Il business del Vittoriale marino di Mirella Serri

Il business del Vittoriale marino Un'avventura commerciale del Ventennio in mostra a Roma Il business del Vittoriale marino Cosi D'Annunzio valorizzò il macìe in Italy Mirella Serri ROMA LA stragrande maggioranza degli ospiti a bordo erano turisti non desiderabili, ragazzi figli I di papà, finti giornalisti e finti commercianti che di nulla si occupavano, fuorché di giocare a carte durante le traversate e di darsi alla pazza gioia durante le soste». L'allegra combriccola di fannulloni che fa tornei di scopone, che, quando tocca terra, molesta le signore e del cui poco dignitoso comportamento si lamenta l'onorevole Giovanni Giuriati (in una relazione a Benito Mussolini fino a oggi inedita), si trova a bordo di una nave da guerra, l'«Italia». L'imbarcazione, strappata durante il conflitto mondiale alla flotta mercantile tedesca, era stata trasformata, con un colpo di genio di D'Annunzio, in un singolare business di cui fu responsabile Giuriati, ex combattonto, fedelissmo del Vate e tra gli organizzatori dell'impresa di Fiume. La regia nave Italia era divenuta, infatti, su suggerimento di D'Annunzio, una gigantesca fiera ambulante: salpata da La Spezia il 18 febbraio del '24 aveva il compito di far conoscere in America Latina tutto il meglio del made in Italy e di far pubblicità all'immagine del regime in camicia nera. Spazzato via dal ponte il più vetusto armamentario bellico, il bastimento era stato stipato di carri armati, cannoni e automobili Fiat nuovi di zecca e messi in bella mostra per essere smerciati insieme a raffinati profumi, cappelli Borsalino, occhiali Salmoiraghi, vetri di Murano, tessuti di Fortuny. Diventata un Vittoriale galleggiante, la nave era stata addobbata con marmi, scaloni, saloni, «lavanderie elettriche», una stanza dedicata a Dante, una cappella, uno schermo su cui si proiettavano i documentari girati nel conflitto mondiale e scatoloni di urne colme di terra insanguinata del Carso con cui omaggiare gli italiani residenti all'estero. Giulio Aristide Sartorio, responsabile artistico della crociera, aveva decorato la nave e nel periplo dell'America del Sud, durato otto mesi, dipinse oltre duecento paesaggi. Adesso una bella mostra - a cura di Bruno Mantu- ra, Maria Paola Maino, Bernardino Osio che si inaugura oggi presso l'Istituto Italo-Latinoamericano -, insieme a documenti inediti e libri, espone queste tele di viaggio di Sartorio (dopo lunghe ricerche ne sono state recuperate circa una ventina) e reperti di arte figurativa dell'epoca che vanno dagli splendidi oggetti in ferro battuto di Mazzucotelli e di Belletto ai vasi di Giò Ponti per Richard Ginori. Mentre dunque gli italiani gaudenti se la spassavano solcando i mari e facendo affari guadagnarono circa cento milioni di lire - a Roma si susseguivano le tremende fasi del dramma di Matteotti, di cui a Giuriati arrivavano solo lontani echi, come si lamenterà in un'intervista a un giornale messicano. Oltre ad essere un gran mercato Kitsch alla maniera dell'Imaginifico, la storia della nave Italia rappresenta oggi un capitolo finora poco conosciuto degli anni del fascismo, infatti costituisce un esilio dorato per Giuriati, personaggio scomodo e considerato poco mussoliniano. Incaricato di un'inchiesta sulla vendita dei residuati di guerra, scopre i colpevoli e li denuncia a Mussolini. Che insabbia lo scandalo, mette tutto a tacere e spedisce l'onorevole in crociera. Giuriati sca'pita, protesta che in quei mari lontani non ci vuole restare e chiede il rimpatrio, lui il bellicoso eroe fiumano, per eccesso di stress e di presenze massoniche sulla nave Italia (fu uno dei promotori per la legge sull'incompatibilità tra l'appartenenza al Partito fascista e l'affiliazione alle logge). Nonostante tutte le rimostranze la crociera finirà per rivelarsi, come il Vate aveva previsto, un successo non solo commerciale ma anche diplomatico e stabilirà dei legami con gli italiani d'America. Rientrato in Patria Giuriati sarà premiato e nominato ministro dei Lavori Pubblici, riorganizzerà le ferrovie e sarà merito suo la tanto celebrata puntualità dei treni nel ventennio. Divenuto nel '30 segretario del partito sarà poi sostituito da Starace, finendo emarginato. Comunque la trovata dannunziana del Vittoriale sui mari aveva fatto scuola: finita la guerra la «Lugano», un'altra nave fiera, si muoverà sulla stessa scia alla ricerca di lidi con cui commerciare. Una nave da guerra trasformata in una fiera galleggiante. Un viaggio in America Latina con cannoni e profumi ttf- Gabriele d'Annunzio e la nave «Italia» ancorata nel porto della Spezia