«I piccoli segreti di Fausto amico dal cuore speciale» di Gianni Romeo

«I piccoli segreti di Fausto amico dal cuore speciale» ^TTiuWElMuTaTTA7 JTARE RE » «I piccoli segreti di Fausto amico dal cuore speciale» intervista Gianni Romeo inviato a IMOLA FAUSTO Coppi mori all'alba del 2 gennaio 1960. Aveva 40 anni e pòchi mesi. Ma non è mai morto nel ricordo. Ancora pochi giorni fa il quotidiano sportivo più accreditato, il parigino «L'Equipe», nell'accurata ricerca dei 100 campioni del secolo l'ha piazzato al numero 14. TI primo teligli italiani. Nessuno coma lui Che cos'aveva di straordinario, Fausto CopptfatatijBjWofefci^ d'avventura se ne sono andati, in questi anni. Qualcuno resta vàlido testimone. Come Luigi Lincei, 78 anni il prossimo febbraio, il medico che lo seguì nella fase della maturità. A Imola, nel palazzetto del Cinquecento dove tiene ancora il suo studio, da un'allegra confusione ben programmata spuntano i ricordi del vecchio gentiluomo. La lettera autografa di Fausto, la scatola delle vitamine, la foto.... Dottor Lincei, ma Coppi era davvero Superman? «In teoria, no. A quel tempo mi era capitata l'occasione di visitare Ray Sugar Robinson, il pugile. Un fisico da restare senza parole. Avrebbe potuto diventare un campione di basket o del calcio, di tennis o dell'atletica. Potenza e armonia. Coppi non sapeva saltare o nuotare, era solo un ciclista Ma sulla bici era unico. Fatto per lei, anzi la bici pareva inventata per uno come lui. Aveva le gamba esageratamente lunghe, mai ho notato una prevalenza così accentuata degli arti inferiori sul resto del corpo, roba da 10-15 centimetri più dei normale. I garretti sottili come i cavalli da corsa, caviglie esplosive». £ un cuora speciale, vero? «Cuore di cilindrata super unito a un carburatore fuori del comune. Intendo i polmoni. Avevano una capacità vitale di oltre sette litri, quando una persona che sta bene sta sui 4 e mezzo. Incredibile in quella gabbia toracica che sembrava misera. Ma dicevamo del cuore. Fausto era un bradicardia), a riposo aveva 32 pulsazioni, roba da non crederci, sotto sforzo non saliva sopra le 110. Gli dèi dello sport gli avevano regalato tutte le qualità per diventare il re del ciclismo». Qual era il suo punto debole? «In vent'anni di camera subì undici fratture. Ossa fragili E soffriva di dolori reumatici. Era un tiroideo, quando l'adrenalina non funzionava il suo rendimento scemava assai. Diceva spesso Partali, a quell'epoca: ci vorrebbero la mia testa e le gambe di Coppi per fare fi corridore perfetto». Dunque non era un coraggioso? «Non ho detto questo. Era il purosangue che aveva bisogno di annusare 1 aria intomo a sè per diventare imbattibile. Bartali era un corridore di ferro, Coppi di seta. Anche gli atteggiamenti riservati fotografavano bene la sua sensibilità, che non vuol dire mancanza di coraggio. Mai l'istinto lo portò a festeggiare la vittoria in modo plateale. Mai le braccia alzate dal manubrio. Una sola eccezione, quando vinse il Mondiale». Sembrava prigioniero di una malinconia, come se presagisse fi suo destino... «Sì. la malinconia si leggeva chiara nei suoi occhi. Era più affine ai colori dell'autunno che alle tinte forti. Mai sbruffone prima di una gara, mai detto sono il più forte, anche se era perfettamente conscio delle sue possibilità e si allenava con cura per esaltare le sue doti. Infatti fu tra i primi ad affidarsi alla medicina sportiva, in un tempo di corridori autodidatti. Solo pochi anni prima Binda per darsi la carica mangiava in corsa chicchi di caffè a manciate...». Coppi, invece? i «Coppi' seguiva una' dieta; attenta. L'O vomitit in a nel latte al mattino, ; erano gli aminoacidi dell'epoca. Mal te verdure cotte e'crude, carne ai ferri, spaghetti e riso. La sogliola il venerdì. E