«Se non lavoro, non dormo La gente è la mia vitamina» di Alain Elkann

«Se non lavoro, non dormo La gente è la mia vitamina» Pippo Baudo: ora finalmente sono tornato in piena forma «Se non lavoro, non dormo La gente è la mia vitamina» Alain Elkann PIPPO Baudo, che momento sta attraversando? «Sento che è un momento di risalita, mi appassiono. Ho avuto invece quasi tre anni di appannamento. Lavorativamente ho prodotto poco e nulla di eccezionale. Il tutto alternato a una condizione fisica precaria. Ho subito in cinque anni sette interventi alla gola e alla tiroide». Ha avuto paura? «No. Ho una grande fiducia nei confronti della chirurgia e dei chirurghi. Quindi quando mi vengono comunicati referti negativi mi affido alle cure dei professori». Dicono però che la medicina italiana sia poco affidabile? «Non bisogna generalizzare. Ci sono settori dove siamo all'avanguardia. Certo le strutture statali sono vetuste e lasciano a desiderare. La mitizzazione del chirurgo straniero però va smessa. All'estero forse le strutture sono più accoglienti ma i professori italiani non scherzano». E chi l'ha curata? «In Italia cominciai nel 70 con il grande Stefanini, poi approdai a Pisa tìtf'Aldo Tlnfchorà, e ho risolto i problemi relativi alla tiroide. Poi' con i problemi locali 'mi ha curato un promBÓreaiorigine marocchina a Parigi nel Centro per la salute della voce, si chiama Jean Abitibol». E adesso è guarito? «Faccio controlli. Dicono che c'è miglioramento. Le corde sono perfette. La partita sembra essersi chiusa». E allora dato che è guarito ricomincia a lavorare? «Sì, riparto dalla Rai. Sono stato per tre anni a Mediasot. Il rapporto è concluso. Alla Rai ho trovato ottima accoglienza». E cosa farà? «Si parla tanto del varietà. Si dice che è finito, poi guardando gli ascolti, pur dando i meriti che spettano alla fiction, l'intrattenimento 'prende' il 60% del pubblico. Non solo di sera, ma anche Uno- mattina, i Fatti Vostri, La vita in diretta, Passaparola, In bocca al Lupo, inglobando questa fascia si arriva a 20 milioni ai spettatori». Ma lei vuol fare un varietà? «Dovrebbe essere il secondo momento. Prima vorrei fare un programma più ragionato. Mi aspettavo che la fine del secolo fosse celebrata ùwnodff più critico. Piùattento, affidando d fascino della memoria ai vecchi e il piacere della conoscenza ai.giovani. Purtroppo questo non è avvenuto». E allora? «Cento anni così vissuti e pieni di progressi, di genialità e di bestialità mi pareva che costituissero un plot consistente per fare dei programmi televisivi interessanti. Invece gli sforzi maggiori sono fatti oggi su come passare la notte di San Silvestro del 1999!». A proposito lei dove sarà? «A casa a Spoleto con mia moglie Katia». Ma non dovevate andare a Gerusalemme? «Sì, partiamo il 22 di dicembre fino a Natale». Che impressione le fa celebrare il Natale del Giubileo a Gerusalemme? Lei è religioso? «Io sono un cattolico come Benedetto Croce. Però credo che qualcosa ci sia. Credo a un comandamento che secondo me basterebbe per stare a posto con la propria coscienza. Amare il prossimo come te stesso». Lei ce la fa? «Guardandomi allo specchio in 63 anni di vita non penso di aver fatto cattiverie e di essere stato irrispettoso noi confronti di un amico o un conoscente». Lei ama il pubblico? «E' la mia vitamina. E' bello sentirsi salutare dalla gente, soprattutto con un sorriso. Significa che gli ricordi dei momenti piacevoli passati in tua compagnia. Al di là delle tecnologie è l'indice di gradimento più vero». Quando non stava bene il pubblico l'ha abbandonata? «No. Ho ricevuto montagne di lettere di affetto e di partecipazione». Lei risponde alle lettere? «Sì. Ho l'abitudine di rispondere. Il fatto che un estraneo si prenda la briga di scrivere e di spedire una lettera è un fatto eccezionale. Sarebbe disdicevole non rispondere». Vórrebbe'ricondurre il Festi- ' vai di Sanremo? «Me lo dicono tutti. Anche i disco- 'g grafici. Dire che non ho nostalgia di Sanremo sarebbe falso. Un ritorno per altro così clamoroso sarebbe eccessivo. E' meglio rifare l'arrampicata partendo dal campo base». E perché tanta umiltà? «Non è umiltà. Mi piace sperimentare altre cose, lavorare su altri schemi. Quando c'è Sanremo non lo vedo perché mi fa male». Che cosa le fa male? «Ricordi di anni di esperienza, di lavoro. Quel teatro lo sento nel mio sangue. Non ho mai godimento nel rivedere tappe del mio passato. Ho tutti i miei programmi registrati ma non l'ho mai visti. Anche per non arrabbiarmi, perché talvolta non mi piaccio». Lei è molto ambizioso? «Sì. Questo mestiere è fatto di ambizione. Se non ci metti la carica dell'ambizione perché le telecamere, le fotografie, le interviste?». Per lei il denaro è importante? «Siccome ho una capacità di sbagliare sempre le speculazioni economiche ritengo che sia' importante per vivere bene e per^npn ostentarlo màijtQuelli che mirano a far vó'dere'qiw'nlisoldi hanno ridetesto perché è un offesa a chf'flori rts v Mv^d^afli&e. un segnQ,di.