Scontro sugli emendamenti di Antonella Rampino

Scontro sugli emendamenti Incerta l'accelerazione del voto sulla Finanziaria. Berlusconi scettico: «Vediamo fin dove arriva D'Alema» Scontro sugli emendamenti i/Polo: li ritiriamo. Ma l'intesa salta Antonella Rampino ROMA Ma D'Alema fa sul serio? Il Polo, e Forza Italia innanzi tutto, per ora stanno a guardare. «Vediamo fin dove arriva D'Alema», ha detto ai suoi Berlusconi; «Stiamo in finestra», ha lasciato come consegna ai più stretti collaboratori Gianfranco Fini prima di salire I sull'aereo che lo portava a Strasburgo. Rimasto in Transatlantico, un po' più esplicito è Pierferdinando Casini, ma sempre esprimendo un umore che, per dirla alla Longanesi, deriva dalla «situazione drammatica, ma non seria». Perché, argomenta, «è evidente che la maggioranza non si tiene più, che non riescono più a stare assieme», però «aprire una crisi di governo ò esercitare una virtù che questa coalizione sembra non possedere». Insomma, la parola d'ordini! è «scetticismo». II perché è facile capirlo, e lo spiega il principe dei consiglieri di Berlusconi: all'inizio della giornata, quando giravano le prime voci sulla salila al Colle del presidente del Consiglio, si sperava nelle sue dimissioni. Poi, col passare delle ore e col trascorrere dei flash di agenzie sui monitor, s'è prima capito che D'Alema si sarebbe presentato in Parlamento, e poi s'è appreso che il passaggio non sarebbe stato quello dell'apertura formale della crisi. Ci si è resi conto, insomma, che il disegno di D'Alema, evidentemente concordato con il capo dello Stato in quell'ora trascorsa al Quirinale, è molto probabilmente quello di una «discussione», con chiarimento nella maggioranza, che porti preferi bilmente a un D'Alema-bis. Il disegno, è apparso chiaro anche a Gianfranco Fini, il quale parafrasando lo stesso D'Alema, ha subito notato che «se il nostro fosse un Paese normale, l'apertura della crisi a questo punto dovrebbe essere formale». Quindi, «stiamo alla finestra». Anche, verrebbe da notare, perché il Polo in questa situazione gioca nelle retrovie, non in prima fila. E però, agevolando lo slittamento in velocità verso questo «chiarimento», e sperando puro che esso si trasformi in crisi vera e propria di governo. Enrico La Loggia, colonnello berlusconiano al Senato, fotografa la situazione come «poco chiara», rivelando il sospetto che si tratti di un'«accelerazione, e anche di una drammatizzazione allo scopo di compattare le sfrangiate forze della maggioranza». Per questo, è il ragionamento, «prima passa la finanziaria, prima si aprirà la crisi». E dopo, «o si ricostituisce un nuovo centrosinistra, magari ancora più di sinistra e con dentro Bertinotti, o si va alle elezioni: con questo gover¬ no, o con un altro, ma si va alle elezioni». Il Polo ha dunque dato ieri per bocca di tutti i suoi leader l'immediata disponibilità a votare la Finanziaria e anche a ritirare i propri emendamenti: l'ha fatto ufficialmente, prima che D'Alema lo chiedesse, anche per via del fatto che si sapeva, ufficiosamente, che il Colle e Palazzo Chigi avrebbe¬ ro chiamato l'opposizione a collaborare. «La finanziaria è una schifezza, e tale rimarrà» diceva Beppe Pisanu, «ma ci prendiamo le nostre responsabilità nell'interesse del Paese, anche per evitare il prolungarsi dell'agonia di questo governo». Ma quando il capogruppo di Forza Italia alla Camera è arrivato nell'ufficio di Violante, per la riunione nella quale si dovevano decidere i passaggi formali in aula della Finanziaria, pare si sia trovato di fronte al fatto che la maggioranza, invece, i propri emendamenti li avrebbe mantenuti. E così, è stato chiesto che si riunisse il «comitato dei nove», e cioè alcuni componenti della Commissione Bilancio che esprimono in genere pareri sull'ammissibilità degli emendamenti, per scremare alcuni emendamenti del Polo e altri della maggioranza, in modo da portarli al voto. Da quella riunione, finita a tarda sera, l'ultima novità: maggioranza e opposizione non sono riusciti a trovare un'intesa sulla «scrematura». Così, a mezzanotte, il responsabile economico di An, Pietro Armani, ha annunciato che il Polo manterrà tutti i propri emendamenti (cosa che la Lega aveva, da subito, deciso di fare). Il «comitato dei nove» tornerà a riunirsi oggi; ma, a questo punto, è possibile che la finanziaria non sia votata prima di venerdì. Casini: «E' evidente che la maggioranza non c'è ma non possiede la virtù della crisi» Il leader del Polo Silvio Berlusconi Alla sua sinistra il segretario del Ccd Pierferdinando Casini

Luoghi citati: Roma, Strasburgo