Un lettino per le signore bene di Vienna di Ferdinando Camon

Un lettino per le signore bene di Vienna Un lettino per le signore bene di Vienna Ferdinando Camon SORPRESA: escono le prime inchieste sui personaggi più importanti del secolo, vedo Stalin, vedo Hitler, non vedo Freud. Escono le prime inchieste sugli eventi più grandi, c'è la rivoluzione russa, la Shoah, la rivoluzione cinese, non vedo la psicanalisi, Eppure Freud spiega Stalin e spiega Hitler, e non viceversa. Il grande contenitore del secolo è Freud. Quello che lui ha insegnato è entrato nella scuola, nell'arte, nella letteratura, nella religione: si è dissolto in tutto, ed e diventato invisibile. Per questo chi tira le somme del secolo non lo vede. Ogni lettore che non abbia sperimentato personalmente l'analisi crede di sapere cos'è perché l'ha vista in tv, al cinema, sui libri. Non sa che lì non l'ha mai vista e non la vedrà mai. Ho appena visto un film con la protagonista premiata come miglior attrice all'ultimo Festivaldi Venezia, «Una relazione privata»: il film si apre e si chiude con lui e lei che dialogano con un intervistatore-psicanalista: gli stanno di fronte, lo vedono in faccia, si mostrano di faccia, sorrìdono, fanno smorfie: insomma, parlano come parlerebbero con chiunque. Succede sempre così anche nei film di Woody Alien. La Fsicanalisi non è questo. E' esatto contrario. E' un modo di parlare all'altro come se non ci fosse, come se tu fossi solo. L'altro c'è ma è invisibile, nascosto alle tue spalle. Non sai cosa faccia, se ti ascolti o no, se scriva, se legga, se fumi. E' lui ed è ogni altra persona che ha avuto a che fare 'con te. E' l'umanità. Tu devi dire tuttp, anche quello che non vuoi, anche quello che non sai, e puoi dirlo solo a un nessunoognuno che non reagisce ma ti lascia reagire: non capisci quel che dici (per questo lo dici), ma appena l'hai detto ti senti cambiare. Tu sei fatto di tutte le parole che hai pronunciato finora. Pronunciando parole nuove, modifichi la tua composizione. A questo punto mi vien sempre in mente Musatti, che quand'era presidente degli psicanalisti italiani diceva: «Ogni tanto, nel mezzo di una seduta, mentre ascolto quel che dice un mio paziente, penso: "Se ci fosse qui un carabiniere e sentisse quel che diciamo, ci porterebbe in prigione tutl'e due, per associazione a delinquere". «Delinquere» vuol dire lavorare in senso contrario alla società. Non c'è dubbio che la psicanalisi ha questa funzione: la società (famiglia-scuolachiesa-legge-morale comune) ti ha costruito in un modo per cui stai male, per stare meglio devi ricostruirti in modo diverso, questo modo diverso lo ottieni ricaricandoti di messaggi, approvazioni e riprovazioni diversi e opposti rispetto a quelli che contieni, ma poiché i primi messaggi erano trasportati in te dall'amore (di tua madre, tuo padre, la scuola, la chiesa, la legge, lo stato), anche i nuovi messaggi, per avere efficacia, devono essere veicolati dall'amore: e l'amore tra te e lo psicanalista si chiama transfert. Poiché lo psicanalista non lo vedi in faccia, e può avere la faccia di tutti coloro che hanno avuto importanza per te, nel transfert rivivi tutti i rapporti che per te hanno contato. La psicanalisi è dunque educazione a esprimersi da zero. Quel che diri nella seduta non lo puoi dire fuori, a casa o a scuola o in ufficio. Commetteresti un reato. L'ana¬ lisi è lo spazio dove si dice l'indicibile. Per questo è terapeutica. La terapia consiste nell'esprìmere il represso, cioè nel de-reprimerti. Imparare a esprimersi vuol dire smettere di esprimersi come si è imparato, non essere più figlio dei propri genitori. L'analisi è un matricidio e un parricidio. Freud ha inventato questa scienza, e l'invenzione vien datata all'ultimo anno del secolo scorso, quando uscì «L'interpretazione dei sogni». Ma tutta la scienza che si chiama psicanalisi è stata fissata nei primi anni di questo secolo (Freud è morto nel '39). Quel libro ne è l'atto fondamentale perché l'analisi dei sogni è il cuore dell'analisi. L'analisi di tutta una persona si racchiude noli' analisi (completa) di uno solo dei suoi sogni. Quando uno è in grado di analizzare un proprio sogno, è in grado di fare