La Jerusalem dei venti assedi e delle undici dominazioni

La Jerusalem dei venti assedi e delle undici dominazioni NELLA CAPITALE DI TUTTE LE RELIGIONI La Jerusalem dei venti assedi e delle undici dominazioni REPORTAGE Fiamma Nierenstein HO cercato di sorprendere Gerusalemme» scrive in una sua vecchia antologia DennLs Silk, uno studioso inglese assai raffinato, che ha passato la vita a cercare di strappare alla Città Santa i suoi segreti. Le sue parole, dopo una lunga conoscenza con questo luogo, non mi suonano più misteriose come un tempo. Se la prendi di petto, infatti, Gerusalemme ti distrugge di domande, di bellezza contesa, in definitiva di angoscia. Tutto questo sacro in una sola rocca, il riverbero continuo delle tre religioni che cantano a ogni angolo della Città Vecchia, tutto questo riflesso rosso del sangue versato per appropriarsi di questi sassi bianchi, non lo si può sopportare a meno di non appartenere personalmente alla schiera dei pellegrini che cercano una mistica Rivelazione. Percorrere la via dolorosa è uno strazio della memoria, entrare dalla porta di Giaffa e ricordarsi che i cavalli dei crociati camminavano nel sangue dei mussulmani e degli ebrei fino alle ginocchia, non se ne può fare a meno; vedere le piccole antiche sinagoghe fatte a pezzi dai giordani è un indispensabile esercizio della mente... La Gerusalemme del Santo Sepolcro e della Via Dolorosa, del Muro del Pianto e delle Moschee, cui si accede dalle porte di pietra di Giaffa, di Damasco, della Spaccatura... da cui passarono dopo David, Cristo e gli altri grandi ebrei, i romani, i crociati, il Saladino, gli ottomani, gli inglesi, i giordani, gli israeliani, la Gerusalemme dei venti assedi e delle undici dominazioni, chi non la sa a mente, chi non la sogna? Chi non l'ha già vista mille volte in fotografia, tanto che soltanto la luce alla fine, risulta sorprendente, una luce che riesce ad abbagliarti di bellezza rendendoti dimentico di tanto dolore, un cielo grande e strano solo come lo si vede a Roma o a New York, dove l'aria sembra il compimento dell'opera umana, e non viceversa? Eppure è solo una delle possibili città sante, la Città Vecchia: l'altra non abbaglia, ma seduce col mistero, è fatta di ombre, di piccoli edifici arabi, inglesi, europei in stile tedesco, di minuscole strade piene di fiori di buganvillea contro le case di pietra, di giardini un po' verdi e un po' azzurri con una fontana araba nel mezzo, di architetture mescolate Bauhaus e arabe, di memorie laiche... Nella Gerusalemme moderna, c'è un clima fricchettone un po' fuori moda, una fuga dal mondo dei consumi; c'è poco da comprare, qui; c'è uno strano misto fra Turchia, Inghilterra, Germania e Oriente che al di là delle religioni disegna un qui e un adesso incantevoli, un po' lenti come al Quartiere tedesco, dove si allineano lungo emek rèfaxm. i caffè degli intellettuali e dei perdigiorno, i negozi di modesti manufatti e di vino e olio. E' bello fermarsi a leggere il giornale davanti ad un cappuccino, nuova idolatrata scoperta d'Israele, e poi perdersi nelle stradine circostanti, incontrare Yyeshiva (la scuola religiosa) piena di «neri» con i riccioli laterali che cantano a tutta forza all'angolo di Réhov Yotam, a un passo da un Centro laico per la tolleranza religiosa ed a uno per lo Sviluppo della democrazia, mentre vicino abitano, lavorano, scrivono, suonano, vanno al supermarket parcheggiando la loro jeep scrittori come Meir Shalev, o artisti come il fotografo storico d'Israele David Rubinger del Time... E' bello estendere la propria passeggiata a Rehavia, dove vicino alla casa di Golda Meir e degli altri grandi spiriti politici d'Israele (tutte case piccine, povere, piene di sogni) si trova una tomba maccabea a punta in ottimo stato, accanto alla quale su una panchina studiano due fanciulle religiose con la gonna lunga fino in terra insieme ad una in blue-jeans con la pancia esposta all'aria a causa della nuova moda; più in