Campagna elettorale nel nome di Dio

Campagna elettorale nel nome di Dio LE Campagna elettorale nel nome di Dio Usa, Gore e Bush invocano Cristo per vincere reportage Augusto Minzotini inviato a NEW YORK SARÀ perché siamo alla fino del millennio, perché non si parla d'altro («Newsweek» si è occupato della une del mondo, mentre «Time» ha messo Gesù Cristo in copertina), ma la religione è entrata nella campagna elettorale americana. In maniera dirompente, con tanti saluti alla tradizionale divisione tra politica e fede. Pensare che negli anni '60 John Fitzgerald Kennedy per arrivare alla Casa Bianca fece di tutto per far dimenticare alla gente che era un cattolico osservante e, per non infastidire i contribuenti, rifiutò ai vescovi le sovvenzioni per le scuole parrocchiali. Altri tempi. Quarant'anni dopo, nel 2000, nell'anno Santo, è tutto diverso. Quii: america quando decidono di perdere i freni inibitori, le coso le fanno in grande. Al solito. Così lunedì scorso in un dibattito televisivo tutti i candidati repubblicani hanno fatto a gara nel mostrare il loro attaccamento a Domine Dio. Tutta colpa di una domanda anonima, di cultura generale posta incautamente dall'intervistatore a George W. Bush sul suo filosofo o pensatore preferito. Non sapendo cosa dire il figlio d'arte ha risposto: «Cristo, perché ha cambiato il mio cuore». Bush si è anche un po' inalberato quando gli hanno chiesto il perché: «Bene, ha detto con il suo caratteristico sorriso - se loro non capiscono sarà troppo diffìcile spiegarglielo. Quando giri il tuo cuore a Cristo, quando si accetta Cristo come Salvatore, cambia il tuo cuore, cambia la tua vita. E' quello che è successo a me». L'omelia di Bush ha scatenato gli altri candidati, attenti a non lasciargli il monopolio di un argomento che tira nella base del partito, tra i repubblicani più conservatori. Gary Bauer e Horrin Hate scartando Hegel, Kant e Marcuse hanno espresso la loro preferenza per Cristo. Mentre John McCain è andato ancora più in là. Il giorno dopo, in una pubblicità alla i\. .'.io, un suo vecchio compagno di prigione in Vietnam, il col. Day, ha raccontato che l'allora ufficiale della marina degli Stati Uniti compose un sermone per il Natale in quel luogo dimenticato da Cristo. Sull'altro versante i democratici non sono stati da meno. Per conquistarsi Li simpatia degli Stati del Bible Belt, Al Gore non ha esitato a proclamarsi un «cristiano rinato». Ha anche tirato fuori dal cassetto - più o meno come Bush - l'idea di utilizzare le organizzazioni religiose di base per portare gli aiuti del governo federale ai bisognosi. L'unico che non ha fatto appello al sentimento religioso degli elettori, che se ne è rimasto in rispettoso silenzio del credo di ognuno, è stato Bill Bradley. Hillary Clinton, invece, nel suo disperato tentativo di strappare il seggio senatoriale di New York a Rudolph Giuliani, l'altro giorno ha guardato ad un'altra comunità religiosa molto potente a New York, visitando in maniera capillare tutte le sedi delle organizzazioni ebraiche di Downtown. La politica sta contaminando la religione, e viceversa. E non si capisce se i candidati che hanno adottato questa strategia abbiano fatto bene i loro conti, o no. Secondo i sondaggi, infatti, questa propensione a mischiare sacro e profano non piace agli elettori liberal dei democratici e ai cosiddetti «indipendenti», quelli cioè che non si riconoscono nei due partiti principali e che alla fine determinano la scelta del Presidente. In più mette a disagio anche qualche vescovo, impressionato dalle conseguenze di questa corsa alla religione a fini elettorali. «Io - ha dichiarato ad esempio Christopher Epting, vescovo dello Iowa, a proposito del dibattito televisivo tra i candidati repubblicani - non capisco cosa c'entri Cristo con» i filosofi. Appartiene ad un'altra categoria». Per non parlare, poi, delle gelosie che un tale approccio fomenta contro i cristiani - i più corteggiati - negli altri credi religiosi. Quello che impressiona è, soprattutto, l'intensità di questo fenome¬ no. Negli Usa, infatti, Dio, Cristo, la religione in genere, sono parole e argomenti spesso tirati in ballo nei discorsi politici. Da sempre. Questa volta però le proporzioni sono abnormi. Nello Iowa ad esempio un richiamo così diretto alle tematiche religiose da parte dei candidati non veniva registrato dall'88, quando scese in campo Pat Robertson, l'uomo che poi rondò la «Christian Coalition». Questa strategia potrebbe anche essere determinata da altre ragioni. Il ricorso alla religione, infatti, è probabilmente un modo per coprile assenza di personalità, gap di carattere e di preparazione che ì favoriti in entrambi gli schieramenti, Bush come Gore, stanno mostrando nella competizione per la nomination nei rispettivi partiti. I due sono abituati ad usare argomenti che appartengono alla sfera personale per camuffare i propri limiti. George Bush ha parlato più volte della sua conversione a quarant'anni, all'indomani di una sbron¬ za troppo pesante. A volte è arrivato ad assumere anche i toni di uri pastore, come quella volta nel '93, in cui disse apertamente che chi non accetta Dio non entra in Paradiso. Gore, invece, quando è in difficoltà pesca sempre nel privato: non sono pochi quelli che nel suo stesso partito gli hanno rimproverato di usare con «cinismo» l'incidente capitato al figli o, o la morte della sorella. Atteggiamenti che fanno impressione anche a noi italiani che pure abbiamo ospitato guelfi e ghibellini. Gli esempi di Silvio Berlusconi, che da presidente del Consiglio inventò la «grazia di Stato», o di D'Alema, che per arrivare a palazzo Chigi corteggiò per anni l'associazionismo cattolico, sono poca cosa rispetto à quello che avviene qui. Del resto uno stato come il Kansans non ci ha pensato due volte ad mtroduiré la «creaziò^ ne» tra gli argomenti di studio, a scapito dell'«evoluzione», considerata una vera eresia, laggiù nei Great plains. Il candidato repubblicano: «Il Signore ha cambiato il mio cuore. Come? Se non lo capite da soli è inutile spiegarlo» In passato non si era mai fatto tanto ricorso alla religione per fini politici Anche il vice di Clinton parla del Redentore E per far colpo cita la morte della sorella Il vice-presidente degli Stati Uniti Al Gore è II candidato di testa nella corsa per la «nomination» democratica per le elezioni presidenziali del Duemila A sinistra, il candidato repubblicano George Bush junior, figlio dell'omonimo ex Presidente assieme alla moglie Laura durante una visita ad una scuola di Phoenix, in Arizona