Siria-Israele, un negoziato via Internet

Siria-Israele, un negoziato via Internet CO ananas - ..^aoi Mentre negli Usa si conclude il primo round della trattativa, che riprenderà il 3 gennaio Siria-Israele, un negoziato via Internet Un sito per i pareri dei comuni cittadini dei due Paesi reportage TEL AVIV u NA fitta corrispondenza carica di curiosità reciproca, di pregiudizi, di speranze e anche di invettive scorre negli ultimi giorni - grazie ai canali Internet - fra normali cittadini di Israele e Siria, eccitati (oppure irritati) dalle prospettive di pace discusse a Washington da Ehud Barak e Faruk ash-Shara. I messaggi si susseguono a ritmo serrato. I partecipanti al dibattito - senza precedenti nel suo genere, nel contesto di mezzo secolo di bellicose relazioni fra Israele e Siria - entrano nell'arena virtuale offerta dal sito vvww.deja.com protetti dalla corazza dell'anonimato. Alcuni lanciano raffiche di messaggi (come il prolifico «Al-Jawad», paladino dell'opposizione intransigente alla normalizzazione con Israele). Altri, come «Sorgo» (siriano di approccio pragmatico) preferiscono giocare di fioretto, con messaggi brevi ma calibrati che influenzano l'andamento del dibattito. «Ero proprio curioso di sentire cosa si diceva a Damasco della prospettiva di una pace in tempi brevi con Israele - dice Or Kashti, redattore della rivista-Internet israeliana Bimcom - per cui ho rivolto subito la domanda a loro». In mancanza di linee telefoniche dirette, ha sfruttato l'ospitalità del sito Internet. Se sperava in reazioni entusiastiche, Kashti è rimasto interdetto. Fra i primi a rispondergli è stato «Al-Jawad». «Non voglio vedere passaporti israeliani all'aeroporto di Damasco, né turisti israeliani girovagare per il suk al-Hammadya o nel sui alHarir di Aleppo - ha picchiato forte sui tasti del suo computer il più radicale dei partecipanti al "forum" - Posso immaginarmi a vivere in mezzo ai coccodrilli, ma non posso vedere i miei figli giocare con bambini israeliani». Intanto è sbucata, proveniente da Tel Aviv, «Ork 17». «Hallo a tutti voi, qui da noi la gente è in genere per la pace. Noi speriamo nella normalizzazione. E voi?». Passano pochi minuti, e «Ash» conferma a nome dei siriani: «Anche noi aneliamo alla pace, abbiamo conseguito una vittoria morale. Adesso sta a voi non sprecare questa opportunità». Nel frattempo è sopraggiunto trafelato «Euphrates», ha appena letto sui giornali che il 75% degli israeliani è contrario a un ritiro totale dal Golan. «Ork 17, ma che ci racconti? Dove sono gli israeliani favorevoli alla pace di cui parlavi?». «Euphrates» lascia la tastiera e già passa all'assalto una pasionaria israeliana, «Rahel 7». «In tempi biblici il Golan si chiamava Bashan e apparteneva alla tribù dei Menashe». La sua lezione di storia non è finita: «Nel 1892 il barone Rothschild acquistò tutto il Golan da Ahmed Shasha Pasha». «Rahel 7» si attende forse che i siriani, sopraffatti da queste rivelazioni, dicano: «Pardon, è stato tutto un equivoco, tenetevi pure il Golan». Invece replica prontissimo «Moh» (diminutivo di Mohammed), che con la stessa disinvoltura cita a piene mani dal Corano e le dimostra che la Spianata delle Moschee di Gerusalemme appartiene di diritto ai musulmani. Un altro siriano, Hard Najar, si è commosso per il messaggio di «Ork 17» e le conferma che la sua gente vuole la pace. Najar offre anche un consiglio: che i servizi segreti israeliani proteggano bene il premier Ehud Barak dagli zeloti, affinchè non faccia la triste fine di Yitzhak Rabin. «Barak - afferma l'uomo di Damasco - è un bene per il vostro Paese». Uno spirito nuovo e sorpredente soffia dalla Siria, e Najar non è solo. «Xenolith» - che pure si duole del fatto che la Siria abbia scelto la via del negoziato a causa del rapporto di forza sfavorevole - afferma comunque che la «pace è una benedizione». «Posso sembrarvi un buono, ma ho una faccia truce» aggiunge, e pare che scherzi. E «Sorgo» non esita a staffilare i suoi connazionali siriani che imputano a Israele tutti i fallimenti, «anche quelli nella stanza da letto». Da Damasco, «Ahmed» si dice persuaso che la pace si farà, ma chiede agli israeliani di dargli tempo per assuefarsi. Or Kashti e la rivista Bimcom hanno preso nota. «Non affrettatevi a fare le valigie», consigliano ai loro lettori che progettavano una prima escursione a Damasco. Su iniziativa di una rivista dello Stato ebraico: sfruttatala Rete in assenza di linee telefoniche Ma è il primo dialogo fra gente qualunque dopo mezzo secolo di rapporti bellicosi ... ananas Il presidente americano Bill Clinton tra il premier israeliano Ehud Barak e il ministro degli Esteri siriano Faruk ash-Shara. «Il cammino della pace sarà difficile», ha detto Clinton, «ma le due parti potranno fare affidamento sugli Stati Uniti a ogni passo su questa strada»