Fu il primo satellite italiano di Antonio Lo Campo

Fu il primo satellite italiano IL SAN MARCO 1 Fu il primo satellite italiano Lanciato il 15 dicembre del 1964 Qj di Wall UELLA mattina del 15 dicembre 1964, al Poligono di lancio americano di Wallops Island, in Virginia, soffiava un vento gelido che faceva sventolare tante bandierine italiane testimoni di un appuntamento storico per il nostro paese: il lancio del primo satellite artificiale italiano, che ci avrebbe consentito di diventare la quinta nazione, dopo Urss, Usa, Regno Unito e Canada, a vantare un proprio satellite Ln orbita attorno alla Terra. La brezza non impedi al piccolo razzo vettore americano «Scout SV-137» di salire nel cielo terso per immettere regolarmente in orbita equatoriale bassa, il «San Marco 1», piccola sfera di alluminio destinata a fornire informazioni all'epoca sconosciute sulla densità dell'alta atmosfera. Fu il primo piccolo ma importante passo di una serie di lanci che finora conta un centinaio tra satelliti, sonde e moduli spaziali realizzati dall' Italia singolarmente o con altre nazioni. Dentro il «San Marco 1» c'era un originale strumento chiamato «bilancia» che consentì di registrare istante per istante le piccolissime forze che agivano sulla superficie di un satellite in orbita. Lo «Sputnik tricolore», come venne battezzato allora dai giornali, in un periodo di grande entusiasmo per i lanci spaziali, che era anche il primo satellite costruito da un paese europeo, fu ideato e realizzato sotto la guida di Luigi Broglio, un ingegnere, classe 1911, pioniere delle attività spaziali italiane, che aveva iniziato a sperimentare lanci alla base di Perdasdefogu, in Sardegna, nel 1959-60. Promotore delle prime convenzioni con la Nasa e con le europee Eldo ed Esro (che più tardi si fonderanno e daranno origine all' Esa), Broglio ancora oggi si entusiasma per quell'impresa e conserva qualche rammarico: «La speranza era di valorizzare di più il nostro poligono di lancio in Kenia ancorato nelle acque al largo di Mallndi - racconta il pioniere spaziale italiano - ma è stato assai complicato ottenere Investimenti. Peccato, perché, essendo prossima all'equatore, quella base rende più facile lanciare satelliti Ln orbita equatoriale. Non a caso da circa un anno è operativa una base di lancio off-shore europea per lanci di piccoli satelliti: il sistema evidentemente funziona». La piattaforma italiana San Marco, anch'essa promossa da Broglio, servì per il lancio dei successivi satelliti «San Mar co», dal numero 2 al 5, e di piccoli satelliti come gli storici SAS americani, il primo dei quali, poi battezzato «Uhuru» per primo rilevò nei raggi X la presenza di buchi neri. All'ini zio degli Anni 90 si pensava di riutilizzare la base San Marco per ospitare il nuovo vettore «San Marco Scout», che preve deva di utilizzare la tecnologia del vecchio vettore americano integrata con quella italiana Ma con la recente crisi di questo progetto, la piattaforma ita liana sembra destinata a rima nere inattiva. Antonio Lo Campo L'attività spaziale italiana iniziò in Sardegna nel 1959 A sinistra la piattaforma San Marco Qui sopra l'ingegner Luigi Broglio

Persone citate: Broglio, Luigi Broglio

Luoghi citati: Canada, Italia, Kenia, Perdasdefogu, Regno Unito, Sardegna, Urss, Usa, Virginia