alto, i fiorai, i verdurieri, i caffé, il ristorante Amishe Assin dove il menù è scritto in yiddish e si mangia lutkes e gefiltefische. Sempre con questa strategia di aggirare Gerusalemme, è esotico perdersi nel mercato sefardita di Ben Yehuda, dove ogni venditore di falaffel tchina espone il volto di qualche CLIMA FRICCHETTONE 0) Nella Gerusalemme moderna, c'è un clima fricchettone un po' fuori moda, una fuga dal mondo dei consumi; c'è poco da comprare, qui; c'è uno strano misto fra Turchia, Inghilterra, Germania e Oriente che al di li delle religioni disegna un qui e un adesso incantevoli, un po' lenti come al Quartiere tedesco vecchio affettuoso santone marocchino, molto meno severo del Rebbe Lubavitcher. La gioia dei colori della frutta è mescolata al terrore degli scoppi di due attentati di poco tempo fa. Dalla parte opposta della città, a Talpiht, vicinissimo alla passeggiata costruita sul modello del piazzale Michelangelo, la Tayalet che offre una vista biblica mozzafiato con la città di David subito sotto le mura e una quantità di deserto pallido rilucente e triste intorno su cui spicca la gloria della capitale, in un vicolo alberato si nasconde la casa del grande scrittore Premio Nobel, Shai Agnon: tutto nelle sue stanze è rimasto uguale. La tovaglietta bianca sul tavolo di cucina, la stufa di terracotta gialla, e soprattutto lo scrittoio dove lui scriveva soltanto in piedi per vivere appieno il miracolo santo della letteratura ebraica appena risorta: è rimasta là la sua penna stilografica e il foglio scritto a metà, e dietro il tavolo dove la moglie batteva su una macchina da scrivere nera, le sue storie. Vabbene, entriamo pure nella Città Vecchia ma prima andiamo a Gerusalemme Est a prendere un tè all'American Colony, fondata dagli avi quaccheri di Peter Ustinov; il servizio degli ottimi camerieri arabi è grandioso e allusivo, come si conviene alla tradizione che fa dell'America n Colony l'albergo filopalestinese della città, dove a suo tempofra fiori e fontanelle i giornalisti incontravano senza appuntamento tutta la leadership deu'Intifada; efa invece del King David l'hotel filoisraeliano, quello dove nella hall chiacchierano Barak e Peres e dove i giovani ebrei americani, rapiti, compiono i loro incontri matrimoniali organizzati. A Gerusalemme Est è anche meraviglioso visitare l'oasi mistica delle Ecole Biblique dei Domenicani, dove il capo Pere Goffrè fuma Gauloises a catena e ti incanta con i suoi tormentosi pensieri sul mondo e su Dio. Infine, avviandosi alla conquista della cittadella, ormai consapevoli di ogni cosa, compreso della colonia armena che vive dentro la sua enclave aprendo solo a certe ore, e degli etiopi che giunsero con la regina di Saba e sono i più poveri tra i cristiani che posseggono il Santo Sepolcro, tanto che vivono sul tetto, è bello, con un giro un po' insensato, giungervi da dove vi arrivavano gli antichi: non quindi dalla strada mare e monte che viene da Tel Aviv per curve e volute tra i pini, ma quella che arriva a novecento metri di altezza dal deserto della Giudea, dal Mar Morto, da Gerico la città più antica del mondo. Lungo quella strada, fino proprio a Gerusalemme che tutto ad un tratto appare tra le vallate desertiche, dopo che il verde si è presentato come un miracolo, stazionano dalla notte dei tempi le tende dei beduini, passano i vecchi sugli asini e i bambini attaccati al velo colorato della madre con una giara in testa. LA CITTA' DA CUI PASSARONO DOPO DAVID, CRISTO E GLI ALTRI GRANDI EBREI, I ROMANI, I CROCIATI, IL SALADINO, GLI OTTOMANI, GLI INGLESI, I GIORDANI, GLI ISRAELIANI... Paese di contrasti: accanto ad una tomba maccabea, su una panchina, studiano due fanciulle religiose con la gonna lunga fino in terra insieme ad una giovane in jeans con la pancia scoperta per seguire la nuova moda Una veduta di Gerusalemme. La Porta di Damasco, la cui struttura originaria risale all'Imperatore Adriano (133 d.C). Il muro del Pianto