«Russi, i veri terroristi siete voi» di Barbara Spinelli

«Russi, i veri terroristi siete voi» DURO FACCIA A FACCIA CON IL GENERALE MANILOV Ri i i i «Russi, i veri terroristi siete voi» Glucksmann, Lévy e Barbara Spinelli a Mosca retroscena AnnaZalesova MOSCA Per il momento il nostro dialogo non è molto ben riuscito». Il commento del generale-colonnello Valerij Manilov, primo vicecomandante dello Stato Maggiore russo, una vita neg^li uffici politici e propagandistici dell'ex Armata Rossa, è addirittura diplomatico. Nel suo dibattito con intellettuali e difensori dei diritti umani russi e occidentali - tra cui i firmatari dell'appello a fermare il massacro ceceno apparso su «La Stampa» - si sono semplicemente parlate lingue diverse, incomprensibili l'una all'altra, opposte. Eppure Manilov era arrivato alla conferenza «Cecenia: lezioni non imparate» - organizzata da «Moskovskie Novosti» e dall'agenzia «Itar-Tass» come primo tentativo di un dibattito russo-europeo sulla guerra nel Caucaso - tranquillo e sicuro di sè. Con il suo solito tono da comandante, ha accusato i media occidentali di «impressionanti menzogne» sali operato dell'esercito russo a Grozny e dintorni e snocciolate tutti i cliché della propaganda russa, il primo dei quali è che il Cremlino non sta conducendo una guerra, bensì una «operazione antiterroristica». Un messaggio diretto più agli stranieri presenti che ai russi, com ammonimenti durissimi: «Si cerca continuamente di costringere la Russia al negoziato, a cercare una soluzione politica per un conflitto interno». Poi accuse all'Occidente di voler sfruttare il «terrorismo» ceceno per un intervento come nel Kosovo: «Lo scenario è il medesimo». Ma quando André Glucksmann - uno dei firmatari dell'appello contro la guerra, insieme a Bernard-Henri Lévy, Barbara Spinelli e altri partecipanti alla conferenza - gli ribatte che soltanto Hitler e Poi Pot avevano dato ultimatum simili a quello della settimana scorsa (con il quale i 'russi intimavano agli abitanti di Grozny di lasciare la città, altrimenti sarebbero stati annientati), il sangue comincia ad affluire sul volto del generale. E quando Glucksmann chiede un minuto di silenzio per commemorare i civili morti in quegli stessi minuti, Manilov è uno degli ultimi ad alzarsi. E poi protesta perchè {;U è stata fatta «violenza morae»: «(inaiamo mi ha poi detto che potevo ignorare l'appello, ma ho deciso To stesso di onorare le vittime». Poi sui tavoli comincia a circolare l'appello dei sette tradotto in russo e i generali diventano bersaglio dell'intervendo probabilmente più appassionato della giornata, quello di Bernard-Henri Lévy: «Siete stati voi a creare il terrorismo ceceno, nella prima guerra contro la Cecenia covavano i germi della seconda». Secondo l'intellettuale francese, è il premier Putin a usare un linguaggio da terroristi e Boris Eltsin, che risponde alle critiche dell'Occidente agitando la minaccia atomica, «ha una logica da terrorista nucleare»: «Lottate contro il terrorismo, ma vi comportate voi stessi da terroristi». Lévy premette subito che non è arrivato a Mosca insieme ai suoi compagni per fare lezione ai russi e parla dell'esperienza «terribile e sporca, che ha disonorato i francesi» dell'Algeria. Ma i rappresentanti dell'esercito sono rimasti feriti dalle loro parole, molto più che dagli interventi - non meno duri, c'è chi parla di «ultima- tum da cannibali» e chi di revanscismo di stampo nazista - di molti relatori russi. E il generale Alexandr Mikhailov, portavoce del «Rosinforzentr», organo della pro¬ paganda ufficiale!, ritorna a discutere rivangando memorie storiche: «Temo che l'odio per i generali russi sia diventato genetico per i francesi dopo la sconfitta di Napoleone nel 1812». Un'accusa che può sembrare ridicola, ma che per quei russi che stanno ritrovando l'identità nazionale nella forza militare e che tramandano i loro ricordi delle vittorie sull'invasore di generazione in generazione, suona come un argomento definitivo. Mikhailov poi cerca di spiegare maldestramente che l'ultimatum di Grozny era diretto ai guerriglieri e non ai civili, come se le bombe sapessero distinguere. Le sue parole però vengono accolte da una risata generale. , yI tre intellettuali chiedono un minuto di silenzio per commemorare i morti II portavoce dello stato maggiore accusa: questa è violenza morale «Occidentali, voi cercate pretesti per intervenire qui come nel Kosovo» «Solo Hitler e Poi Pot hanno dato ultimatum come il vostro» :> -\h i fi, -■•