Urla e spintoni contro Malpensa
Urla e spintoni contro Malpensa Mille manifestanti all'aeroporto: «Con settecento aerei al giorno moriremo» Urla e spintoni contro Malpensa // Comune di Milano decide di ricorrere al Tar «Fermate il trasferimento dei voli da Linate» Brunella Giovara MILANO Il sindaco di Divignano, in colbacco di astrakan e fascia tricolore, sfonda il cordone di polizia ed entra trionfante nell'atrio Arrivi, Terminal 1, Malpensa. Al grido di «lotta dura senza paura», lo seguono i colleghi di Varallo Pombia, Marano Ticino, Oleggio, Cameri, Dormelletto, Borgoticino, e tutti gli altri dietro, uriando «vergogna!», «lasciateci passare», «scemi scemi» a carabinieri e agenti in tenuta antisommossa. Sono le 10 del mattino, mille manifestanti anti Malpensa gridano e fanno a cazzotti con le forze dell'ordine schierate a bloccare l'ingresso in aeroporto. Spintoni, insulti, minacce di cariche. E' la rabbia di chi cerca ancora di opporsi al trasferimento di altri voli da Linate a Malpensa. Succederà mercoledì, «ma lunedì c'è il ricorso al Tar del Lazio, non è detta l'ultima parola», urlano primi cittadini e cittadini semplici piemontesi e lombardi. Loro non lo sanno ancora, ma non sono più soli: oggi ricorre al Tar anche il Comune di Milano, che si associa alla richiesta di sospensiva delle compagnie aeree europee. Ognuno con le sue ragioni. Ieri però in aeroporto c'erano solo striscioni con su scritto «vogliamo vivere» e «le nostre case non valgono più niente», attacchi al governo («di sinistra e rosso di vergogna»), e al ministro dei Trasporti Treu, che a detta di tutti i presenti «dovrebbe solo dimettersi». Doveva essere un presidio pacifico (l'ottavo della serie). E' stata una rissa. «Ma la gente è esasperata, chi la tiene più?», dice Pietro Musso, residente a Dormelletto è membro del Covest, il Comitato Ovest Ticino, che raggruppa «i più danneggiati dalla nuova Malpen- sa», quelli che conoscono a memoria gli orari di atterraggi e decolli e che invitano Treu a casa propria, «anche solo per un caffé: sentirà la tazzina che gli trema nelle mani, proverà l'emozione di un 747 che gli passa trenta metri sopra la testa». Accetterà, il ministro, di gradire quel caffé? «Noi lo aspettiamo». In attesa di una risposta da Roma, i manifestanti riescono a sfondare e entrare nello scalo. Avanti i sindaci, dietro le guardie municipali con i gonfaloni, infine tutti gli altri, i Legambiente piemontesi e lombardi, il WWf, Rifondazione comunista e il gruppo regionale Democratici della sinistra, l'Ente parchi Lago Maggiore, quelli del Parco del Ticino, il Fronte dei Cittadini di Milano, gli svizzeri del Gruppo di iniziativa contro l'inquinamento da traffico aereo nella Valle Maggia. I consorzi antigrandine del Canavese assieme alla Regione Piemonte e alla Provincia di Novara. Tutti chiedono che «il Governo italiano e la Unione Europea prendano in seria considerazione il fatto che lo sviluppo di Malpensa 2000 è incompatibile con il territorio e la qualità della vita della gente, come peraltro si evince dal decreto firmato dai ministri dell'Ambien- te e dei Beni culturali». «Noi siamo qui a difendere il decreto Ronchi-Melandri. Ma cosa fa Ronchi per difendere il suo decreto?», domanda Daniele Porrini del Coordinamento per la revisione e il controllo di Malpensa 2000. La signora Rosy da Lonate Pozzolo («l'epicentro del rumore») spiega che lei non ne può più: «da 500 aerei passeremo a settecento. Forse vogliono farci morire». Nell'atrio circolano battute («si stanno BURLANDO di noi») e copie non ufficiali del decreto con il quale D'Alema potrebbe risolvere la faccenda, ordinando il trasferimento. Ma non c'è solo la questione ambientalista, in ballo a Malpensa 2000. Oggi il Tar del Lazio esamina il ricorso presentato dalle principali compagnie europee, Lufthansa, British e Air France in testa: si oppongono al trasferimento da Linate, invocano il decreto Ronchi. Gabriel Leupold, portavoce delle compagnie: «la decisione del Governo italiano di procedere in ogni caso al trasferimento è dettata unicamente dalla volontà di limitare la concorrenza dei vettori europei e di tutelare interessi particolari dell'Italia. Senza contare che il trasferimento avrebbe come conseguenza l'impossibilità di riutilizzare Linate per voli diversi dal Milano-Roma per almeno un anno». Oggi spedirà a Bruxelles un nuovo dossier. Ricorre anche Air Europe, costretto a lavorare a Malpensa, mentre a Linate restano Alitalia, AirOne e Meridiana, cioè i concorrenti. Il presidente Lupo Rattazzi dice che i casi sono due: «o si va tutti a Malpensa, o la proroga per Linate vale anche per noi». E poi ricorre anche il Comune di Mila no. Chiede la sospensione del de creto Burlando, «occorre rinviare il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa», dicono il vicesinda co De Corato e l'assessore ai tra sporti Goggi. «Oltre ad una palese disparità di trattamento nei confronti degli operatori, non ci sono sufficienti elementi di chiarezza in relazione alle decisioni del governo». Ed elencano: «c'è il decre to Ronchi che incombe e c'è la risoluzione del Governo che subordina il trasferimento alla verifica delle condizioni ambientali e alla decisione sulla ripartizione del traffico tra Malpensa e Linate; risoluzione diffusa dalla Presidenza del Consiglio e successivamente smentita dal ministro Treu» Un bel pasticcio, insomma. «L'in certezza è totale», dicono in Como ne. lì il caos è grande, a Malpensa. Piemontesi e lombardi «alleati» nella protesta: «Invitiamo il ministro dei Trasporti Treu a prendere un caffè a casa nostra Così sentirà anche lui la tazzina che gli trema tra le mani» Nuove proteste, ieri, contro il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa
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