Rivive la Plath nei versi di Hughes di Claudio Gorlier

Rivive la Plath nei versi di Hughes Rivive la Plath nei versi di Hughes Claudio Gorlier SYLVIA Plath, americana di ascendenza ebraica, nata nel '32, è indiscutibilmente una personalità cruciale nella poesia di lingua inglese del secondo dopoguerra. Morì suicida a Londra nel 63 in circostanze mai del tutto chiarite (forse, e non per la prima volta, aveva simulato il f finito tragicamente per circo ce impreviste). Nel '56, la Fv a aveva sposato un poeta a sua volta di considerevole statura, l'inglese Ted Hughes, dal quale ebbe due figli separandosi poi dopo una serie di crisi. Tra l'altro, la figlia ha pubblicato di recente, ottenendo riconoscimenti critici positivi, la sua prima raccolta di versi. Dopo la morte di Sylvia, Hughes mantenne un rigido silenzio sulla vicenda, mai replicando alle accuse, non soltanto di parte femminista, di essere stato un marito soffocantemente oppressivo. Al culmine della sua fama, rivestendo tra l'altro la carica di poeta laureato ma minato da una malattia inesorabile, Hughes ha consacrato a Sylvia il suo ultimo libro, questo Lettere di un compleanno, apparso lo scor- so anno, lo stesso della sua morte, e che ora esce in italiano con l'originale a fronte tradotto finemente da Anna Ravano e con un prefazione tanto ammirevole quanto appassionata di Nadia Fusini. Che l'estremo tributo giunga a Sylvia da un uomo può suonare paradossale, se si pensa che dalla figura maschile la Plath fu sempre ossessionata, a cominciare dal rapporto di odio e amore con il padre («Ho sempre avuto terrore di te /... non un Dio ma svastica nera ... A venti cercai di morire / E tornare, tornare da Te»). La sua poesia, da Ariel, curato postumo da Hughes, al romanzo La campana di vetro, si alimenta con estrema pregnanza di questi motivi. In realtà, Hughes ha voluto affidarsi alla memoria per appropriarla e trasferirla nel presente, per sanzionare la fatale indissolubilità del rapporto, la sua permanenza: «Sei morta da dieci anni. E' solo una storia. / La tua storia. La mia storia». Il libro si articola su una serie di sequenze, dal momento dell'incontro, ai viaggi in America, a Parigi, dal matrimonio curiosamente formale, alle immagini di hi, in frequente simbiosi con gli oggetti e la natura («La tua maschera / fridda e dura come ferro lavorato, un mezzo guscio / caduto dalla luna») secóndo la caratteristica misura «organica» di Hughe: 11 verso passa dal colloquiale alla lievitazione per così dire figurativa, accendendosi senza mai perdere la sua concretezza neppure nel sirabo|,\ esso pure ricco di figurazioni, Ut.. re animali, come nella favolistica (il pipistrello, la pantera, il leopardo, che ritornano nella poesia di lei), o di colori. Lettere di un compleanno, il canzoniere-epistolario postumo di Hughes, non nasconde la imperiosa drammaticità del rapporto accanto alla sua dolcezza: «Eri la carceriere del tuo assassino / e questo ti imprigionava. E poiché io ti ero nutrice e protettore i la tua condanna era anche la mia». La passione sì, un limpido, dichiarato, tranquillo amore, mai, e invece il trionfo della morte: «Era conferma / del mito in cui eravamo entrati, come sonnambuli: la morte». Questo libro è una tersa elegia funebre. T ED 11 U Ci II E s Ted Hughes Lettere di un compleanno Mondadori pagine 424. lire 32.000

Luoghi citati: America, Londra, Parigi