Veltroni: un danno per tutti cambiare ora

Veltroni: un danno per tutti cambiare ora Lettera aperta del lèadeì* della Quercia ai partiti della maggioranza: meglio lavorare per un D'Alema bis Veltroni: un danno per tutti cambiare ora ■ Berlusconi: «Ma il rimpasto sarebbe uno scandalo» Guido Tibsrga ROMA «Cambiare ora il premier sarebbe un danno per tutta la coalizione». Walter Veltroni rompe gli indugi a metà mattina, con una lettera aperta ai colleghi di maggioranza. In serata, dopo la consueta ridda di incontri, dichiarazioni e controdichiarazioni, il bilancio del segretario diessino è quasi ottimista: «Noi stiamo lavorando a un D'Alema bis», dice. E da questo punto di vista, aggiunge, «oggi va un po' meglio cu ieri e decisamente meglio didomenica...». L'idea del «governo rinnovato» fa infuriare Silvio Berlusconi («E' una vergogna che si aggiunge a vergogna») ma raccoglie adesioni importanti: i Democratici, ancora orfani di un Di Pietro ohe punta i piedi da Strasburgo, diffondono un comunicato in cui si parla esplicitamente di un «nuovo governo D'Alema». Favorevoli anche popolari, mastelUani, Verdi e dimani. «Si sono consolidate le ragioni profondo del' consenso tra una sene di forze politiche», commenta Veltroni. 11 Trifoglio? Continua a fare la voce grossa, ma nonostante i ripetuti «no», il leader diessino nota che «i toni sono già di confronto nel merito». E questo, ammétte, «è quanto ci si poteva aspettare in questa fase della discussione». Al terzo giorno di quasi-crisi, mentre la «conta» dei deputati porta la coalizione senza Trifoglio a un margine di quas i -sicurezza, il segretario della Quercia trascorre la giornata alternando il pressing sui socialisti al dialogo con gli altri segretari di maggioranza. «Il problema fondamentale», dice a tutti Veltroni, è quello di «dare continuità» all'azione del governo. Le parole del leader diessino sono molto simili a quelle che lui stesso aveva pronunciato sabato scorso, davanti al congresso della ribellione socialista: addirittura identiche nel secondo assunto della lettera, quello che nega ancora una volta resistenza di qualsiasi «automatismo» tra il premier di domani e il leader da presentare agli elettori nella primavera del 2001. A essere preoccupato è piuttosto il tono della missiva, che si chiude con un monito inquietante, espresso da un crescendo di aggettivi che ieri mattina dipingeva cene gli umori del centrosinistra: «Incomprensibile, irresponsabile, imperdonabile». Così, avverte Veltroni, sarebbe giudicato mi atteggiamento che consentisse «a una destra inaffidabile e trasformista di tornare al governo». Dall'intervento di Fiuggi sono fmssati appena quattro giorni, ma e parole cu Veltroni assumono già un suono diverso sotto il Trifoglio. Quella che sabato era stata salutata quasi còme un'apertura, ieri sera era già diventata una serrata. «Non mi pare che ci siano elementi nuovi cne consentano di modificare la nostra posizione», dice il presidente socialista Enrico Boselli. «n premier apra la crisi con le dimissioni del suo governo - insiste - e noi discuteremo sulla possibilità di far nascere un nuovo governo con il nostro sostegno». Ieri sera, nonostante il forcing diessino, lo Sdì sembrava ancora propenso a salutare il D'Alema bis con un'astensione alle Camere. Veltroni insiste per ottenere un appoggio esterno, contando anche su qualche dissapore interno al Trifoglio. (Cossiga, ieri sera al Tg3, ha definito «ipotizzabile» quest'ultima soluzione)., I ribelli, insomma, vogliono che D'Alema se ne vada. 0 che almeno faccia il gesto di andarsene. «Gli accordi preventivi non servono dice Francesco Cossiga -. La maggioranza ha i numeri, li faccia pesare». Il premier, d'altro canto, e sempre più disposto a dare alla situazione i crismi della crisi formale. I tempi? Il dibattito sulla Finanziaria non è rapidissimo, al punto da costringere Luciano Violante a sgridare il governo: «Se continuate a presentare emendamenti - ha detto ieri il presidente della Camera - ci costringerete a lavorare anche il 25 dicembre...». Ma la speranza fondata della maggioranza e di Palazzo Chigi è quella di chiudere entro la vigilia di Natale: sabato mattina le dimissioni, domenica le consultazioni-lampo, lunedì il reincarico e l'avvio ufficiale del D'Alema bis. Restano da vedere le reazioni del Polo, di fronte a una via d'uscita che vedrebbe Carlo Azeglio Ciampi impegnato nel ruolo di acceleratore. «Se la crisi dovesse risolversi in un rimpasto - tuona Berlusconi dalla tribuna vip di San Siro, davanti al suo Milan che festeggia il secolo di vita - a vergogna si aggiungerebbe vergogna. La vergogna di un governo che è tale contro la volontà della gente, non legittimato dal voto: un governo che si esibisce in compravendite vergognose pur di puntellare una maggioranza di regime. Siamo lontani da una vera e propria democrazia: anzi, in Italia vige il criterio opposto della democrazia». Il segretario Ds nega l'«automatismo» fra premier attuale e leader per il 2001 MaBoselli insiste «Si apra la crisi e noi discuteremo del nuovo esecutivo» I presidente del Consiglio Massimo D'Alema

Luoghi citati: Fiuggi, Italia, Roma, Strasburgo