l'autoanalisi, e l'analisi finisce. Ma poiché finisce nell'autoanalisi, l'analisi non finisce mai: chi ha fatto l'analisi si analizza anche mentre muore. Così fissata, l'analisi ha un costo psichico enorme, Spesso intollerabile. Quelli che l'hanno smessa a metà, lo han fatto perché a un certo punto la malattia (quella che erroneamente si chiama malattia) gli è parsa meno dolorosa della guarigione (quella che erroneamente si chiama guarigione). Con le scuole non-freudiane l'analisi ha perso questa caratteristica di scavo nel profondo più profondo: con i non-freudiani si parla guardandosi in faccia, ponendo domande e risposte, partendo alla larga, parlando del tempo che fa, o perfino scherzando. Probabilmente è un limite della mia cultura: ma Sueste mi sembrano analisi imezzate. Come rattoppare, non ricostruire. Come riverniciare, non rifare. Parli, ma non esprimi. Scendi a pianterreno, ma non nei sotterranei. A pianterreno trovi le radici superficiali, dei piccoli problemi o piccoli disturbi. Nei sotterranei affondano le radici dei grandi mali, tuoi o del mondo. I grandi mostri della storia, di cui questo secolo è pieno, sono nati in quello che Dostoievski chiamava «il sottosuolo». Se non scendi fin lì, non li puoi capire. Capire vuol dire vedere in cosa ti somigliano e in cosa si differenziano. In un romanzo sulla psicanalisi, di quindici anni fa, ho scritto una frase che ora mi torna in mente: «La storia è un reato. L'uomo è il corpo del reato. L'analisi è il suo processo». Sono tre concetti che son divenuti chiari dopo Freud, e dòpo che la scienza da lui fondata uscì dal centro-Europa e si trapiantò in Inghilterra e Stati Uniti. Specialmente negli Stati Uniti. Qui l'analisi fu usata come tecnica del riequilibrio nel rapporto tra individuo e società, attraverso un adattamento dell'uno all'altra: la società doveva diventare meno repressiva (altra scuola, altra famiglia, altre norme, altro peso del cittadino nelle decisioni statali) e l'individuo più democratico, più tclleran te. L'influenza della psicanalisi nel mondo oggi viene essenzial mente da qu^^nJ^jba-fa8B,«3I fase americana: non è l'uomo che è malato, è il rapporto uomo-società, e la terapia con siste nel modificare quel rap porto. Non è dunque più neces sario scavare a fondo nell'uomo, ma nello spazio tra lui e il mondo. E questo si fa meglio in due. I due che fanno l'analisi, l'analista e il suo paziente, si aiutano a vicenda in questo scavo, e ciascuno comunica all'altro quel che trova. Questo è un metodo molto lontano dall'analisi freudiana (anzi europea, fino a Lacan compreso). Nella quale niente andava rivelato dall'analista al paziente: se il paziente non vedeva una novità emersa, è perché non era in grado di accoglierla, quindi non doveva vederla. Chi gliela mostrava, faceva un errore. Quando fosse stato in grado, l'avrebbe vista. «Cosa si aspettano da me, ch'io parli? protestava Lacan -: se cercano parole, fuori di qui ne trovano fin che vogliono». Con la funzione neutrale dell'analista, puro specchio, si spiega la lunghezza e la costosità dell'analisi. E queste son due cause che ne hanno rallentato l'applicazione. Chi va in analisi, ferma la propria vita e la propria carriera per anni, quattro-sette. Per mesi farà sogni di furti, in cui lui è il ladro: ruba alla moglie e ai figli. Scienza della correzione della personalità, l'analisi ha davanti a sé un'area di bisogni estesa, di cui non riesce a occupare se non una piccola parte. Le associazioni di analisti, specialmente quella freudiana, non riescono a svolgere tutto il lavoro che dovrebbero fare. Perché sono chiuse. Ammettono nuovi soci solo per cooptazione, una cooptazione che è rigidissima tra i freudiani. I freudiani accolgono soltanto simili o identici. Danno una risposta elitaria a un bisogno di massa. E così la psicanalisi, che ha potentemente influenzato le arti e le scienze umane, chiude i confini con quelle: lo fa per difendersi (giustamente) dall'inquinamento, ma il risultato è che rallenta anche il suo rinnovamento. Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, è nato in Moravia nel .1856 e morto a Vienna, dove visse e lavorò, nel 1939

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