J di Anna Zafesova

J J «E l'ultima chance perlademocrazia>> intervista Giulìetto Chiesa e Anna Zafesova MOSCA G RIGORIJ Javlinskij doveva essere uno dei favoriti delle elezioni per la Duma. Ma il suo appello alla pace in Cecenia - unico tra tutti i politici russi - gli è costato l'etichetta di «traditore» dai suoi concorrenti e l'abbandono da parte di molti elettori del suo partito «Jabloko». Ma aspetta con serenità l'esito del voto citando Sakharov: «Quando la situazione è disperata non resta che aggrapparsi ai propri ideali». Cosa significano queste elezioni? «Non è un voto per quattro anni, ma elezioni per sempre. Il regime di Eltsin è agli sgoccioli e i russi dovranno scegliere se si conserverà o no. Se nel 1999-2000 si voterà nel modo giusto, sarà più facile che la Russia diventi Paese normale, europeo». Quali sono queste chances? «Temo che la Russia possa insegnare al mondo che la democrazia è solo un veicolo. Con la democrazia si può. giungere. al fascismo, al nazionalismo o alla società aperta. Dipende da quello che la gente ha in testa. Se nel 1937 si fossero fatte elezioni libere e alternative, Stalin avrebbe vinto con un plebiscito». E Oggi? «Sono nati nuovi valori. La democrazia non è più fragile. I russi non si immaginano senza elezioni, democrazia, libertà. E' una corsa contro il tempo: riusciranno a diventare dominanti prima che esplodano i processi di distruzione imposti da un piccolo, ma influente gruppo di nomenclatura criminale?» Quanto influirà la guerra In Cecenia sull'esito dei voto? «Tutta la struttura politica russa oggi poggia sulla guerra. La sconfitta non significherà solo una disfatta militare, ma il collasso di tutta la politica russa». La guerra ha reso il nazionalismo militante ideologia ufficiale. Davvero i russi vogliono essere Europa? «Sì. In questa campagna ho incontrato faccia a faccia più di 30 mila persone. Gli ho detto che il nostro destino nel XXI secolo è conservare lo spazio euroasiatico dentro la grande civiltà europea. Tutti applaudivano e nessuno ha detto che ho torto». Conta sull'aiuto dell'Ovest? «Una volta avevo questa illusione. Gogol ha scritto che la Russia ha due sciagure: le strade impraticabili e gli imbecilli, e pensavamo che invece il vostro mondo fosse perfetto. Ora posso dire che le vostre strade sono ottime» C'è il pericolo di brogli? «Sì, è molto probabile». L'Occidente non potrebbe intervenire in questo caso? «Questa non è l'Urss, potete curiosare dove volete. Ma qui arrivano turisti politici. Gli osservatori occidentali dopo le 6 di sera andranno a bere birra. Secondo loro, se nei seggi non ci sono soldati con Kalashnikov puntati, è tutto in regola». Lei parla di «Paese normale». Che significa per i russi? «E' dove la gente fa quello che vuole e deve farlo senza rischi». Una definizione che si adatta anche al socialismo. «No. Si era al sicuro ss si faceva quello che veniva imposto. Perciò è durato così a lungo. Ma non basta e la gente ha voluto di più». Cosa manca alla Russia per diventare «normale»? «Perchè le riforme economiche nell'Est europeo sono riuscite, e in Russia no? Perchè lì c'è stata una rivoluzione democratica, qui invece un termidoro della nomenclatura comunista, che ha solo cambiato veste. Il voto di oggi dirà se accadrà finalmente la rivoluzione democratica». Grigori) Javlinskij, leader di Jabloko

Persone citate: Eltsin, Giulìetto Chiesa, Gogol, Javlinskij, Sakharov, Stalin