Socialisti all'ora della riscossa di Pierluigi Battista

Socialisti all'ora della riscossa L'«agguato» di Enrico Boselli al premier ultimo episodio di una rivalità lunga mezzo secolo Socialisti all'ora della riscossa Pierluigi Battista LA vendetta. La ritorsione. Insomma, la nemesi storica. La ribellione di chi, come i socialisti, in fondo al cuore coltiva per Massimo D'Alema lo stesso sentimento rancoroso che si nutre per un usurpatore. C'è qualcosa di paradossale nel molo con cui gli eredi del Psi hfinno dato il benservito a chi, erede del Pei, era entrato trionfalmente ..el gotha della socialdemocrazia internazionale. Gli ex socialisti rappresentavano gli umiliati, i sopravvissuti, le scorie. Lui, D'Alema, voleva incarnare il presente e l'avvenire dopo aver cannibalizzato ciò che restava del socialismo italiano. Ma ecco, repentino e sorprendente, lo schiaffo di Fiuggi. L'ultimatum. Il 2 virgola qualcosa per cento contro il partito-leader. L'ora della nemesi, appunto. Nella sorda guerra tra i socialisti e D'Alema tutto comincia un po' prima di Tangentopoli, ma con Tangentopoli drammaticamente esplode. Non si capirà abbastanza la forza ancor oggi deflagrante del «caso Craxi» se non si coglie quanto profondamente nella memoria dei socialisti craxiani abbia scavato la rivoluzione di Mani pulite vissuta come un'odiosa ingiustizia. Per i socialisti Mani pulite è stata l'apoteosi dei due pesi e delle sue misure. Da una parte la caccia al Cinghialone, dall'altra il Pds che non solo usciva sostanzialmente indenne ma anzi plaudiva ai giudici angeli sterminatori. Da una parte il garofano che appassisce sotto i colpi di un'opinione pubblica infuriata che inalberava cartelli come «Bonelli facci sognare» e dall'altra gli eredi del Pei che si presentavano come il Nuovo mai inquinato dalle brutture della cosiddetta Prima Repubblica. Da una parte la gogna, dall'altra la consacrazione. Per gli ultra: da una parte i carnefici, dall'altra le vittime sacrificali di ima «finta rivoluzione» che aveva frantumato il partito di Craxi. I risentimenti, ancor più dei sentimenti, hanno la memoria lunga. E per quanto alleati dei «carnefici», i socialisti che avevano scelto l'Ulivo non hanno potuto che auspicare dal fondo delle catacombe l'ora x della rappresaglia. Da qui .i sonori fischi di Fiuggi, i lazzi dal palco sul D'Alema «statista internazionale», i dileggi sempre più sguaiati e fragorosi contro i Marco Minniti, i Claudio Velardi, visti e percepiti come la corte dell'usurpatore. Sì, l'usurpatore che, a differenza di Veltroni che ha sempre giocato sul tavolo del «partito democratico», ha sempre in questi anni battuto il tasto socialdemocratico. Che ha tentato con la «Cosa 2» di accreditarsi come il federatore dei socialisti sotto l'egemonia della Quercia. Che si è ben guardato dall'insolentire l'uomo di Hammamet e anzi ha in più d'una occasione manifestato sentimenti di rispetto per il Craxi malato. Sforzi inutili. Perché i socialisti se l'erano legata al dito, aspettando l'ora della nemesi, pregustando quell'immaginario manuale di storia in cui si sarebbe potuto leggere: «All'indomani delle assise socialiste di Fiuggi venne aperta la crisi del governo presieduto da Massimo D'Alema». Velleità. Risentimenti, rancori. Ma i rancori addirittura preesistevano a Tangentopoli, solo a parti rovesciate. Quando era Craxi a menare la danza, erano gli esponenti del Pei a dover subire l'offensiva dell'* unità socialista» intesa come ratifica normale della subordinazione del Pei e della supremazia del Psi, a salire sul camper di chi semplicemente voleva fagocitare gli ex comunisti in difficoltà per farli tornare, penitenti e contriti, nella casa madre abbandonata a Livorno nel '21. Con il terremoto di Tangentopoli sembrava che la partita fosse chiusa a favore di chi sembrava più debole e che invece era sopravvissuto alla devastazione per via giudizia¬ ria dello schieramento avversario. Con gli anni lo scontro incrociato di risentimenti sembrava essersi placato. Ciò che restava dei socialisti che avevano scelto di stare con l'Ulivo appariva rassegnato. D'Alema appariva invece come l'asso pigliatutto. Alcuni socialisti, come Valdo Spini e Giorgio Ruffolo, si trasferirono formalmente all'ombra della Quercia. Non riuscì l'aggancio di Giuliano Amato anche se Amato diventerà ministro del governo D'Alema. Ma i simboli sono troppo importanti, ed è significativo che la rottura tra D'Alema e i socialisti di Fiuggi si sia consumata nel nome di Giuliano Amato. Riesca o no la vendetta contro D'Alema, resta l'evidente difficoltà di mettere insieme i fratelli separati, di mettere tra parentesi il capitolo doloroso di Tangentopoli, di affrontare senza complessi l'onda lunga del «caso Craxi». Anche questa è la nemesi della storia. Dietro la frattura le umiliazioni e il «caso Craxi» L'ultimo scontro si è consumato nel nome di Amato_

Luoghi citati: Fiuggi, Livorno