Verso un D' Alema bis, con il rebus-Trifoglio

Verso un D' Alema bis, con il rebus-Trifoglio Mancino e Violante al Quirinale assicurano che la Finanziaria sarà votata entro venerdì. Poi il «chiarimento» Verso un D' Alema bis, con il rebus-Trifoglio Pòi e Asinelio d'accordo. E Amato dice: vada avanti Aldo Cantillo ROMA Walter Veltroni: «Non vedo soluzioni oltre a D'Alema». Come a dire: In sola alternativa a un D'Alema bis è il voto anticipato. Amato a «Radiotromondo» di Lucia Annunziata: «Sono tra quelli convinti che questa crisi politica vada risolta con lo stesso primo ministro». Il segretario popolare Pierluigi Castagnetti e il leader dei Democratici Arturo Parisi, dopo un faccia a faccia: «D'Alema guidi il governo fino al 2001, poi decideremo chi candidare alla testa della coalizione». Come a dire: il premier non è un ostacolo, resterà fino alla scadenza della legislatura e - forse - anche oltre. Il cossighiano Angelo Sanza: «Se D'Alema va bene fino al 2001, non si capisce perché non dovrebbe andare bene anche dopo. Quindi ce lo dicano con chiarezza». Come a dire: il Trifoglio è pronto a mettere in discussione tutto, anche la propria partecipazione alla maggioranza. 11 clima politico si raffredda: le dimissioni del premier si confermano inevitabili, ma un «governo rinnovato», come lo definisce ll é Palazzo Chigi, potrebbe nascere in tempi brevi; con il rischio, però, che venga a mancare l'appoggio del Trifoglio. Diventano quindi decisivi i numeri e il lavorio per rafforzare la maggioranza (forse non a caso, ieri sera, Francesco Cossiga lamentava il «malcostume di surrogare l'arte del convincimento con un'indecorosa campagna di acquisti e minacce»). Le ultime voci del Transatlantico davano per acquisito alla maggioranza il repubblicano Luigi Negri (che porterebbe il governo a quota 317 voti, Trifoglio escluso); ma altre indiscrezioni parlano di due cossighiani «dormienti» nelle fine popolari, che potrebbero sfilarsi al momento del voto sul nuovo governo. Ieri pomeriggio i presidenti delle due Camere sono saliti al Quirinale, per riferire a Carlo Azeglio Ciampi sui possibili tempi della crisi. Sfumato l'accordo con il centrodestra per il ritiro degli emendamenti alla Finanziaria, Nicola Mancino e Luciano Violante hanno tranquillizzato comunque il presidente della Repubblica: la legge di bilancio dovrebbe essere approvata entro giovedì a Montecitorio, ed entro venerdì a Palazzo Madama, in modo che D'Alema possa intervenire in entrambe le Camere sabato mattina, e subito dopo cominci il dibattito. Gli altri incontri della giornata sono stati ben più agitati di quello del Quirinale. Non è andato bene il colloquio tra Veltroni ed Enrico Boselli, che taglia corto: «Siamo al punto di domenica». «Noi non chiederemo le dimissioni di nessuno - prevede un altro esponente dello Sdi, Giovanni Crema -, se non del nostro ministro, Angelo Piazza. Vedremo che farà D'Alema». Più distesi i toni tra Castagnetti e Parisi. «La crisi ci sarà, ma pilotata - sostiene il segretario popolare -. Il passaggio delle dimissioni del premier è inevitabile, visto che lo stesso D'Alema vuole un governo rinnovato». Dopodiché, aggiunge, «ci metteremo tutti attorno a un tavolo per rilanciare la coalizione». In realtà il segretario del partito polare avrebbe preferito l'iter inverso - prima la verifica, poi la crisi -, ma l'accelerazione del premier ha messo di fronte al fatto compiuto sia lui sia Parisi, che conferma: «La leadership di D'Alema non si contesta. L'ipotesi di un governo istituzionale o tecnico (ventilata da Achille Occhetto, ndr)? E' fuori discussione». Una posizione che Veltroni definisce «seria e responsabile», «tanto che sta raccogliendo un consenso crescente nella maggioranza». E tanto da consentire a D'Alema di dichiarare in tv a Enzo Biagi: «Posso contare su tutte le forze politiche della maggioranza. Boselli ha lanciato una proposta che è rimasta abbastanza isolata. Comunque, se mi daranno fiducia e mi metteranno nelle condizioni di fare un governo più forte, resterò; in caso contrario, me ne andrò». Dal vertice del Trifoglio di ieri sera (Cossiga ha ricevuto a casa sua Boselli e La Malfa) non è uscita una risposta all'aut-aut del presidente del Consiglio, ma un ammonimento: «Per avere un centro-sinistra nuovo, e non un nuovo centro-sinistra, occorre una formale crisi di governo - è la posizione dell'ex capo dello Stato -.Nessuno si illuda di poter seguire vie tortuose o scorciatoie illegittime». A stretto giro la risposta di Palazzo Chigi, con una nota in cui D'Alema conferma di voler rispettare il percorso costituzionale; comprese le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica. La soluzione trovata è il rinvio al 2001 della discussione sulla leadership Per Castagnetti «non c'è altra via» Anche Parisi la pensa così Già cominciata la conta dei voti

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