«Il dopo Tudjman? Semplice Non ci sarà più Tudjman»

«Il dopo Tudjman? Semplice Non ci sarà più Tudjman» «Il dopo Tudjman? Semplice Non ci sarà più Tudjman» intervista IftOrìd Badurina ZAGABRIA Bj N molti lo considerano il futuI ro leader della Croazia. Barba le capelli brizzolati, di statura bassa, Ivica Racan, 55 anni, capo del Partito socialdemocratico croato (Sdp) occupa il primo posto in tutti i sondaggi pre-elettorali degli ultimitempi. Moderato nei gesti e nelle parole, senza la tipica arroganza dei politici, Racan ha alle .spalle una lunga esperienza di dirigente comunista. Ideologo del partito e ultimo presidente del Comitato centrale della Lega comunista croata, all'inizio del '90 si è «ribellato» a Milosevic, e al seguito dei comunisti sloveni, ha abbandonato con tutta la delegazione croata l'ultimo congresso del Partito comunista jugoslavo a Belgrado. Pochi mesi più tardi ha sostenuto l'importanza delle prime elezioni pluripartitiche in Croazia che hanno segnato la vittoria schiacciante deil'Hdz (Comunità democratica croata) e l'ascesa al potere di Franjo Tudjman, aprendo la via dell'indipendenza al Paese. Fedele alla sua fama di politico onesto, Racan ha saputo costruire Un Partito socialdemocratico di stampo europeo, moderno, che oggi riemerge sulla scena politica come unica alternativa seria al potere attuale. Con la morte del presidente Tudjman la Croazia deve affrontare una nuova fase storica e politica. Come sarà, secondo lei, il dopo-Tudjman? «Dopo Tudjman non ci sarà più Tudjman. Sto parafrasando uno slogan noto del passato: dopo TitoTito. No, dopo Tudjman non ci sarà più Tudjman. Con Tudjman finisce una tappa storica del Paese. Le circostanze hanno voluto che la sua malattia, la sua lotta contro la morte coincidessero con le elezioni parlamentari che vedranno la sconfitta deil'Hdz. E questo porterà alla modifica del sistema costituzionale. Perché noi dell'opposizione insistiamo su questo puntò. Vogliamo' rafforzare la democrazia parlamentare, le istituzioni democratiche, rafforzare la responsabilità del governo, cambiando l'attuale sistema semipresidenziale per impedire che in futuro la Croazia possa dipendere così totalmente dalla volontà di un solo uomo. Che si chiami Tudjman o Racan. Per questo, dopo Tudjman non ci sarà più Tudjman». Teme che l'ala oltranzista deil'Hdz possa ricorrere a metodi antidemocratici per rimanere al potere? «Questo pericolo esiste nella misura in cui c'è troppa mentalità balcanica tra i politici al potere. Malgrado le grandi parole deil'Hdz sul fatto che la Croazia non è un Paese balcanico, nel suo comportamento dominano elementi balcanici verso coloro che non la pensano allo stesso modo, verso gli avversari politici, verso l'Europa. E' quindi possibile che quanti di loro vogliono mantenere il potere a tutti i costi, sia per semplice paura di perderlo, sia nel timore di dover rispondere di quello che hanno fatto, tentino di ricorrere alla forza per opporsi al risultato del voto. Ma sono sicuro che, anche se ci provassero, la gente non accetterebbe mai una cosa del gerlére». I sostenitori di Tudjman l'accusano di essere un ex comunista che ha collaborato con il vecchio regime jugoslavo. «Stupidaggini. In Croazia c'erano 400 mila membri della Lega comunista prima del suo sfacelo. La gran parte è tuttora in vita. Questi ex comunisti, come ha rilevato di recente anche l'arcivescovo di Zagabria, mons. Bozanic, si sono sparpagliati un po' ovunque. Non ci sono dubbi che l'Hdz è il partito "comunista" per eccellenza, perché è lì che gli ex comunisti sono i più numerosi. Molti ministri dell'attuale governo croato sono degli ex comunisti, a cominciare dal premier e dai suoi vice. Ma voler semplificare le cose in questo modo non ha alcun senso. Con i comunisti o gli anti-comunisti il problema è lo stesso: ci sono quelli democratici e quelli anti-democratici. Ed è questo l'unico modo oggi per distinguere i politici. Altrimenti noi potremmo condannare l'Hdz soltanto perché è fatta di ex comunisti. Invece li condanniamo perché sono anti-democratici e non offrono una visione europea della Croazia». Le rinfacciano anche di ((lavorare» per quelle forze occidentali che vogliono restaurare la Jugoslavia. «Sarei quindi un ex comunista, ma allo stesso tempo "uomo" dell'Occidente. Nelle sue campagne diffamatorie l'Hdz usa una terminologia da bolscevismo radicale. Parlano persino di un "pericolo imperialista" che minaccia la Croazia. Per via di mia moglie, che è cittadina americana, anche se di origine croata, mi hanno accusato di essere un agente degli Usa. In realtà ci considerano filo-occidentali perché vediamo il futuro della Croazia in una rapida integrazione nell'Europa». Ivica Racan, leader dell'opposizione socialdemocratica «Porterò il Paese in Europa»