Flicks per i diritti una Carta europea di Francesco Manacorda

Flicks per i diritti una Carta europea IL RAPPRESENTANTE ITALIANO Flicks per i diritti una Carta europea intervista Francesco Manacorda Ui corrispondente da BRUXELLES na Carta europea dei diritti fondamentali che dia ai Quindici uno standard comune, ma che funga anche da banco di prova per quei tredici Paesi che a partire dal 2002 potranno essere nuovi membri dell'Unione europea. Ieri i rappresentanti dei Quindici Stati membri e della Commissione, parlamentari delle assemblee nazionali e del Parlamento europeo hanno cominciato a Bruxelles i lavori del gruppo che dovrà redigere la Carta. Lxtbiettivo è sottoporre il testo alla Conferenza intergovernativa che dovrà scrivere il nuovo trattato dell'Ue per fine 2000. «Il rischio che bisogna evitare è che si tratti di un'enunciazione solamente emblemàtica», dice Giovanni Maria Flick, giurista, avvocato ed ex ministro della Giustizia, che nel gruppo di lavoro rappresenta il governo italiano. Per lui, invece, il lavoro del gruppo deve rispondere con una «globalizzazione» dei diritti umani alla globalizzazione economica imperante fuori e dentro i confini dell'Europa. Professor Flick perché una Carta dei diritti per gli europei? «Dopo essersi resi conto che un'Europa solo economica presenta dei limiti, i governi e i parlamenti nazionali stanno cercando di affrontare il tema del cosiddetto deficit di democrazia dell'Europa. La Carta è un modo per uscirò dalla logica dell'eurocrazia, affrontare il tema istituzionale e dare un contenuto concreto alla cittadinanza europea. Per questo è importante che ci lavorino anche membri dei Parlamenti». Di quali diritti parlerete e come verranno inseriti nella costruzione europea? «Uno dei primi obiettivi è dare uno standard dei diritti fondamentali che non sia inferiore a quello dei singoli Paesi che già stanno nell'Ue e tenga conto anche dei diritti di ultima generazione. Non bisogna pensare solo ai diritti politici, sociali ed economici, ma anche al problema dell'ambiente e della bioetica, o al godimento di tutti questi diritti da parte di chi non è cittadino europeo». Quale valore dovrà essere attribuito a questi diritti? «Dovranno essere i capi di Stato e di govero a decidere e hanno vàrie possibilità: si va da un'enunciazione soltanto emblematica - ma non so quanto potrebbe essere utile, visto che ne abbiamo già troppe - alla possibilità di modifica del trattato per inserirvi direttamente gli indirizzi fondamentali, anziché limitarsi a richiamarli e rinviare come fa adesso. Ma la cosa più difficile da affrontare è come garantire l'effettività di questi diritti, come attuarli offrendo la possibilità ai cittadini di ricorrere in giudizio». In che modo questa Carta influirà sugli Stati candidati all'allargamento, tra cui una Turchia spesso criticata proprio per il suo scarso rispetto dei diritti umani? «Per questi Paesi un apparato di diritti umani come condizione d'ingresso diventa fondamentale. Per chi entra, la Carta rappresenta un approccio a un tema finora non pienamente affrontato. Per noi già europei, è importante anche su altri piani, come quello dell'immigrazione, che raggiungerà nuove punte e per il quale serviranno risposte a livello europeo». Come influisce sull'Italia questa tendenza europea a trovare standard e risposte comuni nel campo del diritto? «Influisce su vari piani. La realizzazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ad esempio, può voler dure avere anche per la giustizia dei paletti simili a quelli di Maastricht per la moneta, che a suo tempo siamo stati capaci di rispettare». Paletti per i tempi della giustizia? «Sì per noi in Italia il problema è soprattutto quello dei tempi. Adesso che è stato raggiunto il giusto processo, il vero problema da affrontare è la razionalizzazione degli strumenti di cui si dispone per potere avere giustizia in tempi ragionovoli, effettività della pena, decisioni civili più rapide».

Persone citate: Giovanni Maria Flick, Professor Flick

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia, Turchia