IL VADEMECUM DI MONI OVADIA di Monica Sicca

IL VADEMECUM DI MONI OVADIA IL VADEMECUM DI MONI OVADIA «Oylem Goylem» al Teatro di Torino le parole e la musica yiddish JUDISCH chiamavano i tedeschi quella lingua inafferrabile che parlavano gli ebrei dell' Europa orientale, un miscuglio di tedesco, polacco, russo, di dialetti misteriosi, rumeno e ebraico fusi in un linguaggio di cadenze infantili e forte musicalità. Era data quasi per morta questa lingua, ma un artista dalle origini bulgare e milanese di fatto l'ha recuperata, portandola in giro ovunque con grandi consensi: è Moni Ovadia (nella foto), che arriverà con il suo cabaret appunto Yiddish al Teatro di Torino, dal 16 al 18 dicembre alle 21 e il 19 alle 16 nell'ambito della stagione 1999/2000, e con la Theaterorchestra presenterà «Oylem Goylem». Si tratta di un «vademecum musicale e teatrale» scritto e interpretato dallo stesso Ovadia, accompagnato in scena da sette musicisti che eseguiranno melodie klezmer elaborate da Maurizio Dehò e Gian Pietro Marezza, musiche cioè che sono una parte della cultura ebraica come lo Yiddish ne è la lingua. E il termine stesso deriva dalle due parole kley e zemer, riferite agli strumenti - violino e clarinetto - con cui si suonava la musica degli Ebrei dell'Est europeo a partire dal XVI secolo. La Theaterorchestra si rifa proprio a quella tradizione nell'incrocio di stili, nel canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga fino alla festosità di ballate composte per le occasioni bete. Si è parlato di «spettacolocanzone» per «Oylem Goylem», che gira dal '93 le platee continuamente aggiornato, e approdato persino in televisione l'anno passato. Ovadia, che sa dare toni di irresistibile umorismo al racconto di quella gente che la storia ha sparso per il mondo, parla della Shoah e dell'Ebreo errante, di denaro, di commerci e di rabbini, e colloca il suo spettacolo in un clima che sa di steppa e di retrobotteghe, di strade e sinagoghe. L'artista ama spesso raccontare che è approdato al cabaret Yiddish dopo aver visto due ebrei litigare in una sinagoga: «per la prima volta vidi il gran teatro che può essere ima sinagoga, capii quanto sia fondamentale per l'ebreo litigare. Cominciai subito a imitare quelle persone». Prima aveva fatto diversi mestieri, era partito a diciott'anni con in testa due maestri, Frank Zappa e Brecht, e attratto dalla musica etnica aveva fondato il Gruppo Folk Ovadia e gli Stormy Six. Era arrivato al teatro folgorato da uno spettacolo di Kantor, ma il successo venne con il festival di cultura ebraica e da allora è cresciuto fino a fare di Ovadia un vero e proprio caso teatrale, sicuramente da non perdere (tel. 011/779.58.03). Monica Sicca

Persone citate: Brecht, Frank Zappa, Gian Pietro Marezza, Kantor, Maurizio Dehò, Moni Ovadia, Ovadia, Stormy