poi gli iniettavo ogni giorno una fiala di B-Phos e C-Phos, vitamine B e C con fosforo per potenziare muscoli e cervello». Si parlava di simpamina, allora... «La simpamina dava lucidità, come la caffeina. E' sempre un problema di dosi. Si facevano del male i corridori che prendevano una pastiglia dal medico, una dal massaggiatore, la terza dai meccanico...Persino io la usai un paio di volte per dare anatomia patologica all'università, e poi un concorso. Coppi amava dire : fra un corridore che avesse preso la pastiglia e l'altro no, arrivava più stravolto chi non l'aveva voluta, perchè aveva dovuto svenarsi a star sulle ruote dell'altro...». Aveva piccoli vizi? «Non fumava, era attento a tutto. Ma aveva un debole per i frutti di mare, forse la sua unica civetteria era l'ostricaro personale che arrivava a Villa Carla apposta da Napoli. E infatti nella primavera del '54 si prese le febbri tifoidee che faticammo adebellare». Sapeva anche ridere? «Il suo velo di malinconia noti gli impediva di essere arguto». La Dama Bianca lo aiutò nella carriera o gli fu di peso? «Ero presente quando la conobbe. Un incontro del tutto casuale, il destino. Fu in un albergo-trattoria di Viggiù, dove la Bianchi aveva dirottato un ritiro premondiale per sfuggire alla mondanità di Villa Sorriso. Fu subito amore. Lui accettò per lei che la sua vita cambiasse, ma non era nel suo spirito di uomo venuto dai campi vedersi intorno il maggiordomo in guanti bianchi, la cuoca...Una volta era ricoverato a Cagliari per un incidente, lei piombò all'ospedale e riempì la stanza di fiori. Quando Fausto fu certo che era ripartita li fece gettare. Non sono ancora morto, disse. Certo le sofferenze per tutti e due superarono le gioie. I carabinieri che perquisiscono persino il suo letto per trovare prove tangibili del tradimento coniugale, lei sul cellulare trattata come una prostituta, il confino a Loreto per via delle assurde leggi dell'epoca...Ci voleva tutta la sua malinconica visione della vita per sopportare tanto». Si dice che per colpa di lei, Giulia Occhini, perse un Giro di Lombardia... «Sì. Fausto aveva cinque o sei minuti di vantaggio, quando Magni alle sue spalle si mise a tirare come un forsennato e gli portò sotto Darrigade poco prima dell'arrivo. Perchè Fhai fatto? Gli chiese Coppi stupito. Perchè la tua donna superandomi con l'auto mi ha preso in giro, Fausto ti ha fregato mi ha detto. Io non ci ho visto più...». Capitolo Bai-tali. Chi dei due passò la famosa borraccia? «Non lo so, ma la foto è l'emblema di una stima reciproca che ci fu sempre. Rivalità e basta, il resto è leggenda. Tanto che se non fosse morto di quella maledetta malaria avrebbe chiuso la carriera nella San Pellegrino diretta proprio da Bartali». Lei ha fatto i soldi, come medico di Coppi? «Tutto gratis, ne sono fiero. Per sdebitarsi un giorno mi regalò un bel Rolex, era un generoso, non riuscivi a offrire nemmeno un caffè con Fausto al fianco. Quando a Imola lo seppero mi chiamò l'ufficio imposte, valutò il Rolex e mi fece pagare le tasse»: Come vuole ricordarlo? «Milano-Sanremo del '46, radiocronaca di Mario Ferretti: ecco l'ordine di arrivo, primo Fausto Coppi, dopo 147 chilometri di fuga solitaria. In attesa del secondo, trasmettiamo musica da ballo. Il secondo era il francese Teisseire, arrivò a 14 minuti, bisognava riempire l'attesa. Questo era Coppi». «Con Battali solo rivalità Se non fosse morto avrebbe chiuso la carriera nella squadra di Gino» «Con la Dama bianca fu subito amore. Per lei accettò che la sua vita cambiasse del tutto» ni A destra: Faustino Coppi accanto alla mitica maglia biancoceleste, nella casa del padre, trasformata in un museo. Accanto: il Campionissimo insieme con Luigi Lincei, il medico che lo segui nella fase della maturità