Cecenia, una disfatta per Clinton

Cecenia, una disfatta per Clinton Nella Grozny assediata, solo una parte ha la possibilità di spuntarla in questo conflitto: i combattenti islamici Cecenia, una disfatta per Clinton Samuel P. Huntington MENTRE le annate russe circondano, bombardano e radono al suolo Grozny, soltanto una parte ha la possibilità di vincere questo conflitto, e soltanto perché non può perdere: i combattenti ceceni. Sia che riescano a bloccare l'offensiva russa e a creare un punto di stallo, sia che si ritirino sulle montagne e riprendano la lotta più avanti. I perdenti? Ne fanno parte i civili ceceni intrappolati in questo brutale conflitto; la Russia che continua a combattere una guerra che non può vincere, e, se cercano di influenzare l'esito della guerra, gli Stati Uniti. In realtà la guerra cecena sottolinea i limiti nella capacità delle grandi potenze, come Russia ostati Uniti, di porre fine ai conflitti locali tenendo conto della situazione mondiale. La guerra in Cecenia deve essere collocata nel suo contesto contemporaneo e storico. È uno dei molti conflitti lungo la frontiera del grande blocco islamico che si estende dal Marocco all'Indonesia. C'è stata violenza fra musulmani e non musulmani in Bosnia, Kosovo, Nargorno-Karabakh, Tagikistan, Afganistan, Cashmir, India, Filippine, Indonesia, Timor Est, nel medio Oriente, nel Corno d'Africa, in Sudan e in Nigeria. Questi conflitti sono dovuti ad almeno due cause. Prima di tutto, il mondo musulmano manca di uno o due stati dominanti che possano mantenere l'ordine all'interno della comunità musulmana e mtervenire con forza o mediare i conflitti fra musulmani e altri. Gli Stati musulmani in competizione, cioè prima di tutto l'Iran e l'Arabia Saudita, tentano di estendere la loro influenza sostenendo i musulmani in guerra contro non musulmani. In secondo luogo, l'aumentare del numero di uomini tra i sedici e i trenta anni, in molti paesi musulmani, nutre le schiere di rnilitanti e combattenti. In effetti sono prima di tutto questi giovani i soldati delle brigate internazionali musulmane ì cui membri hanno combattuto in Afganistan, Bosnia, Kosovo, le Filippine, Cecenia e in altri paesi. Russi e musulmani nel Caucaso del Nord si scontrano da più di due secoli. Gli zar hanno cercato di estendere il loro dominio nel Caucaso nel sedicesimo secolo. Nel 1783 lanciarono una offensiva militare per soggiogare le popolazioni di quella regione. I combattimenti sono stati praticamente continui dal 1825 al 1859, quando la Russia finalmente sconfisse la resistenza di Shamil, il leggendario leader elei Nord del Caucaso. Dopo la rivoluzione Russa, quei popoli dichiararono l'indipendenza e formarono una federazione soppressa dai Bolscevichi all'inizio degli Anni 20. La resistenza al giogo sovietico esplose nuovamente durante la seconda Guerra Mondiale e indusse Stalin a deportare tutti i ceceni nel Kazakhstan, dove rimasero in esilio sino a metà degli anni 50. Con il collasso delTUnione Sovietica i ceceni, molto prevedibilmente, si sono ribellati nuovamente. E nel momento della loro vittoria, quando sconfissero le armate russe nel 1996 e raggiunsero de facto l'indipendenza, i nazionalisti russi, altrettanto prevedibilmente, trovarono la cosa inaccettabile e lanciarono l'attuale campagna militare per soggiogare questi ostinati montanari musulmani. Detto questo, quali implicazioni ha la guerra in Cecenia per la Russia e gli Stati Uniti? • ,. :)Bg){\t ji- •» '!'