«las$k», smo che mi éinsopportailiie». Lei Baudo è stato molto potente? «Mi hanno accreditato cpesta potenza dovuta ai grandi successi televisivi. Ma non ho abusato di questa potenza pur avendo lanciato nella mia carriera almeno 25 artisti, dalla Parisi a Beppe Grillo, dalla Cuccarini a Troisi, e poi da Bocelli alla Pausini, a Giorgia...». Sono riconoscenti? «Devo dire di sì. Senza esagerare». E i nuovi conduttori? Ha degli allievi? «Preferisco non avere allievi perché questo mestiere è fatto di assoluta tipicità. Ognuno deve essere un condensato di carattere, gusto, voce, fisico, unico». Chi salverebbe oggi? 'f v «Tutti i ragazzi nuovi hanno queste caratteristiche. La risata di Frizzi, il ritmo di Conti, la violenza di Bonolis, la paciosità di Gerry Scotti. Hanno caratteristiche diverse. In questo senso possono essere considerati eredi». Lei è un uomo da smoking? «Lo porto bene e non tutti lo sanno UtfJÙQ ha le maniche troD- .^pòlargneotroppolungheTaiven- 'fa-più 'piccolo. Lo smoking è dn , ^Ui^ Sanassimo. Nonèd^erjjé^elegante ma è quello cné'ci sta dentro che lo deve rendere elegante. Io mi ci trovo a mio agio». Lei ama la campagna, vero? «Sì. Sono nato in can%pgna e ho vissuto la mia adolescenza iti campagna. Ho mantenuto la casa dei miei genitori e coltivo le arance. Quando vado a casamento un profumo che mi rip&rt'^iirinfanzia e per questo nojp ho venduto la casa. Dopo di me tutto questo finirà perché i miei famigliari non sono affezionati». Chi sono i suoi famigliari? «Siamo pochi. Mia figlia che vive a Milano, mia moglie che vive nel mondo e ho pochi parenti. Mi manca un fratello e una sorella, mi manca la famiglia più ampia. I miei erano figli di famiglie povere nume- rosissime e così hanno deciso che io dovevo essere figlio unico». Anche lei ha una sola figlia? «Forse no. Sono protagonista di una causa di accertamento di paternità. Mi sono spontaneamente proposto per l'esame del Dna e presto sai premo come I stanno le cose». ì Padre di ' un figlio o di una figlia? «Un figlio di 33 anni, sarebbe straordinario». Cosa ne pensa sua figlia Tiziana? «Ha affrontato l'argomento senza drammi. Né mi sono piaciuti quelli che non hanno fatto l'esame del Dna come fu il caso di Maradona». Katia cosa ne dice? «Ha detto "io non c'ero allora, accertati di come stanno le ^cose> e una moglie affettuosa , Katia? ^sX Affettuosa"e„ó^s;a^,.. T(& motivo di essere gelosa? «No. Perché poi si accorge che non c'è ragione». State bene insieme? «Stiamo bene soprattutto quando lei non deve cantare. Quando deve cantare cosa che richiede una fatica enorme allora diventa nervosa e così bisogna essere mólto carini e accondiscendenti». Katia però dice che anche lei diventa strano quando non lavora? «Sì. E' il contrario. Lei quando non lavora è calmissima. Io senza lavoro mi sento mancare la terra sotto i piedi». Ma lei non si riposa mai? «Se lavoro mi riposo perché poi c'è ii sonno del giusto, ma se non c'è la fatica non riesci a riposare». i iAspetto di sapere se oltre a una figlia ho anche un ragazzo di 33 anni: ho accettato di buongrado il test del Dna per sapere se la paternità è mia. Sarebbe straordinario e Katia mi ha invitato ad accertare come stessero le cose mm » LA CARTA D'IDENTITÀ Pippo Baudo è nato a Militello in Val di Catania, comune della Sicilia orientale. il 7 giugno di 63 anni fa, sotto il segno dei Gemelli, ed è uno dei volti più noti della televisione italiana. Ma prima di cominciare la carriera che gli avrebbe cambiato completamente la vita, si è laureato in legge, per soddisfare un sogno del padre. Poi, raggiunto il dottorato, ha partecipato a un concorso per entrare alla Rai e di II è cominciata la scalata ai vertici di viale Mazzini. Il primo programma che lo ha reso popolare nelle case degli italiani è stato «Settevoci». Poi ha presentato tutto quello che c'era da presentare: «Canzonissima», Festival di Sanremo, «Fantastico», tanto per citarne i più famosi. In coincidenza con la presidenza ^ Moratti, il popolare presentatore ha assunto la direzione artistica della Rai, ristrutturando i palinsesti e risollevando gli ascolti di molte trasmissioni, alcune dirette personalmente, altre coordinate da dietro le quinte. • 5\ Nel rnaffiio ha lasciato la ì(iijk& direzione artistica della Rai 5?s||f» e si è autosospeso dal video in seguito a un'inchieita sulle telepromozioni che lo aveva coinvolto direttamente. \ Il popolare conduttore televisivo con la moglie Katia Ricciarelli DOMENICA CON