Con Ben Jelloun nel ventre di Napoli le mille e una storia color meticcio

Con Ben Jelloun nel ventre di Napoli le mille e una storia color meticcio Con Ben Jelloun nel ventre di Napoli le mille e una storia color meticcio FRANCES Gabriella . Bosco IL tempo, la memoria, e l'incredibile diversità del loro trascorrere, o bloccarsi, sono il centro non detto, accorpante, di una serie di libri tradotti dal francese negli ultimi mesi. La compagnia degli spettri di Lydie Salvayre (Guanda, pp. 155, L. 23.000) parigina figlia di rifugiati politici spagnoli, è un romanzo estremamente fluido incentrato sulle figure di una ragazza diciottenne e la madre, e sul loro difficile rapportarsi a causa di un passato che ìia sconvolto la mente della madre in maniera irreversibile. Tutto per lei è bloccato al triste giorno del 1943 in cui il giovane fratello venne trucidato da due miliziani. L'intera sua vita è stata spesa, poi, nel tentativo di riparare a quel torto, tanto da perderne la ragione. Ma la sua è la follia della storia e lei la vive in maniera totalmente consapevole. La ragazza, narratrice, crede di odiarla ma in realtà la ama oltremisura, e le sta accanto nel suo lento sprofondare. Lei, la ragazza, sostenuta unicamente dalla morbosa curiosità per i misteri dell'amore carnale, che non conosce, spiati nei baci che si scambiano i protagonisti di film e sceneggiati televisivi. Molto dell'interesse del romanzo risiede nel fatto che si compie in una scena unica, la visita di un ufficiale giudiziario che inventaria i beni dell'appartamento in vista di un pignoramento per morosità. Nel modo di reagire delle due donne, e nella conclusione inaspettata della scena, è implicata l'intera loio vita. «Mamma», spiega la ragazza all'ufficiale giudiziario, esterrefatto di fronte alla vasca da bagno piena di volumi alla rinfusa, «dice spesso che le persone si riconoscono dai libri che hanno letto... Dice anche che i libri che si leggono si stampano nel nostro spinto e modificano il nostro sguardo, perfino i tratti del volto». FRANGabBo Ed è questo un curioso punto di contatto con la Vecchia, la mostruosa e conturbante inquilina de L'albergo dei poveri (Einaudi, pp. 214, L. 26.000) di 'l'aliar Ben Jelloun, ventre molle di una Napoli odorosa e fatale, che apostrofa il narratore, marocchino come l'autore, venuto per un concorso per giovani scrittori che devono indù ere in un libro la città partenopea, CES ella . co dicendogli: «Un libro su Napoli? Non hai bisogno di scriverlo. Sono io il libro di Napoli». La Vecchia, moderna Shahrazàd, racconta storie bellissime e atroci, ed è capace di farsi vedere giovane e affascinante mentre si mostra nei suoi aspetti più ripugnanti e volgari. Anche qui i piani della memoria si sfalsano, ed emerge, inaspettata, dolorosa, la questione ebraica. Per affrontare la quale sono preziosi due titoli, L'era del testimone (Cortina, pp. 185, L. 29.000) e Au- schwitz spiegato a mia figlia (Einaudi, pp. 77, L. 10.000) di Annette Wieviorka. Ombra sultana di Assia Djebar (Baldini & Castoldi, pp. 192, L. 24.000) è invece la versione femminile della notte araba, storia di due donne innamorate dello stesso uomo, primo forte capitolo di una quadrilogia che verrà interamente tradotta, buona notizia per chi segue la grande scrittrice algerina. E di fronte alla globalizzazione in atto, pagine interessanti sono quelle di Jean-Loup Amselle dedicate alle Logiche meticce (Bollati Boringhieri, pp. 189, L. 38.000): i mille problemi legati alla società multietnica, di cui peraltro la questione ebraica è paradigma. L'occhio del bambino, per il quale la storia è solo quella personale ma non per questo meno significativa e simbolica e il futuro è quello immediato senza proiezioni o fantasmi se non quelli della vita quotidiana, è il filtro esatto della vicenda narrata ne II castello di mia madre di Marcel Pagnol (Neri Pozza, pp. 168, L. 20.000), secondo volet del racconto autobiografico, àapoLagloriadimiopadre. Evocativo di un mondo provenzale a mezza strada tra il sogno e il desiderio. Mentre due esempi di fallimento della storia, uno secentesco (l'assolutismo regio), uno recente (di chi è cresciuto intomo al '68), motivano due opposti casi editoriali: fi giardiniere del re (Ponte alle Grazie, pp. 156, L. 20.000) di Frédéric Richaud, opera prima molto centrata, in cui tempo ciclico e tempo lineare si scontrano creando una vittima metaforica e dolcissima, Jean-Baptiste de la Ouintinie. E Le particelle elementari, il molto discusso libro generazionale di Michel Houellebecq (Bompiani, pp. 317, L. 30.000). NELL'«OMBRA SULTANA» LA NOTTE ARABA AL FEMMINILE LA QUESTIONE EBRAICA COME PARADIGMA MULTIETNICO IL FALLIMENTO DEL '68 NELLE «PARTICELLE» DI HOUELLEBECQ

Luoghi citati: Cortina, Napoli