Curiamoci con un cucciolo

Curiamoci con un cuccioloCuriamoci con un cucciolo NEGLI Stati Uniti scodinzolano ormai da qualche anno nei reparti di alcuni ospedali. Sono cani dell'età di dué-tre anni che_vengono consigliata dai_medici quasi come se fossero farroaci: pare che siano la soluzione ideale per tenere alto il morale dei pazienti e accompagnarti sulla via della guarigione. A modo loro, «assistono» i malati, si fanno accarezzare, portano giornali e ciabatte la mattina hi cambio di qualche buffetto. Piccoli gesti che, come è stato accertato da molti psicologi, aiutano le persone a guarire più in fretta. Una ricerca presentata nei giorni scorsi negli Stati Uniti ha dimostrato che la compagnia di animale o di un gatto abbassa la pressione negli ipertesi e diminuisce lo stress. E ora quella che hi inglese viene chiamata Pet Therapy (terapia con il cucciolo o Fido-terapia), approda anche in Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese, i cani non sono ancora entrati in ospedale (occorrono ovviamente cautele igieniche e non solamente igieniche), ma hanno già fatto il loro ingresso al Cen-.tro Servizio Educativo (Cse) di Labiate, in provincia di Milano; una struttura dove souo ricoverati ragazzi con Sgravi handicap di tipo fisico tetraplegia e paraplegia), sensoriale (non vedenti, disturbi del linguaggio), affetti da cerebropatia e da quel con u mi me «autismo». L'iniziativa viene realizzata in collaborazione con l'Associazione Dimensione Annuale, coordinata dal veterinario Nico Tavian e da tempo impegnata anche sul fronte dei maltrattamenti e dell'abbandono degli animali. E' Tavian a selezionare di persona i cuccioli ritenuti idonei a sostenere uno stretto contatto sociale con i giovani pazienti del Cse. Inoltre, i controlli periodici effettuati dalla veterinaria Noemi Mandelli verificano lo stato di salute degli animali impiegati, il carattere docile e la facilita di rispondere ai comandi impartiti. «Abbiamo iniziato a praticare la Pet Therapy tre anni fa con conigli, Satti e cani di piccola taglia», ice Angela Riva, una delle educatrici professionali che insieme con Chiara Grippa e con il volontario Giovanni Angeletti (un laureando in veterinaria) coordina l'intero progetto. «Con il tempo, pero, ci siamo accorti che questi animali non riuscivano a instaurare un contatto diretto con i nostri ragazzi, stimolando al contempo il movimento degli arti - spiega ancora Angela Riva -. Tutti risultati, questi, che abbiamo raggiunto già da un anno con l'ingresso nel centro di Zucchero, un Barbone Gigante dotato di grande intelligenza e docilità che si presta molto bene alle attività con i pazienti». Certo, non è facile. Anche cani e gatti, prima di trasformarsi in piccoli infermieri, hanno bisogno di lunghi e faticosi addestramenti che durano anche più di un anno. A Bosisio Parini, in provincia di Lecco, c'è un posto dove gli amici a quattro zampe vengono addestrati a essere eroi tutti i giorni. Sono cani pronti a portare le stampelle al padrone con difficoltà motorie, ad accendere la luce e ad abbaiare in caso di bisogno per attirare l'attenzione e ottenere aiuto, a destare dal sonno chi non può sentire la sveglia, come accade nel caso delle .persone audiolese. E, ancora, sono capaci di aprire porte e armadietti, di raccogliere oggetti caduti e renderli al proprietario, di avvertire i vicini di casa qualora il loro padrone e assistito venga colto da malore. A promuovere l'iniziativa in Italia sono Marcello Galimberti, 38 anni, e Debra Buttram, di 42, che dal 1990 addestrano cuccioli di Labrador e Golden Retriver. Oggi, dopo molti sforzi, assaporano le prime meritate soddisfazioni. Cinque dei loro cani sono stati infatti affidati ad altrettanti disabili. «Il problema è che in ItaUa non si vuole comprendere quanto sia importante l'aiuto offerto da un cane», dice Galimberti. «In America questi animali, una volta addestrati e con le opportuno garanzie, vengono lasciati girare nei reparti ospedalieri ormai da molti anni. A distribuire affetto.». Lo sa bene lui che, per conoscerne a fondo la Pet Therapy, ha trascorso due mesi negli Stati Uniti grazie alla vincila di una borsa di studio. Ha anche fondato un'associazione, l'Aiu- ca, con il compito di diffondere i risultati raggiunti nel campo della Pet Therapy. I cani vengono addestrati meticolosamente per due anni. Scelti per il loro carattere mansueto e la loro pazienza, i Labrador e i Golden Retriver imparano una ottantina di comandi: tutto ciò che può servire ad aiutare il loro futuro padrone viene loro insegnato accuratamente. Poi, dopo un lungo tirocinio, vengono dati in affidamento. «Quella che comunemente viene chiamata Pet Therapy, genera in realtà accese polemiche tra gli studiosi», aggiunge Debra Buttram, laureata hi pedagogia. «Alcuni psicologi sostengono che affidare un cane, un gatto o un altro animale domestico a una famiglia con persone disabili creerebbe solo altri disagi. Altri medici, invece, credono che il solo fatto di regalare un cucciolo a un portatore di handicap sia sufficiente per il buon successo della terapia: Due errori, questi, gravissimi, che in America sono stati corretti da una quindicina d'anni. Negli Usa, infatti, l'addestramento degli animali viene sempre più spesso integrato con idonee terapie psicofisiche per i malati». Il guaio è che un cane-infermiere può costare fino a venti milioni di lire. In Italia, senza sponsor o convenzioni, presto questa utile esperienza attualmente solo ai suoi primi passi potrebbe essere completamente abbandonata. 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Persone citate: Angela Riva, Chiara Grippa, Galimberti, Giovanni Angeletti, Golden Retriver, Marcello Galimberti, Maurizio Scandurra, Noemi Mandelli, Satti