Una cura per gli attacchi di panico di Gianfranco Quaglia
Una cura per gli attacchi di panico PSICHIATRIA Una cura per gli attacchi di panico Colpito un italiano su tre almeno una volta nella tita IN gergo gli specialisti li chiamamno «dappisti». Sono i malati del disturbo da attacco di panico (Dap), sindrome che si sta diffondendo ma le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Il nome stesso è antico, deriva dal dio Pan. Quell'essere mitologico, corna e piedi di capra, oggi è stato sostituito dalle paure di fine Millennio. Sarà l'ansia che ci divora, saranno le angosce per un futuro che ci spaventa, sarà l'onda che accompagna il Millennium bug. Un fatto è certo: il panico a volte scoppia, incontrollato, tanto che si deve ricorrere alle cure dei medici. Ne sanno qualcosa i sanitari di turno al pronto socorso degli ospedali. E le statistiche ci confermano: un italiano su tre, almeno una volta nella vita, è stato colto dal «Dap». Come dire che circa 1.800.000 persone devono ricorrere alle cure degli specialisti. Più esposte sono le donno. Ma, consoliamoci, non è una sindrome latina o tipicamente italiana. Il fenomeno rappresenta una patologia diffusa m tutto il mondo, indipendentemente dalle diversità culturali. Il 3,5% degli adulti in Usa avrebbe denunciato i sintomi. Leggermente inferiori le percentuali europee: 2,9 in Italia e 2,6 in Germania. L'insorgenza del disturbo si manifesta fra i 15 e i 35 anni, ma soltanto dopo 5-10 anni s'interpella uno specialista. E' stato anche elaborato un «identikit» sociale del soggetto colpito: il disturbo appare più frequentemente nelle donne, tra gli sposati, in particolare fra coloro che arrivano da ambienti urbani. Le categorie professionali? Imprenditori, impiegati, insegnanti, studenti. A Novara si è tenuto recentemente un convegno sul disturbo da attacco di panico, moderato dal professor Eugenio Borgna, responsabile del servizio di psichiatria dell'Ospedale Maggiore e dal professor Francesco Monaco, direttore dela clinica neurologica dell'Università del Piemonte orientale. E' stata illustrata l'esperienza di un medico, Maria Teresa Feria, che ha elaborato la casistica relativa ai disturbi d'ansia in un ambulatorio di psichiatria ospedaliera. Il «caso Novara» è emblematico: tra i colpiti dal panico ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro. Anzi, la percentuale di insorgenza è doppia rispetto agli altri. Un altro dato significativo: su 44.36C accessi al pronto soccorso, il 5% è in condizione ansiosa, con un aumento negli ultimi cinque anni. Ma come si manifesta il dap? I sintomi più usuali, quelli fisi¬ ci, sono: tachicardia, dificoltà respiratorie, sbalzi della pressione, sudorazione, tensione muscolare. Quelli psichici: apprensione e preoccupazione ingiustificate, senso di pericolo, difficoltà di memoria. Le cure. Un 9% si risolve attraverso il colloqui (l'intervento psicoterapeutico); un 5 per cento dei pazienti viene ricoverato per approfondimenti. Il resto è curato con trattamento farmacologico (antidepressivi). Ansia e panico, mali oscuri di fine millennio, che certamente ci porteremo anche nel prossimo. La Lidap (Lega italiana per i disturbi da attacco di panico) sostiene che la sindrome colpisce almeno il 15% della popolazione, ma la maggior parte non lo confessa e sfugge alla statistica. La stessa Lidap ha creato un gruppo di auto-aiuto (il self-help) attraverso un centro d'ascolto con operatori specializzati. Gianfranco Quaglia Il disturbo è più diffuso nelle donne e negli sposati
Persone citate: Eugenio Borgna, Francesco Monaco, Maria Teresa Feria
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