Tra Michelangelo e Gaudì un colossale Leonardo di Claudio Gorlier

Tra Michelangelo e Gaudì un colossale Leonardo Tra Michelangelo e Gaudì un colossale Leonardo LA SCELTA Claudio Gorlier I due postmoderni geografi di Pynchon e una frontiera dell'800 L'indiscusso capofila del post-moderno americano, Thomas Pynchon, si cimenta con il romanzo storico. Ne viene fuori un volume poderoso ma di estrema leggibilità, «Mason & Dixon» (Rizzoli, pp. 684, L. 34.000), ove realtà storica e immaginario si fondono con lampeggiante e pur calcolato estro creativo. I due geografi incaricati a metà Ottocento dal governo inglese di tracciare una sorta di frontiera, che fissa il limite tra i Sud e il resto delle colonie americane, sono ritratti nella loro complementare diversità, ma accanto a loro si muove una folla di personaggi storici, spesso manipolati (Franklin, Washington), o del tutto inventati, ivi compreso un cane parìante, sullo sfondo dei grandi spazi di una natura ancora vergine. La storia è mistero, riflesso dell'universo. Perché mai cercare di spiegarla? Meglio raccontarla, non affidarsi stolidamente ai puri dettati della ragione. Pynchon lo fa da maestro, nel segno del suo magico linguaggio, epico e ironico, sbrigliato e riflessivo. CLASSIC L A consueta raffica di «strenne» d'arte evidenzia e accentua l'im- CLAponenza e, non posso non riconoscerlo, la qualità degli apparati cromotipografici. 1 giustificati timori da parte degli studiosi, e in più largo raggio degli uomini di cultura nei confronti del feticismo dell'immagine d'arte imbellettata fino all'estremo della fascinazione e gradevolezza cromatica rispetto alla realtà complessa delle opere, con le vicende e i travagli della loro storia materiale fin dall'origine della loro «fabbricazione», possono essere oggi in parte raffrenati dall'edizione di volumi in cui l'integrazione fra testi e apparato illustrativo è corretta ed efficace e l'apparato stesso è occasione di straordinarie avventure e scoperte non puramente edonistiche. È questo il caso innanzitutto dei due volumi «ufficiali» editi congiuntamente dai Musei Vaticani e dall'Istituto Geografico De Agostini sul «Giudizio Universale» restaurato (Michelangelo. La Cappella Sistina. Documentazione e Interpretazioni. 1. Rapporto sul restauro del Giudizio Universale. IL Tavole - Il Giudizio Universale restaurato, pp. 359 + pp. 372. L. 390.000). Il rigore scientifico dei testi del primo volume, quelli asciutti, puntualissimi del compianto Direttore del Reparto di Arte Bizantina, Medioevale e Moderna dei Musei Vaticani e direttore del restauro Fabrizio Mancinelli, sulla storia e sulle vicende della SIC parete, «braghettoni» compresi, fino agli interventi di consolidamento del 1936, e sulle scoperte e constatazioni filologiche durante e grazie al restauro, e quelli dedicati dal responsabile dei restauri Gianluigi Colalucci alla tecnica e metodo di lavoro di Michelangelo e alla modalità e risultati del restauro e da vari autori alle indagini scientifiche e materiche preventive, è perfettamente integrato e consonante con le immagini del secondo volume. Queste, che con raffinatezza credo mai vista, recano alla base la scala metrica reale del particolare riprodotto, dai 4/5 metri delle sezioni maggiori ai 20/30 cm. delle singole teste o particolari anatomici, ci immergono in maniera impressionante nella fisicità totale della forma e della materia michelangiolesca, nella modellazione mostruosa delle figure diaboliche ma anche nella sintesi elementare, di pura ombra, dei gruppi di teste di fondo, l'una e l'altra certamente viste e recepite dal solo Goya, e nella costellazione ipnotica degli enormi bulbi oculari di pura biacca. Nel volume Jaca Book dedicato a Gaudi (Joan Bergòs i Masso, Gaudi. L'uomo e l'opera, pp. 312, L. 160.000) la sezione con le immagini scattate dall'architetto Marc Llimargas dell'intera opera architettonica, da Casa Vicens fino ai ponteggi della parte in costruzione della Sagrarla Familia, va ben oltre il significato documentario per attingere ad una lettura appassionata e dinamica fin nell'intimo della fantasia decorativa e strutturale del «mistico» catalano, un tratto essenziale della personalità su cui insiste il testo del collaboratore e amico Bergòs, pubblicato in catalano nel 1954. Un esplicito ed esclusivo omag- gio alla qualità dell'immagine, al punto da presentarsi in frontespizio come opera anonima (il curatore Stefano Zuffi compare in controfrontespizio nella parte editoriale), caratterizza la Pittura Barocca edita da Electa (pp. 197, L. 49.000), che offre ad un prezzo ogni definibile «popolare» una sorta di cinquecentesca o seicentesca «galleria portatile» (le raccolte in album di disegni di grandi maestri o a loro attributi dai collezionisti-conoscitori) adatta alla cultura visiva del secolo di Walter Benjamin. Essa è suddivisa fra Seicento e Settecento e per nazioni, teste di serie Spagna e Francia, con qualche inevitabile forzatura, El Greco come esordio spagnolo e i «veneziani» Liss e Loth mantenuti, fra Elsheimer e Maulpertsch con dimenticanza di un gran bel pittore come Kremsier Schmidt, a rinforzare la smilza pattuglia del Barocco tedesco e austriaco. Il rapporto fra testo e apparato illustrativo è più singolare e complesso nel colossale Leonardo una carriera di pittore di Pietro C. Marani edito da Motta (pp. 383, L. 260.000), che si presenta con qualche presunzione come il punto di riferimento attuale degli studi otto e novecenteschi su Leonardo pittore. Le proposte dell'autore, l'autografia di opere discusse come la Madonna Dreyfus di Washington, il Ritratto di musico dell'Ambrosiana, la Belle Ferronière del Louvre, l'identificazione degli interventi di Leonardo nella replica londinese della Vergine delle rocce e in opere attribuite al Verrocchio alla National Gallery di Londra, Madonna col bambino e angeli e Tobia e l'angelo (in genere riposanti su una fiducia totale nelle indagini tecniche sulle opere piuttosto che sulla discussione con la letteratura precedente), corrono in un certo senso su un binario autonomo rispetto all'imponente e sontuoso apparato iconografico. Incomprensibile, rispetto all'intenzionalità scientifica del testo, l'uso di mezza Dama con l'ermellino scontornata come segnalibro all'inizio dei capitoli. UNO STRAORDINARIO RAPPORTO SUL RESTAURO DEL «GIUDIZIO UNIVERSALE», L'ARCHITETTURA DEL «MISTICO» CATALANO, LA PITTURA DEL GENIO DI VINCI E UNA GALLERIA DEL BAROCCO 1 UNJ T€l£6fc?AMMA DA loWKk ■ I TUO £10 SYAMDREWPC? PI ■ CAMCRo E VUOL V£PE;£T! 51av0uca l IA Vfcfl tarmami fWri. ^CITAMI PEI AlLOZA, MARIA/ Vi GUALCO9A W NUOVO 0bb\ fJa $011,ANU- OstfFr-)D'AWU.ft«fe) M)W CE LA FACCIO. HO IL AV\60rO6. G

Luoghi citati: Casa, El Greco, Francia, Londra, Spagna, Washington