. V:. : Quasi dappertutto nel mondo contemporaneo, i popoli tornano ad abbracciare identità culturali e nazionali. Gli stati multinazionali sono sottoposti a sfide sempre più dure, come in Serbia, e in alcuni casi, come in Unione Sovietica, Jugoslavia ed Etiopia, sono stati spazzati via. In più, le comunità culturali transnazionali, o le diaspore, stanno acquistando una nuova importanza. Le diaspore provvedono a fornire denaro, armi, combattenti e leader ai propri gruppi originari in lotta per la libertà. Più esplicitamente, altri Stati e gruppi soccorrono i propri compa¬ trioti, come è accaduto drammaticamente nel crollo della Jugoslavia. L'Europa occidentale ha sostenuto i Croati, la Russia e la Grecia i Serbi, l'Arabia Saudita, l'Iran, la Turchia e la Malesia ha dato aiuto ai musulmani bosniaci. A metà degli Anni 90 i ceceni hanno tratto significativamente profitto dalla diaspora cecena, in particolare dai loro compatrioti in Turchia e in Giordania. Hanno pure beneficiato dell' aiuto di alcuni governi musulmani. Ora, tuttavia, determinati governi musulmani, in particolare quello turco, hanno esitato a sostenere i ceceni, poiché la loro indipendenza avrebbe ripercussioni per lè minoranze del proprio paese, in particolare per i curdi. Tuttavia, l'età degli imperi multinazionali è passata, e la Russia riuscirà a mantenere il proprio dominio in Cecenia soltanto a costi insostenibili. Il prossimo leader della Russia farà bene ad imitare il realismo adottato da Mustafà Kemal Ataturk riguardo alla sorte dell'impero turco e ad abbracciare la causa di una Russia di soli russi, piuttosto che inseguire il sogno tramontato di un impero multinazionale e multietnico. Le conseguenze del conflitto Ceceno per gli Stati Uniti sono similmente chiare. Certo, ci sono motivi umanitari che riguardano gli effetti della guerra sui ceceni. Ma gli Stati Uniti non hanno significativi interessi nazionali in Cecenia, mentre hanno interessi di questo genere in Russia. Così possiamo fare ben poco per punire la Russia senza imporre grandi costi a noi stessi. Molti esperti di politica estera dicono che gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni sanzionatone nei confronti della Russia per costringerla a fermarsi in Cecenia: sospendendo i crediti del Fondo Monetario Internazionale sino alla fine della guerra, proponendo l'esclusione della Russia dai futuri incontri fra paesi industrializzati, abbassando il prezzo del^ petrolio, per ridurre i guadagni dagli scambi commerciali esteri della Russia. Nel contesto attuale, queste idee sono perlomeno ridicole per la loro incoerenza. La guerra cecena è molto popolare per l'elettorato russo e di conseguenza per i politici in corsa per le elezioni parlamentari di domenica prossima e per le elezioni presidenziali del prossimo giugno. Sino a quando i militari russi vinceranno, i pohtici russi non parleranno di deporre le armi a causa degli interventi Occidentali. Ciò che stiamo vedendo oggi in Russia è la faccia peggiore della democrazia elettorale: i candidati fanno a gara nel ricorrere ai sentimenti nazionalisti. Addirittura quando la Russia stava chiaramente perdendo la guerra nel 1996, toccò all'allora figura dominante di Aleksandr Lebed negoziare e convincere il governo e popolo russo popolo a fare l'armistizio coni ceceni. Altrettanto ridicolo e anche estremamente dannoso perla credibilità americana sono gli ammonimenti del presidente Clinton che la Russia «pagherà un prezzo pesante» se continua gli assalti brutali contro i civili ceceni. Si tratta ancora di un altro esempio della superbia retorica di questa anuninistrazione, che rende difficile per altri governi prendere sul serio quel che dice. Nel lungo periodo la Russia non può vincere questa guerra e gli Stati Uniti non ne possono influenzare significativamente il risultato. Prima gli uomini di Stato riconosceranno questa dura realtà, prima la pace tornerà nel Caucaso del Nord. Samuel P. Huntington insegna all'Università di Harvard. Copyright The New York Times. ►0 i,o t.jt, ■■ ' lill ;j li, : ritsi'i m: :n:y.,r. ■ ititi ; hairtùn I La Russia continua a combattere ifna guerra che non può vincere Shamil Basaev, uno stratega della guerriglia. A sin. lo storico Huntington

Persone citate: Aleksandr Lebed, Clinton, Clinton Samuel P., Huntington, Mustafà Kemal Ataturk, Shamil Basaev, Stalin