L'ultimo no di Parisi: non sarò vicepremier di Fabio Martini

L'ultimo no di Parisi: non sarò vicepremier Lungo vertice dei Democratici, solo oggi la decisione: la nuova coalizione deve puntare al maggioritario L'ultimo no di Parisi: non sarò vicepremier Asinelio, niente deputati nel governo? Spunta il nome di Bianco Fabio Martini ROMA Camminando a spron battuto tra i vicoletti della Roma barocca, sul declinare di una giornata convulsa, Arturo Parisi confidava ai suoi: «Speriamo di no, ma qui c'è il rischio che resti tutto come prima...». Nella casa dell'Asinelio, questo venerdì 17 resterà la giornata dei grandi dubbi: non avremo fatto tanto rumore per nulla? Entriamo o no al governo? E chi far entrare? Tanti dubbi irrisolti, ma anche qualche risposta. Una molto importante: il leader dei Democratici non ha alcuna intenzione di fare il numero due di Massimo D'Alema: «Io vicepresidente del Consiglio? Ho già un altro lavoro...», ha detto Parisi, sopendo così le insistenti pressioni che nelle ultime ore sono state avanzate informalmente da Palazzo Chigi e Botteghe Oscure. E così, Parisi ha detto a voce alta h in forma sintetica quel che aveva confidato ai suoi nei giorni scorsi: se il professore Entrasse al governo, chi si occuperebbe del l'Asinelio e delle sospiratissimt regole della coalizione? E ancora se Parisi entra in ticket con D'Alema, sarebbe costretto a condividerne il destino. Anche un eventuale flop. Morale della storia: i Democratici non sacrificheranno il proprio leader sull'altare del governo rinnovato di Massimo D'Alema. Anzi, dal punto di vista della squadra, sta maturando una novità: i ministri dell'Asinelio potrebbero essere tutti non parlamentari e «se poi ce ne è anche uno parlamentare, questo non è un problema...», confidava Parisi ieri sera. Il profes¬ sore sa bene che a Palazzo Chigi, sia pure come seconda scelta, puntano per la vicepresidenza del Consiglio su un personaggio che parlamentare non è: il sindaco di Catania Enzo Bianco. Certo, a 24 ore dal discorso alle Camere del presidente del Consiglio, qualche altro messaggio il professor Parisi lo ha mandato: «Se - e ci ha tenuto a replicare quel "se" -, se si vara un governo, questo deve essere non solo nuovo, ma deve essere rinnovato nella struttura e nella qualità» e deve essere «sostenuto da una coalizioni! che condivida maggioritario e regole per la coalizione». Insomma «ci deve essere una svolta», insiste il professore, tanto più che l'Asinelio non è preoccupato di «stare comunque algoverno». E' la regola di ogni pre-crisi quella di alzare la voce e il prezzo, poco prima che prenda la parola il presidente del Consiglio in pecton; e anche i Democratici si sono adeguati. Ma le ultimissime dicono che gran parte, delle richieste dell' Asinelio sono state accolte da Palazzo Chigi e dagli altri partiti della coalizione. A cominciare dal richiamo a una legge elettorale maggioritaria che dovrebbe essere fatto proprio dal presidente del Consiglio, già nel suo discorso di questa sera alle Camere. I Demo- oratici spingono perché si faccia esplicito riferimento al ruolo centrale della coalizione e anche da questo punto di vista saranno contentati. Ma la piccola svolta che ha trasformato una giornata che per l'Asinelio era cominciata malissimo - le dichiarazioni fortemente polemiche di Di Pietro sui giornali - in una giornata così così, è stata la decisione dei socialisti di tirarsi fuori. Non appena Parisi ha letto il dispaccio di agenzia che annunciava «l'appoggio esterno» da parte dello Sai, il professore ha commentato con i suoi: «Meglio così, perché in questo modo, riusciamo a saldare le forze dell'Ulivo dentro il governo». E infatti più tardi Parisi ci ha tenuto a ripetere ai giornalisti che «la cosa più importante è recuperare lo spirito dell'Ulivo, senza una riproposizione meccanica del 1996». E dunque ciò che conta è quello che il professore definisce nientedimeno che il «nucleo denso», «quel che un tempo avremmo tranquillamente definito Ulivo e che oggi siamo disposti a chiamare in modo diverso». Eppure, l'atteggiamento che questa sera assumerà l'Asinelio, dopo le comunicazioni del capo del governo, sarà influenzato da ciò che dirà Antonio Di Pietro. Dopo le durissime dichiarazioni di due gior- ni fa dell'ex pm («i democratici non devono entrare al governo», «il movimento è nato con un altro spirito», «sbagliamo politica, non ci servono le poltrone»), ieri ben cinque parlamentari dell'Asinelio (Di Capua, Pozza Tasca, Sica, Veltri, Federico Orlando) chiedono ai loro vertici di non entrare al governo. Una richiesta che Parisi ha cercato di assorbire («Non c'è nulla di scandaloso e non mi sembra incompatibile con il nostro documento»), anche se resta intatto l'enigma più serio che insegne i capi dell Asinelio: nei prossimi giorni che atteggiamento terrà Di Pietro? Una domanda che si sono fatti anche Walter Veltroni e Pierluigi Castagnetti che negli ultimi giorni hanno cercato Di Pietro, il quale, a differenza che con Parisi, si è fatto trovare. Ma neanche a loro avrebbe svelato l'arcano. E resta l'incognita dell'atteggiamento che terrà Di Pietro nei prossimi giorni D'Alema avrebbe già accettato quasi tutte le richieste del movimento

Luoghi citati: Catania, Roma