Luzi in viaggio tra umano e divino Giudici rabdomante della «propria forma»

Luzi in viaggio tra umano e divino Giudici rabdomante della «propria forma» Luzi in viaggio tra umano e divino Giudici rabdomante della «propria forma» LA SCELTA Enzo Bianchi Giuseppe, i suoi fratelli, Giobbe: sono infinite le leggende degli ebrei «Sono Giuseppe, vostro fratello»: cosi amava presentarsi a interlocutori che non lo conoscevano papa Giovanni, applicando al suo secondo nome la sconvolgente frase con cui Giuseppe, figlio di Giacobbe, si rivelò ai fratelli che lo avevano venduto come schiavo per ritrovarselo di fronte governatore dell'Egitto. Alla figura di Giuseppe, ai suoi fratelli e a un altro personaggio biblico • divenuto anch'esso un «topos» della letteratura. Giobbe - é dedicato il terzo volume di «Le leggende degli ebrei» ottimamente curato, come i precedenti, da Elena Loewenthal (Adelphi, pp. 364, L. 34.000). Una miniera di racconti nei racconti, di chiose a episodi biblici, di sapienti riprese del meglio della tradizione letteraria ebraica. Il volume • avvincente come un romanzo epico e annotato con la dovizia propria a uno studio crìtico • conduce il lettore «al di là del testo», fosse pure sacro. CON la poesia ce n'è abbastanza quest'anno per fare una buona festa. Non facilmente esprimibile la commozione che dà la lettura di un librosumma come quello di Mario Luzi, Sotto specie umana (pp. 242, L. 29.000), che Garzanti ha appena pubbUcato. Lo scheggiato poema di un'accensione (di un'ascensione) festosamente imprevedibile e rinnovata. Né facilmente dimenticabile il libretto teatrale La Passione (pp. 78, L. 9000), scritto da Luzi per la Via Crucis al Colosseo presieduta in occasione della Pasqua di quest'anno da Giovanni Paolo II. Il tutto poi naturalmente associabile all'intelligenza di un altro libro intitolato Mario Luzi, pubblicato anch'esso da Garzanti (pp. 308, L. 29.000), che può valere come guida alla lettura di un destino di poesia. Due voci a colloquio, quella del poeta fiorentino e quella del critico Mario Specchio, in un dialogo che si snoda tra umano e divino, tra verso e vita, in un'incessante verifica dei passi compiuti, delle idee e della poetica, delle letture fondamentali. Sempre da Garzanti il suono differente di un'interrogazione affine. Come dire 1'«umana specie» passata al setaccio di un'in- POGiovTe POESIA Giovanni Tesio SIA nni o trepida ironia teologale. Quanto accade nell'ultimo libro di Giovanni Giudici, Eresia della sera (pp. 120, L. 29.000): «Non nostro è l'esser vivi escogita / l'uomo in frantumi perduto / Bensì da un'immensa discende / Vita di cui vivente nominiamo / Il vanitoso atomo vissuto / Nostra ognuno cercando /Propria forma la specie che formiamo». Ancora da Garzanti alcuni recuperi in edizione economica. Nella collana «Gli elefanti» L'opera in versi e in prosa di Camillo Sbarbaro (pp. 728, L. 35.000) e Tutte le poesie di Giorgio Caproni (pp. 1072, L. 38.000). Nella stessa collana la sorpresa di un outsider con l'Autoantologia di Giancarlo Majorino (pp. 429, L. 29.000), a cui potrà essere utilmente abbinato il volume Lo trascurate (pp. 72, L. 12.000) pubblicato qualche mese fa nella collana che Maurizio Cucchi cura per l'editrice Stampa di Brunello (Varese): non un libro di giacen- ze di bottega, ma una sorta di retrospettiva delle sei fasi in cui lo stesso Majorino distingue la sua poesia, da La capitale del Nord (1959) a Tet.rallegro (1995). Impossibile sottovalutare il «meridiano» che Mondadori ha destinato ad Andrea Zanzotto, Le poesie e prose scelte, a cura di Stefano Dal Bianco e Gian Mario Villata, con due saggi di Stefano Agosti e Fernando Bandini (pp. CXXXVI-1816, L. 85.0001. Perla d'annata per un poeta che ha continuato a connettere il mondo storia in ricerche stupefatte e vertiginose, come dimostra tutto l'itinerario da Dietro il paesaggio ( 1951 ) a Meteo ( 1996), passando per il '68 de La beltà e T86 di Idioma, magnifica Introduzione al passo demotico e felpato dello Zanzotto dialettale. Restano in tema, può addirittura trasformarsi in un'abbuffata per gli amanti del genere l'antologia in tre volumi La poesia in dialetto a cura di Franco Bravini (pp. C-4510, L. 255.000), che attraversa sette secoli di letteratura «altra», arri¬ vando ai fondamentali approdi novecenteschi del triestino Giotti, del gradcse Marin, del milanese Tessa, del piemontese Pacòt, del casarsese Pasolini, del tursitano Pierro, dell'anconetano Scataglini, del mistilingue Loi, del santarcangiole.se Baldini. Più di duecento autori, forniti di ogni degno soccorso, e tra questi anche il cesenate Walter Galli, di cui Brevini non ha per altro potuto tener conto del recentissimo volume, Tutte le poesie (pp. 318, L. 25.000) pubblicato nella città natale dall'Editrice «Il Ponte Vecchio». Per finire, tre consigli economici al volo. Nella collana «bianca» di Einaudi, Sempre aperto teatro di Patrizia Cavalli (pp. 132, L. 15.000), un'orgogliosa e «futile» drammaturgia di rime per un libro poetico mai forse cosi intimamente scoperto. Nella stessa collana, Didascalie per la letteratura di un giornale di Valerio Magrelli (pp. 94, L. 14.000), una sorta di ironico commentario o di arguto sternutano antigiornalistico capace di rivelare squarci profondi di orrore esistenziale. Restano in tema di ironia e di ironie, da non dimenticare nelle edizioni del Saggiatore, Ho bevuto e visto ili-agno di Vittorio Sermonti (pp. 122, L. 22.000). Cento «pezzi facili» contro ogni confettura sentimentale. In tanta retorica di fine millennio, un bisogno da non trascurare. LO SCHEGGIATO POEMA DI UN'ASCENSIONE E UN'INTREPIDA IRONIA TEOLOGALE, I «RECUPERI» DI SBARBARO E CAPRONI, L'AUTO ANTO LOG LA DI MAJORINO, SETTE SECOLI IN DIALETTO

Luoghi citati: Egitto, Varese