«Schiavi di Hitler», gli italiani preparano le liste

«Schiavi di Hitler», gli italiani preparano le liste Primo incontro a Milano. Ora un collegio di avvocati dovrà mettersi in contatto con i legali americani «Schiavi di Hitler», gli italiani preparano le liste Gli Istituti di Storia della Resistenza si organizzano per l'indennizzo Maurizio Mulinar! ROMA Gli italiani ex «schiavi di Hitler» iniziano ad organizzarsi con l'obiettivo di poter usufruire di una parte degli indennizzi che verranno pagati a tutti gli ex lavoratori coatti dalla Germania e dalle industrie tedesche, pari a oltre dieci mila miliardi di lire. Al termine di una riunione svoltasi ieri a Milano, i responsabili degli Istituti di Storia della Resistenza di Torino, Parma, Sassari, Bergamo, Como hanno deciso di compiere il primo, necessario, passo: iniziare a compilare gli elenchi di chi è ancora in vita fra coloro che furono portati a lavorare con la forza nelle fabbriche del Terzo Reich. «L'assenza di un'anagrafe è la carenza di fondo che fino a questo momento ha impedito ogni tipo di azione legale - spiega lo storico Ricciotti Lazzaro, direttore dell'Istituto di Como ed ex giornalista de "La Stampa" -. Il nostro sforzo sarà ora di rintracciare civili e militari che furono deportati nei territori del Terzo Reich e quindi inviati a lavorare nell'industria di guerra senza mai venir pagati». Compilare l'anagrafe si profila come un compito difficile ma Ricciotti Lazzero, autore di un libro sugli «Schiavi di Hitler»; è determinato ad andare fino in fondo: «Dalla riunione che abbiamo avuto a Milano è emerso chiaramente che l'accordo fra Stati Uniti e Germania è la nostra ultima occasione per far ottenere risarcimenti finanziari e riconoscimenti morali ai nostri lavoratori coatti» dice Lazzero. Parallelamente all'anagrafe, i cinque Istituti di Storia della Resistenza cercheranno di «individuare un team di avvocati capace di rappresentarci e quindi di metter¬ si in contatto con i legali che negli Stati Uniti hanno vinto la causa intentatacontro le fabbriche tedesche» spiega Lazzero, secondo il quale però «il problema principale in Italia è la latitanza del governo cui chiediamo aiuto e sostegno perché è difficile fare tutto da soli». «La nostra iniziativa è una lotta contro il tempo, l'ultima occasione per poter riconoscere diritti maturati e sofferenze provate - sottolinea ancora Lazzero - e ci appelliamo a tutti gli ex lavoratori ancora ! in vita affinchè ci facciano pervenire i loro nomi e copia dei loro documenti, che consegneremo poi al collegio legale che costituiremo». Ma per gli ex lavoratori coatti riaprire il libro di storia dell'ultima guerra è molto doloroso: «L'Italia non si è mai occupata degli "schiavi" - si lamenta Lazzero, ex partigiano - perché è fra i capitoli più difficili della nostra storia recente. In Germania ci furono tensioni e attriti con gli altri italiani presenti nelle fabbriche, quelli che c'erano andati in cambio di danaro seguendo gli inviti di Mussolini, ma quando gli "schiavi" tornarono vennero additati addirittura come "infami" e "traditori" da chi aveva combattuto contro i tedeschi». I cinque Istituti sperano adesso che la loro iniziativa abbia seguito. «Speriamo che gli altri 61 Istituti di Storia per la Resistenza e le associazionidi ex deportati e perseguitati si associno a questo nostro tentativo» dice Lazzero, che si augura che «questa volte le Istituzioni del Paese non girino lo sguardo dall'altra parte e ci diano una mano concreta: il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, è, per la sua storia e la sua formazione, la persona che può meglio comprendere le nostre ragioni».