La lezione di Seattle il compito dei sociologi

La lezione di Seattle il compito dei sociologi La lezione di Seattle il compito dei sociologi LA SCELTA Jruno Quaranta Sul vascello corsaro di Montanelli la battaglia contro il nostro tempo Vent'anni controcorrente, dal 1974 al 1994. «Una battaglia contro il mio tempo». Cosi Indro Montanelli riassume la stagione alla guida del «Giornale». Un vascello corsaro, quel foglio, governato da un anarchico conservatore. Gli editoriali che ne davano la rotta escono per i tipi di Rizzoli, a cura di Eugenio Metani: «La stecca nel coro» (pp. 544, L 36.000). Una lunga passione, un profondo orgoglio, un indubitabile tormento. Fino all'estrema prova di dignità: «Non avevo più scelta. O rassegnarmi a diventare il megafono di Beriusconi. O andarmene». SOCIETÀ Luciano Gallino AVETE presente cos'è successo a Seattle, con il presidente Clinton chiuso in albergo e i previsti negoziati dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio nemmeno cominciati a causa, non da ultimo, di 50.000 manifestanti per le strade? Tra loro si mescolavano certo interessi corporativi e timori del nuovo, denunce ambientaliste e preoccupazioni sindacali. Ma nella cacofonia che saliva dalla massa un messaggio era ben chiaro: la globalizzazione non può essere un processo il cui decorso, ritmo e finalità sono decisi unicamente da piccoli gruppi di potenti e di tecnici nei palazzi di Washington o Bruxelles. Essa tocca le possibilità di esistenza, la vita quotidiana e il destino di miliardi di individui. Perciò questi debbono avere la possibilità di dire la loro. Affinché tale possibilità si realizzi bisogna anzitutto capire che cosa succede alle persone. Un efficace aiuto a questo fine si trova in Dentro la globalizzazione (Laterza, pp. 158, L. 24.000), di Zyg- SOCLucGal TÀ no no munt Bauman, sociologo polacco-inglese di non comune acutezza nel cogliere come il globale finisca sempre per diventare locale e individuale. Ritorna La città di R. E. Park, E. W. Burgess e R. D. Mackenzie, per le rinate Edizioni di Comunità (pp. 216, L. 32.000), un classico della sociologia urbana, manifesto d'una delle maggiori scuole sociologiche del '900, la Scuola di Chicago. Apparve in origine nel 1925. Quasi settantacinque anni magnificamente portati, visto che in esso i temi odierni del dibattito sulla grandezza e miseria della città si ritrovano praticamente tutti. Forse non tutti sanno che i regimi autoritari detestano la sociologia. Per un buon motivo: questa disciplina cerca di elaborare rappresentazioni della società differenti da quelle dominanti. Mentre l'unica rappresentazione della realtà sociale che tali regimi ammettono è quella costruita dai loro mezzi di comunicazione e propaganda. Di conseguenza, quando si affermano essi procedono a eliminare subito corsi universitari, riviste, associazioni di sociologi, costringendo questi al silenzio o alla fuga. Ciò è avvenuto anche in Italia dopo il 1922. Caduti nel 1945 gli ultimi resti del regime fascista, la sociologia italiana ha dovuto rinascere praticamente da zero. Di tale rinascita Filippo Barbano, che non poco vi ha contribuito, ricostruisce i tormentati percorsi in La sociologia in Italia, Storia, temi e problemi 1945-60 (Carocci, pp. 612, L. 72.000). Con ricchezza di dettagli descrive la fondazione dei primi centri di ricerca, gli slanci talora uniti a secondi fini dei committenti pubblici e privati, l'influenza a volte ingombrante ma inevitabile del pensiero sociologico americano, che proprio gli studiosi fuggiti dall'Europa avevano contribuito a far crescere. Vivacemente ripercorre i dibattiti sulla responsabilità polii ira della sociologia, la formazione più o meno improvvisata dei primi sociologi, i personaggi insigni che aiutarono la disciplina a rientrare negli atenei, quali Nicola Abbagnano, Norberto Bobbio, Renato Treves. Opera specialistica d'un docente di sociologia, va detto che il libro di Barbano si presenta anche come un tassello di grande spessore di storia della cultura italiana negli anni più critici della ricostruzione. Prezioso per illuminare gli intricati rapporti tra le scienze sociali e la cultura del '900 è il libro curato da una specialista dell'Università di Bolouna, Giuliana Gemelli, Enciclopedie e scienze sociali nel XX secolo (Angeli, pp. 325, s.i.p.). Reti di lemmi e concetti che abbracciano tutto il sapere, le grandi enciclopedie sono al tempo stesso delle reti di relazioni sociali che attraversano il mondo. Alcune delle maggiori enciclopedie riguardano specificatamente le scienze sociali, dalla celebre Encyclopaedia of the Social Sciences pubblicata da MacMillan in 15 volumi tra il 1930 e il 1935, alla Enciclopedia delle Scienze sociali in 8 volumi, usciti tra il 1991 e il 1999 presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ma le scienze sociali sono largamente presenti in tutte le principali enciclopedie «generaliste» concepite nel corso del '900; non di rado, anzi, ne hanno orientato il disegno di base, hanno di fatto fittamente dialogato con innumeri settori del sapere contemporaneo.

Luoghi citati: Bruxelles, Chicago, Europa, Italia, Seattle, Washington