I classici del dubbio da Kafka a Gödel di Piero Soria

I classici del dubbio da Kafka a Gödel OPERE E AUTORI CHE HANNO FATTO QUESTO NOVECENTO, I TITOLI CHE RESTERANNO E CI AIUTERANNO AD AFFRONTARE IL FUTURO I classici del dubbio da Kafka a Gödel GNAt H'.KO Gianni •Riott.i QUALI libri resteranno del Novecento, nel senso di Millenovecento? Resteranno i libri con una morale, quelli che anziché invitare il lettore alla contemplazione amorfa del Male, lo invitano a riscattarsi, a inseguire il proprio destino. Ci sono stati classici della dannazione e del dubbio, dalle Metamorfosi di Kafka all'Aspettando Godot di Beckett. Ci sono le pagine del Muro di Sartre, con l'eroe beffato dal caso. Ma i nostri posteri leggeranno forse di più il Mito di Sisifo di Camus: costretto alla sua pena apparentemente inutile, l'eroe Sisifo, come noi umani, la rivolta in opera morale. Il secolo ha distrutto le speranze: di emancipazione, di libertà, di etica. Si salvano dunque i libri che, a dispetto dei massacri onnipresenti, si sforzano di ritenere che 1 uomo resti dignitoso et eccellente, come voleva l'umanista Giannozzo Manetti. Si salva Ezra Pound dei Cantos che urla con l'usura non c'è uomo che abbia una casa di pietra solida. Si Salva l'Hemingway de II vecchio e il mare, considerato «kitsch» dalla critica alla moda: hai sofferto, chiede il ragazzo al vecchio?, molto...io posso essere vecchio ma ho pazienza e conosco trucchi. E Walter Benjamin, il maggior filosofo del secolo con Wittgenstein. Che, irriso da Adorno, crea una sua dottrina solo assemblando materiale di altri, vale a dire ragiona sul mondo in armonia con i simili. Come Spinoza. Per battere Hitler, con lo pseudonimo di Detlef Holz, Benjamin scrive Uomini tedeschi, una raccolta di lettere dal passato civile germanico. Hitler lo costringe alla morte, ma Benjamim gli sopravvive. Quando la novità narrativa di Joyce sarà dimenticata, si leggerà la morale piana di Buzzati e del suo Deserto dei Tartari (era più grande di Kafka, disse Borges) con il sorriso finale del tenente Drogo. E si leggerà l'apologo di Montale "vissi al cinque per cento". Le ballate del russo Brodskij verranno narrato con i versi della Achmatova, Poema senza eroe. Ed io spero -ma questo poco importa- che nel futuro trasmigri anche la deliziosa Nina Berberova che aveva accarezzato la zarina. E Il Gattopardo, dove tutto cambia perché è destino che tutto cambi. E il Grande Gatsby di Fitzgerald, il solo libro per capire l'America: perchè gli anni del protagonista Nick Carraway, i GNAGia•Rio H'.KO ni t.i più giovani e vulnerabili, durano in realtà tutta la vita. E Primo Levi? "Compagni io sono l'ultimo", grida l'eroe impiccato ad Auschwitz. Ma non è vero, ci sarà la Cambogia e il Vietnam e il Brasile e l'Indonesia e la Cina. Eppure ha ragione l'eroe anonimo di Levi. E' l'ultimo perché non muore in silenzio. Il libro principale del secolo è però un intrattabile breve volumetto del logico Kurt Godei, redatto tra il '31 e il '34 (Ora in Kurt Godei, «Opere complete», Bollati Boringhieri) Sulle proposizioni formalmente indecidibili dei Principia Mathematica e dei sistemi affini. Godei dimostra che nessun sistema matematico è indenne da contraddizioni interne. In ogni sistema possiamo creare l'equivalente di paradossi del tipo «Epimenide il cretese dice "Tutti i cretesi mentono": se mente dice la verità e viceversa». Vuol dire che la nostra ragione è fallace. Può sempre correggersi ma nulla è perfetto, mai. Il «teorema di Godei» vale nelle scienze, in politica, in filosofia. In ogni nostra costruzione c'è una fessura, un varco: ben lo sanno gli artigiani che intrecciano tappeti nell'Islam, e sbagliano apposta un nodo. Il secolo passerà alla storia per aver tentato la perfezione, fallendo a costo di milioni di morti, mentre un matematico europeo emigrato in America per non morire, dimostrava i limiti della nostra ragione. Chi verrà dopo di noi, quelli che -come diceva Brecht- potranno essere gentili, guarderà alle nostre stragi con il disprezzo incredulo con cui noi consideriamo Tamerlano. Ma ammirerà la precisione modesta di Godei e la passione silenziosa di Wittgenstein «ciò che è grazioso non è bello». Magari nel secolo avessimo avuto più pagine «graziose», di Anna Frank viva. Resterà di Marquez il colonnello a cui nessuno scriveva, l'uomo a tanti di noi simile di Musil, senza qualità, il partigiano di Fenoglio che piega il vento in collina, lo scrutatore di Calvino, Fleba, il marinaio fenicio di Eliot, che, come il secolo, scompare tra i flutti. Resterà, credo, spero, l'idea di Kundera che la dittatura sia sopra ogni cosa oppressione estetica. E le pagine di Acheng sui cinesi in fuga e della Virginia Woolf su una donna che legge da sola. Resteranno come restano di noi le istantanee dimenticate in un cassetto e scova-' te da nipoti allegri e impertinenti. Di questo secolo non importerà più un fico secco: o voi vi curate forse del Trecento? gianni.riottadvlastampa.it Un numero speciale di ttL per Natale, con le illustrazioni di Altan, una guida alla scelta del regalo in libreria, con i consigli dei nostri critici, romanzi e saggi, poesia e avventura, letture per i ragazzi, gialli e rosa. E tante altre proposte per i giorni di festa: i menù e i viaggi, i vestiti e i giocattoli, itinerari d'arte, dischi, videogames e acquisti in Internet ■k • * ^ Un libro, una bottiglia di vino, un giocattolo e la voglia di viaggiare: questo è il primo Natale che ttL festeggia con i lettori. Un numero speciale di 24 pagine, con i consigli dei critici per chi cerca un titolo regalo, dai romanzi alla poesia, dai saggi di storia e filosofia ai grandi volumi d'arte, dai fumetti ai libri per ragazzi. Oltre le consuete rubriche, altri viaggi, itinerari attraverso le mostre, i menù e i vestiti per le feste di fine anno, i dischi e I videogames, gli acquisti on line. Gli auguri di copertina sono di Altan, mentre Luigi Mainolfiha disegnato le sue città presepe. La cura grafica è di Pasquale Gioffrè. In redazione: Luciano Genta, Bruno Quaranta, Piero Soria.

Luoghi citati: America, Auschwitz, Brasile, Cambogia, Cina, Indonesia, Vietnam