«Giorgio era autistico, Pho ucciso» di Paolo Colonnello
«Giorgio era autistico, Pho ucciso» Brescia: folle di dolore, la donna ha gettato il piccolo di tre anni in un fiume, poi ha fìnto il rapimento «Giorgio era autistico, Pho ucciso» Confessa la madre: «Non volevo che soffrisse» Paolo Colonnello inviato a CALCINATO (Brescia) A Ponte San Marco c'è una chiusa che separa il fiume da un lungo canale d'irrigazione. E prima della chiusa c'è un ponticello da cui si osservano i campi, la ferrovia e una curva a gomito che separa il ponte dal resto del mondo. Marisa è arrivata fin qua prendendo una strada sterrata: ha parcheggiato l'auto, la station wagon con cui portar va i bimbi a scuola e faceva le consegne per il marito artigiano. Ha preso in braccio Giorgio, il suo piccolo Giorgio di tre anni, ancora incapace di parlare, così chiuso nelle sue fantasie, così diverso dalle due sorelline. Lo ha baciato per l'ultima volta e poi lo ha sollevato oltre il parapetto, lasciando che la nebbia salita dal fiume le avvolgesse le mani e la mente. Il bimbo è scivolato nelle acque gelide del fiume Chiesa senza gridare. Un piccolo tonfo sordo, impercettibile come un tuffo nel cuore: quello di Marisa, impazzita di dolore per aver immaginato il suo bambino, leggermente autistico, già sconfitto dalla vita ancor prima di crescere. La donna è risalita in macchina, si è fermata dopo pochi metri e ha lasciato cadere vicino a un cassonetto della spazzatura gli ultimi ricordi di Giorgio: lo zainetto dell'asilo con dentro i suoi giochi e i pannolini. Poi si è asciugata le lacrime ed è ripartita verso ilpaese di Calcinato. Erano da poco passate le cinque e mezzo di venerdì sera. L'hanno arrestata sette ore dopo, accusandola di omicidio volontario e simulazione di reato. Toccherà agli psichiatri di valutare la sua capacita di intendere e volere. Perché la menta sconvolta di Marisa, 36 anni una vita apparentemente normale, venerdì ha immaginato per questo delitto una storia che è riuscita a gettare nell'angoscia un intero Paese, facendo credere che suo figlio fosse stato rapito da zingari oda un maniaco. Dopo aver gettato Giorgio dal ponte, la donna, percorsi due chilometri ha parcheggiato nel piazzale di un fiorista vicino al cimitero per comprare un cestino di piante natalizie e iniziare una tragica recita. «Mentre stavo confezionando il cesto - racconta il fiorista, Maris Albini -, Marisa mi ha detto: "scusi, esco un attimo a vedere se il bambino è in macchina". Poi l'abbiamo sentita gridare: "Giorgio, Giorgio". Siamo usciti anche noi, lei era agitatissima, "mio figlio non è più in macchina". Lo abbiamo cercato per un po' e poi abbiamo chiamato i carabinieri». Nell'auto i militari hanno trovato anche il cruscotto aperto, come se qualcuno avesse frugato prima di portar via Giorgio. E poi mancava lo zainetto con i giochi e i pannolini. «Noi - continua il fioraio - abbiamo detto alla signora di salire in casa e le abbiamo offerto una camomilla. E' stato a quel punto che ho capito che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di strano. Così ho deciso di chiamare il marito. Nemmeno i carabinieri mi sembravano convinti dell'ipotesi di un rapimento». In ogni caso, mezz'ora dopo l'allarme, nelle campagne tra Calcinato e Brescia è scatta una gigantesca caccia all'uomo. «E' stato rapito», ripete la donna. Ma il marito, Roberto Panizzolo, non riesce a darsi pace: chi mai potrebbe volere un riscatto da lui, piccolo artigiano idraulico, senz'altre proprietà che la villetta dove vive con la famiglia e il furgone che usa per lavorare? «Ci siamo trovati di fronte a una disperazione enorme - ha racconta¬ to ieri il procuratore di Brescia Giancarlo Tarquini in conferenza stampa - e anche se avevamo qualche dubbio, se qualche particolare, più per istinto che per logica, non ci quadrava, ci siamo messi alla ricerca del bambino». Ma i dubbi diventano realtà poco dopo le 8 di sera, quando una donna, «testimone preziosa» la definiscono i carabinieri, dopo aver visto i servizi in televisione sulla scomparsa di Giorgio, telefona in caserma raccontando di aver trovato lo zainetto del bambino appoggiato a un cassonetto di rifiuti, vicino al ponticello della chiusa sul fiume. E soprattutto è sicurissima dell'ora: erano le 17,40, quindi almeno dieci, cinque minuti prima del presunto rapimento, le 17,50. Marisa viene portata in caserma e per lei inizia un lungo interrogatorio che si conclude nel cuore della notte quando, in compagnia dei carabinieri, la donna torna sul ponticello del fiume e piangendo confessa finalmente quel tormento che l'accompagnava da quando Giorgio era nato: «Non volevo che soffrisse più». L'hanno portata nel carcere di Varziano. Il corpo del bimbo è stato ritrovato alle sette e dieci di ieri mattina, impigliato tra i rami e le foghe di una vasca di decantazione del canale. Tornata in paese ha recitato tragicamente. I testimoni: «Ma in quel racconto c'era qualcosa di falso» I carabinieri: era disperata Quando nella notte l'abbiamo riportata su quel ponte, è crollata Nella fotografia in basso, un momento delle ricerche con i cani lupo. A destra, la madre, Marisa Pasini entra in un'auto dopo la confessione e il sopralluogo sul ponte del fiume Chiesa A centro pagina, il marito Roberto Panizzolo nella «gazzella» dei carabinieri
Persone citate: Giancarlo Tarquini, Maris Albini, Marisa Pasini, Roberto Panizzolo
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