«20 referendum incrinano il principia della Costituzione»

«20 referendum incrinano il principia della Costituzione» L'ex presidente contro Cossiga: come fa la gente a seguire la politica con questa verdura, dal Trifoglio al resto.. «20 referendum incrinano il principia della Costituzione» Scalfaro: non è la piazza che decide, ma la mediazione del Parlamento ROMA I referendum: «Non mi associo agli evviva. Presentando uno stock di venti quesiti per volta si incrina il principio fondante della Costituzione». Il mercato di Montecitorio: «Con tutto il rispetto per i giocatori, provo un senso di pena e di desolazione». La crisi: «Non è pensabile una maggioranza priva di dignità e di senso della responsabilità». Gli ex presidenti in politica: «Dovrebbero aggregare e richiamare ai grandi principi e valori... come si può pensare che la gente possa seguire la politica con questa verdura, dal Trifoglio a non so che cosa...». A sei mesi dalla fine del suo mandato, Oscar Luigi Scalfaro rompe il silenzio. In un'intervista a «Radio anch'io» attacca i referendum appena ammessi dalla Cassazione e si toghe diversi sassolini dalle scarpe giudicando senza peli sulla lìngua i nodi della politica presente e passata. E suscita immediate prese di posizione da parte di costituzionalisti eminenti e referendari. L'ex presidente della Consulta Vincenzo Caianiello lo accusa di fare egli stesso affermazioni contrarie alla Costituzione. E il collega Antonio Baldassarre e il costituzionalista Augusto Barbera si associano. La sortita più pesante dell'ex Capo dello Stato prende infatti di mira il pacchetto di quesiti dei radicali sui quali pende ancora il giudizio di ammissibilità da parte della Consulta. E il giudizio di Scalfaro è di quelli che pesano. «La nostra Costituzione ha fatto una scelta: non è la piazza che decide ma la mediazione del Parlamento. Quando si presenta imo stock di venti quesiti per volta si incrina il principio fondante della Carta repubblicana. Se non lo si vuole, si cambi la legge. Altrimenti questi voti diventano un fatto di passione e non di riflessione,, in mezzo al baccano tipico di un lancio pubblicitario. E la politica del clamore, opposta a quella del raziocinio». «E' contro la Costituzione affermare che i referendum sono contro la Costituzione perché l'articolo 75 pone sullo stesso piano la fonte legislativa rappresentativa e quella della democrazia diretta», gli ribatte a ruota Caianiello da Radio radicale, per il quale quelle di Scalfaro sono «parole estemporanee dette per far colpo». Baldassarre giudica quelle di Scalfaro «dichiarazioni mi po' avventate». E neppure Barbera condivide il giudizio dell'ex capo dello Stato: «Certo venti referendum sono tanti e rappresentano un aspetto patologico del nostro sistema. Mala Costituzione - spiega il referendario della Quercia - prevede le due forme di democrazia, e in ogni caso la Consulta deve valutare ogni singolo quesito e non guardare all'intero pacchetto». L'intervista a Scalfaro tocca poi molti altri temi, ma la piazza, la propaganda e la difesa del Parlamento sono motivi ricorrenti nelle parole dell'ex presidente che condanna la rissosità politica, specie se esibita. «La democrazia ha bisogno di normalità, di scadenze, non di instabilit à continua. Un Parlamento che vive nell'incertezza è ferito nella pienezza dei suoi poteri». E ancora: «Il governo e il suo presidente hanno diritto di contare sulla propria maggioranza, e questa ha il diritto di chiedere verifiche, ma non in piazza». La commissione di inchiesta su Tangentopoli? Scalfaro è con¬ trario, «perché non è uno strumento pacificatore». Par condicio e conflitto di interesse? «Non si tratta di perseguitare qualcuno, ma bisogna lasciare un segno». Sette anni per il mandato presidenziale invece «sono troppi». Quanto ai cambi di casacca e ai ribaltoni, Scalfaro ricorda che durante le prime legislature, quando un parlamentare usciva da un partito si iscriveva al gruppo misto e non partecipava più alla vita politica. E a Francesco Cossiga che lamenta il trasformismo dei deputati, Scalfaro ricorda che anch'egli si è avvalso di questo metodo. Né è l'unica stoccata che l'ex inquilino del Quirinale lancia al suo predecessore, pur tributandogli affetto. «Il tema del ribaltone è propagandistico», osserva ancora Scalfaro, il quale sottolinea come nel nostro ordinamento «non esiste un automatismo di scioglimento quando cade un governo». E difende il suo operato sia nel passaggio del '95 («Chiesi a Berlusconi di indicare un nome, e lui disse Dini»), sia in quello del '98: «L'investitura popolare del premier non è prevista dalla Costituzione. Ma certo D'Alema, che era capo della maggioranza, aveva la fiducia degli elettori» im. g. b.j Ma Caianiello non è d'accordo «Sono parole estemporanee dette soltanto per far colpo» L'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

Luoghi citati: Roma