E' saltato il vertice sul Tfr
E' saltato il vertice sul Tfr E' saltato il vertice sul Tfr I sindacati confederali sono pessimisti ROMA E'saltato l'incontro governo-sindacati per disctutere l'utilizzo del tfr (trattamento di fine rapporto) per la costituzione dei fondi pensione. La decisione è stata presa dopo la riunione intermisteriale che si è svolta ieri pomeriggio, a Palazzo Chigi tra il vice presidente del consiglio, Sergio Mattarella, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Franco Bassanini, i ministri del Tesoro e delle Finanze, Giuliano Amato e Vincenzo Visco, ed il consigliere economico di D'Alema, Nicola Rossi. Pessimista il segretario confederale della Cisl, Ermenegildo Bonfanti: «Il clima non era dei migliori per la divergenza tra Lavoro e Finanze. Adesso, allo scontro tecnico, si aggiunge la complicazione della situazione politica». «La mia sensazione - ha detto Bonfanti, che ribadisce il «no» del suo sindacato al trasferimento per legge del Tfr ai Fondi pensione - è che tutto questo non faccia ben sperare sul risultato finale». L'annullamento dell'incontro tra governo e sindacati sul Tfr è da mettere in relazione alle difficoltà presenti all'interno della maggioranza sul tema che dovrà essere affrontato. Questa opinione è stata espressa in una intervista televisiva ad Ansa Bloomberg dal Secondo il segretario confederale della Uil Adriano Musi «è un problema tutto politico perchè una maggioranza non coesa ha difficoltà ad illustrare una strategia di politica previdenziale: quindi crediamo che prima si sia preferito fare una verifica all'interno della maggioranza sapendo che il protagonismo del lavoratore nella vita economica del paese, i temi della democrazia economica che sono legati al Tfr sono argomenti che richiedono una maggioranza e un governo stabili». «L'estensione anche ai fondi aperti dei benefici fiscali, oltre che spostare una massa di risorse consistente sulla rendita finanziaria speculativa, costituisce un regalo per i ceti più agiati». A sostenerlo è il segretario confederale della Cgil, Gian Paolo Patta, secondo il quale «è reale la preoccupazione che la previdenza pubblica per i lavoratori per i quali è in vigore il sistema contributivo, tra 15-20 anni non possa garantire pensioni decenti». Comunque «i fondi complementari non stanno decollando - soprattutto tra i giovani - poiché sono alimentati da risorse troppo esigue per garantire una previdenza accettabile». Spostare risorse dall'industria al mondo della finanza e la libera circolazione dei capitali «non garantisce che i fondi investano in Italia anziché New York o Londra». Circa l'utilizzo del tfr il sindacalista rileva che «sarei d'accordo qualora fosse l'Inps a gestire la previdenza complementare e qualora il fondo prevedesse la possibilità di anticipazioni per ragioni e con modalità analoghe a quelle attuali per il tfr. Dal canto suo l'Inps potrebbe impegnarsi ad investire in Italia».
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