Gioberti il primo «rimpastato» di Michele Ainis

Gioberti il primo «rimpastato» Dizionario della crisi: da Cavour a D'Alema, passando attraverso De Mita Gioberti il primo «rimpastato» Michele Ainis LA nostra storia costituzionale» ha detto una volta Bobbio «si è svolta attraverso un continuo alternarsi di crisi di governo (spesso molto lunghe) e di governi in crisi (spesso molto brevi)». Crisi previste e tuttavia sempre imprevedibili quanto alla loro evoluzione, o incomprensibili quanto alle ragioni che le innescano. Sicché, mentro sta per scoccare la cinquantunesima crisi in cinquantuno anni, potrà essere utile accompagnarne gli esiti eoa un dizionarietto elementare. Anche perché, diciamolo, non è affatto semplice raccapezzarsi fra i mille riti e rituali della crisi. Verifica. Sostantivo femminile introdotto nel nostro lessico agli inizi dell'Ottocento, il secolo del positivismo. E infatti nel linguaggio scientifico indica l'accertamento di qualcosa, accertamento che in genere s'ottiene eseguendo prove di laboratorio. Viceversa nel linguaggio politico la verifica semina incertezze, anziché procurare verità. Non v'ò certezza circa i fini cui essa si rivolge: in teoria, dovrebbe rinsaldare la maggioranza di governo, attraverso un chiarimento che allontani dissidi e dissapori; in pratica, solo ad evocarne il nome si accelera la crisi. Tanto che la verifica di maggioranza talora viene chiesta dalla... minoranza, com'è acceduto proprio in questi giorni per la giunta regionale del Molise. Neppure ve certezza circa i tempi in cui potrà avvenire il chiarimento: se la verifica del governo D'Alema pende sulle nostre teste ormai da ottobre, quella sollecitata da De Mita nel marzo 1986 diede la stura a una sequela d'incontri che durarono due mesi, dopo i quali il governo Craxi rimase in piedi ma alquanto traballante, finché a giugno si dimise. Dimissioni del governo. Atto con cui il presidente del Consiglio comunica al Capo dello Stato l'intenzione di porre termine al mandato governati¬ vo, che quest'ultimo gli aveva conferito dopo la fiducia delle Camere. E perché mai il governo si dimette? Semplice: perché gli è venuta meno la fiducia di un partner essenziale della coalizione. Solo che, nell'Italia dei 50 partiti, può essere essenziale anche un partitine. In questo, l'altolà di Boselli ha almeno un precedente: risale al novembre del 1987, quando a rovesciare il tavolo fu il segretario del partito liberale, che rappresentava appena il 2% dell'elettorato. Lui però - sia detto a sua giustificazione - di cognome si chiamava Altissimo. E comunque alle nostre latitudini non è sempre possibile osservare la triplice regola che a suo tempo coniò Guido Mazzali, deputato socialista degli Anni 50: non dimetterti mai; non finire in minoranza; se parlano di te non te. ne andare. O meglio, quando si infrangono le ultime due regole (come ha fatto l'attuale presi¬ dente del Consiglio) anche la prima diventa impraticabile. Parlamentarizzazione della crisi. E un modo per riportare la vicenda nella sua sede naturale. Se infatti il Premier si dimette pur senza aver subito un esplicito voto di sfiducia da parte delle Camere, il Capo dello Stato può respingerne le dimissioni, e invitarlo a riferire in Parlamento. Secondo la carta costituzionale, la prima evenienza dovrebbe costituire un' eccezione; invece è diventata regola. Del resto la prima crisi extraparlamentare coincide con la nascita dello Stato italiano: il 20 marzo 1861. Quando per l'appunto Cavour si dimise affinchè l'esecutivo rappresentasse anche le «nuove Provincie del Regno», riuscendo ad aprire e chiudere la crisi in un baleno, come poi di rado è capitato ai suoi successori. Rimpasto. «Che brutta parola» ha esclamato Veltroni nell'ot¬ tobre scorso, parlando davanti allo telecamere di Biagi. Eppure il rimpasto di governo, ovvero la sostituzione di uno o più ministri senza aprire una vera e propria crisi politica, è.da sempre il salvagente cui i leader politici sperano d'aggrapparsi per non annegare. Lo ha fatto Milosevic, a un mese dalla fine dei.bombardamenti Nato; se ne parla in Germania in questi giorni, dove il rimpasto è annunciato (ed ovviamente smentito) per la primavera prossima; si pratica persino in Romania, dove hanno inventato l'antipasto del rimpasto, rimpiazzando due ministri negli ultimi due mesi, in attesa di passare dal temperino alla cesoia. Anche da noi, com'è naturale, ci sono precedenti in abbondanza. Ma il più illuminante risale al Parlamento subalpino: era il febbraio 1849, quando Gioberti si trovò costretto a fare le valigie, mentre i suoi ministri rimasero tutti al loro posto, sostenuti da unanime consenso. In quell'occasione, insomma, fu rimpastato il solo Presidente del Consiglio. Che anche oggi sia questa la via per uscire dalla crisi?

Luoghi citati: Germania, Italia, Molise, Romania