L'INSULTO ESTREMO di Leonardo Zega

L'INSULTO ESTREMO LAPIS ABI LE COSTRETTA ALL'ABORTO L'INSULTO ESTREMO Leonardo Zega IERI tutti i giornali hanno commentato la vicenda della tredicenne di Pozzalo (Ragusa), rimasta incinta - pare - a seguito della violenza di un quasi coetaneo. Ora un giudice vorrebbe farla abortire «per il suo bene», contro il parere del suo tutore, sollevato improvvisamente dal suo incarico, e della stessa ragazza, per quanta capacità di intendere e di volere le si possa attribuire essendo una disabile mentale conclamata, con alle spalle una storia familiare di miseria e abbandono. Motivo, questo, per cui finora sono sempre stati altri a decidere per lei, fino all'abuso e allo stupro: una «matta» e quindi un oggetto di cui si può disporre senza scrupoli e senza compassione. E' questo, a mio avviso, il lato più oscuro e più osceno di tutta la storia che, nella varietà delle valutazioni espresse, non è stato sufficientemente evidenziato. Che anzi una pubblicità indiscreta ha in qualche modo aggravato: neppure l'oltraggio della curiosità morbosa le è stato risparmiato. E' così che si trattano i deboli come Laura, con la foglia di fico del nome convenzionale a coprite le vergogne della pubblica esposizione? Ricordo un caso analogo in cui sono stato coinvolto anni fa. Tutto si risolse bene, proprio nel senso auspicato adesso per Laura da autorevoli personaggi, tra cui lo stesso vescovo della sua diocesi: ripensarci, salvare il bambino, garanzia di assistenza e cura per entrambi. Ma la persona che fece allora da tramite, una cristiana seria che aveva creato una rete di protezione della vita tanto efficace quanto poco appariscente nella sua città, mi disse alla fine: «Sa qua! è il segreto del successo in questi casi? Prevenzione, tempestività e discrezione. Tutto ciò che "appare" - sia pure sotto la nobile veste dei sacri principi - serve forse all'ideologia, ma nuoce alle persone. Noi ci siamo, ma lavoriamo in silenzio». Che cosa è stato fatto per Laura prima che rimanesse incinta? E per la sua sciagurata famiglia? Perché chi si dice ora pronto ad aiutare lei e il bimbo che porta nel ventre poco o nulla ha visto, detto e fatto - con attenzione e discrezione, appunto - finché la cronaca non si è impossessata impudicamente del caso? Quanti ragazzi e ragazze, nelle stesse condizioni, tendono la mano per un sostegno e nessuno si fa avanti? Che ci stanno a fare lo Stato in tutte le sue articolazioni, giù giù fino al Comune, la scuola, la parrocchia, le associazioni, se sono presenti per emanare decreti, difendere principi e far bella figura nei bollettini, ma non vedono, non sentono, non agiscono nella concretezza e nella quotidianità della vita? Il primo tutore di Laura ha dichiarato: «Mi sono sentito tradito. Da tutti». Tutti, salvo un prete, uno solo, ha aggiunto. Noi speriamo che la pubblicità serva almeno a «ripensare» la soluzione abortiva; ma non mi piace l'uso politico che se ne vuol fare (l'ineffabile senatore Pecirizzi lancia già messaggi di guerra) e non piacciono anatemi e scomuniche lanciati con toni ultimativi. Mi paiono l'insulto estremo alle vittime di queste vicende cui, con pretèsti vari, si nega anche la pietà.

Persone citate: Lapis

Luoghi citati: Ragusa