti prevalenti, e considera una possibile base d'accordo tra maggioranza e opposizione l'attuale legge elettorale del Senato, che potrebbe essere estesa alla Camera. Nel salottino dello studio alla Vetrata, le conversazioni hanno toccato altri argomenti. Con Luciano Caveri dell'Union Valdotaine, Ciampi ha parlato della riapertura del tunnel del Bianco, con Mario Rigo dell'«ottima accoglienza» ricevuta nel suo Veneto, con Brugger (Svp) della riforma degli statuti speciali. Sempre con uno sguardo all'orologio. Fretta, non frettolosità, è il principio che si è dato il presidente, attento a rispettare le forme e le scadenze previste dalla prassi, anche a garanzia dell'opposizione. Non a caso nei giorni scorsi aveva chiesto ai consiglieri di studiare i precedenti, e ha individuato in due giorni il tempo medio del primo giro di consultazioni. Con venti incontri in calendario, non c'è tempo da perdere. Così, quando Nicola Mancino arriva nei cortile d'onore (alle 8 e 30, con un quarto d'ora in anticipo), Ciampi ha già assistito alla messa nelìa cappella privata, e lo riceve subito. Il presidente ha apprezzato la scelta del centro-sinistra, del Trifoglio e del Polo di presentarsi al Quirinale ognuno con una sola delegazione. Ma i responsabili del cerimoniale sono nel panico: come sistemare sedici persone Itante ne sono attese a rappresentare la maggioranza) al tavolo della conferenza stampa? Per il centrosinistra una delegazione di 16 persone Il cerimoniale è in difficoltà su come sistemarle Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

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