Il nostro Novecento: pittura da De Chirico a Burri, scultura da Giacometti a Martini

Il nostro Novecento: pittura da De Chirico a Burri, scultura da Giacometti a Martini Il nostro Novecento: pittura da De Chirico a Burri, scultura da Giacometti a Martini LA SCELTA Angelo Guglielmi , Fra le braci e l'eredità di Sàndor Màrai, dove l'infelicità è un dovere Nel contesto di una letteratura-routine, che 08f alcuni decenni ci affligge (non basta l'avvento di un gruppo di giovani dotati a ridarci allegrìa), spunta un classico dimenticato, Sàndor Màrai, con «Le Braci» uscito nel '98 e «L'eredità di Eszter» nei primi mesi di quest'anno (Adelphi). Si tratta ancora di un esemplare della grande letteratura mitteleuropea che, nata e cresciuta sulle ceneri ancora calde del grande impero morto, ne conserva il senso della fine accompagnata dallo struggimento per quella fine, peraltro giusta, e il ricordo di antichi eroismi. Parlerei di una letteratura romantica vissuta classicamente, dove l'infelicità è un dovere e le passioni degli individui, i loro travagli e devozioni, appaiono accanimenti inesorabili cui è impossibile sottrarsi. Parlerei di classici decaduti, che dedicano (riservano) alla miseria (la sconfìtta) di oggi il cerimoniale della grandezza. CONTEMPO.RANE Marco Vallorà M A dove incomincia davvero l'arte contemporanea? Come all'università: nel Settecento neoclassico? Certo, se si apre questa voluminosa prima monografia su Felice Gini (1758-1853) dedicata alla «cultura di fine secolo» (Electa, pp. 576, 1200 ili., L.380.000) si ha l'impressione che la modernità stia già li in agguato. Anna Ottani Cavina dimostra che si può essere ponderosi ma non pedanti, filologicamente scrupolosi ma non aridi, mostrando come sul chiudersi di quell'altro fine-secolo nasca l'esigenza di un vivere diverso, più intimo, interiorizzato, già foscoliano. Inventandosi nuovi mondi Anche Roberto Tassi non si occupa solo di contemporaneità, in questa sua raccolta di recensioni S'ornalistiche, edita da Guancia igure nel paesaggio, pp. 760, L.90.000): ma tutto è a lui contemporaneo, quanto davvero lo attrae: e che prosa dolcemente illuminante e che approdo gentile (raccomandabile anche l'introduzione di Mario Lavagetto. Tra le monografìe, possiamo ricordare, per la scultura, il volume dedicato all'ultimo Arturo Martini, dal 1934 al '47, curato da Nico Stringa e Enrico Crispolti (Marsilio, pp. 145, L 60.000) dedicato appunto al periodo della «Scultura interrogata»: non più «lingua morta» ma interrogazione de-materializzata e combattuta dentro la materia (interessante l'analisi del- CONTEMMaVal O.RANE co rà la negletta produzione di pittore-incisore). Per la pittura, le ben orchestrata monografia su Alberto Burri di Giuliano Serafini, che è insieme primo tentativo organico di biografia e saggio di riflessione su questo maestro dell'assoluto, «che preferisce il proprio silenzio alla parole degli altri». Ma che forse avrebbe gradito questo sforzo di mediazione biocritica (Charta, pp. 271, L. 100.000). Sono bellissime le lettere che Nicolas de Staèl, artista straziato (dalla paura di non sapersi esprimere davvero) inviava ai suoi genitori adottivi, alle sue donne, alla sua bambina iper-matura: terribile l'ultima, in cui, acquistando seggiole per un futuro inutile, avverte: «Non ho la forza di firure i miei quadri. Grazie per quanto avete tatto per me». E si getta. (Cieli Immensi. Le Lettere, pp. 93, L. 23.000). Ha un titolo suggestivo e mantiene le promesse Autoritratti, specchi e palestre (Bruno Mondadori, pp. 198, L. 33.000) ultima, originale fatica di Paolo Fossati: guardare alla pittura del Novecen- to italiano dalla parte delle figure emblematiche e ricorrenti. Casorati, De Chirico, Donghi, Fausto Pirandello ecc. attraverso l'analisi di stanze simboliche: come atelier, boudoir, biblioteche, scatole e frammenti d'agone. Una visione inedita e stimolante. Assolutamente da recuperare e magari da sottolineare ad ogni riga, La responsabilità dell'artista di Jean Clair, (Allemandi, pp. 126, lire 35.000) libro coraggioso e anti-convenzionale, di quelli che realmente riossigenano l'intelligenza e che ha il bel primato, in Italia, di esser stato snobbato ecumenicamente dalla critica (per pavidità). Perché si interroga sulla dittatura (stupida) delle (pseudo) avanguardie e sulle preoccupanti (al di là dei luoghi comuni) connivenze tra l'espressionismo e il nazismo, tra il nunimalismo e la mafia vincente!?) dei Musei di Arte Contemporanea. Che cosa pensava Roberto bonghi dell'arte contemporanea? Forse, più ancora che non dai suoi bellissimi ma partigiani saggi sui pittori a lui vicini (vedi le riedizioni delle raccolte di articoli e presentazioni da Sansoni) il suo umore piccante e imprevedibile fuoriesce da questo brillante epistolario ine¬ dito con il segretario della Biennna? Rodolfo Pallucchini (mentre lui era un conrmissario). Verità scomode, cattiverie velenose, riflessioni preziose tra lettere riservate, epistole ufficiali e verbali di riunioni: Le prime Biennali del Dopoguerra, 1948-1956, a cura di Maria Cristina Bandera (Charta, pp. 331, L. 65.000). In Le forme del visibile Marco Vozza, in un denso saggio (Pendragon, pp.256, L. 34.000) affronta un tema difficile, quale il rapporto tra filosofia e pittura, nell'arte tragica di mostrare anche il dolore, di mettere in scena la finitudine umana, da Cézanne a Giacometti, da Bacon a De Staèl, passando per Celan, Heidegger, Wittgenstein. Un catalogo (Electa, pp. 248, L. 100.000) molto ricco per ricordare (il nostro solito provincialismo) uno scultore troppo sottovalutato e che pure lavoro con Le Courbusier, Breuer e Saarinen. Costantino Niyola, sardo, legato a Marino Marini, Persico e Pagano, insieme a Nizzoli straordinario pubblicitario dell'Olivetti, autore dei monumenti a Satta e Gramsci, costretto ad emigrare per via della moglie ebrea, in America, dove conosce Léger, De Kooning, Calder e diventa amico privilegiato di Saul Stein berg (altro artista geniale, morto recentemente nel più colpevole silenzio. A quando le ristampe?). Ristampato, invece, ed era diventato quasi un oggetto d'antiquariato, il catalogo degli Anni Trenta (Mazzotta, pp. 660, L. 98.000) una mostra milanese, che fece epoca, perché sdoganò un periodo artistico stoltamente rimosso. LE LETTERE STRAZIATE DI NICOLAS DE STAEL, «AUTORITRATTI. SPECCHI E PALESTRE», ULTIMO SGUARDO DI PAOLO FOSSATI, LE PSEUDOAVANGUARDIE DI CLAIR, IL RITORNO DEGLI ANNI 30

Luoghi citati: America, Italia