La Stampa - Consultazione Archivio

UNA PENNA PARADOSSALE SAGGISTICA UNA PENNA PARADOSSALE «Scrivi che tipassa» di Ricossa con racconti, aforismi, epigrafi CONSIGLIATO a chi ama - e soprattutto a chi non frequenta - la sottile arte dell'ironia, il sacrosanto diritto alla reazione gettata oltre la siepe del nuovo perbenismo politicamente corretto. C'è chi si diverte ad apporre ulteriori correzioni ai ragionamenti correnti. Per chinon s'accontenta della verità bella, preconfezionata, rassicurante, analgesica, il libro adatto è «Scrivi che ti passa» (Fògola, pp. 200, L. 40 mila), l'ultima opera di Sergio Ricossa, qui in veste di scrittore, soprattutto polemista con la penna intinta nel paradosso . «E' difficile, nella nostra lingua, andare per sintesi, miniature ed epigrafi (a volte mi sembra di ' sfogliare uno "Spoon River"), come riva Ricossa», scrive Indro Montanelli nella prefazione. «Scrivi che ti passa» brilla per la bellezza della scrittura pamphlettistica, dotta ma immediata, vivace, sorprendente, corrosiva, sempre meno frequentata oggi. Ricossa dispensa scorticature a tutti (soprattutto alla sinistra), in più campi. Con forme diverse: otto brevi biografie (da Pico della Mirandola a Diderot, da Gobetti a Di Vittorio), lettere alla burocrazia, racconti, molti aforismi, ima filastrocca e pure una farsa teatrale in due scene. Ma sempre grande eleganza, per denudare la storia e le realtà che ci circondano. Un po' di spigolature, un aperitivo per il lettore. «L'economista non farebbe l'economista, ma vi-, vrebbe di rendita, se conoscesse l'arte di prevedere». «L'wuminismo scozzese portò alla macchina a vapore, l'ihuminismo francese alla ghighottina». Il computer? «Un cretino ad altissima velocità». «Superman, uno che per mettersi in divisa si infila le mutande sopra i calzoni». Qualche immagine dolce non manca: «E se la farfalla di notte tornasse bruco, per mettersi a letto senza sciupare il vestito bello?». Un volume che vale il prezzo, in verità un po' caniccio. [a. r.J