Il «morto» respirava ancora La procura apre un'inchiesta

Il «morto» respirava ancora La procura apre un'inchiesta Fiano, l'uomo stava per essere caricato sul carro funebre dopo un incidente Il «morto» respirava ancora La procura apre un'inchiesta Gianni Giacomino FIANO Sembrava imo di quei tanti infortuni che avvengono nei campi: Matteo Dogliani, 74 anni, dì Fiano, si ribaltò con il suo trattore e rimase schiacciato. Per lui nei prati tra Fiano e Cafasse, dove avvenne l'incidente, era addirittura arrivato il carro funebre. Tutto sembrava finito: non rimaneva che chiuderlo nella bara di zinco e avvertire poi i familiari. Il cuore del pensionato invece si riprese dopo le cure dei medici di un'equipe del 118 e cessò di battere solo tre giorni dopo nel reparto di terapia intensiva del Cto dove era stato trasportato con l'elicottero. Adesso la morte dell'ex dipendente della Michelin si è trasformata in un fascicolo giudiziario. La magistratura vuole andare fino in fondo per ricostruire cosa è successo davvero in via San Firmino la mattina del 6 dicembre. Prima di tutto gli inquirenti cercheranno di capire perchè erano già state allertate le pompe funebri per una persona, sì in condizioni disperate, ma che morì giorni dopo. «Faccio questo lavoro da 27 anni e ne ho già viste di tutti i colri, ma non mi era mai capitata una situazione del genere racconta Fabrizio Tibone, titolare dell'impresa di pompe funebri di Cafasse che dal luogo dell'incidente dista poche centi- naia di metri -. Io sono stato allertato per il recupero di un cadavere che poi non risultò tale, altro proprio non so». La procura sta indagando per capire se in tutta questa vicenda qualcuno abbia delle responsabilità precise. Se davvero il cuore dell'uomo, incastrato sotto quel trattore, ha cessato di pulsare e poi ha ripreso, se i soccorritori hanno fatto il possibile per salvarlo. «Ci mancherebbe - dice Giuseppe Fornelli, presidente del sottocomitato della Croce Rossa delle Valli di Lanzo -. Sono convinto che i volontari abbiano agito mettendo in pratica tutto quello che prevedono i protocolli operativi del 118. Sono persone preparate che sanno come intervenire». Da una prima ricostruzione dei fatti sembrerebbe inoltre che il cervello della vittima, dopo l'infortunio, sia rimasto troppi minuti senza ossigeno. Una serie di ipotesi che potrebbero essere sciolti in parte dai risultati dell'autopsia in parte dalle testimonianze di chi è intervenuto sul luogo della tragedia: volontari del 118, vigili del fuoco e carabinieri. Solo ieri, intanto, si sono svolti i funerali di Matteo Dogliani nella chiesa parrocchiale di San Desiderio di Fiano. Ad accompagnare il pensionato nel suo ultimo viaggio erano in tanti, gli amici di sempre, quelli con i quali fino a pochi giorni fa scherzava ancora con il suo carattere cordiale. E molti, sottovoce, parlavano proprio di questa fine assurda, quasi in spiegabile, di questa «morte ap parente» che ha suscitato molta impressione soprattutto a Fia no. «Guardi a noi sinceramente interessava solo che finisse tut to questo calvario - spiega Stefano Dogliani, uno dei quattro figli -. La magistratura, è ovvio, deve andare a fondo. Se arriveranno a qualcosa potrà sempre servire per altre persone che sfortunatamente si troveranno nella situazione di mio padre» La vittima spirò tre giorni dopo il ricovero al Cto Poteva salvarsi? Sopra, Matteo Dogliani. A fianco, il trattore rovesciato sono cui era finito il pensionato di Fiano