«L'evoluzione dell'uomo al capolinea» di Fabio Galvano
«L'evoluzione dell'uomo al capolinea» (ìrazie al progresso scientifico e medico anche i soggetti deboli si riproducono e la razza di conseguenza non migliora «L'evoluzione dell'uomo al capolinea» Un professore inglese di genetica: Darwin sconfitto Fabio Galvano corrispondente da LONDRA L'uomo, geneticamente parlando, è arrivato al capolinea; ed è anche colpa, fra le altre cose, della bicicletta. Non è un rebus, quello che offre Steve Jones. Professore di genetica all'University College di Londra, egli afferma che meglio di così si muore, che dopo essere rapidamente progredito nel corso dei millenni l'uomo non può più migliorare: in tema di perfezione, quello attuale è il nostro zenit. Essenzialmente, dice, perché per quanto riguarda l'animale uomo la legge dell'evoluzione propugnata da Darwin non si applica più: la selezione naturale, quel fenomeno per cui soltanto i torti si riproducono e i deboli si perdono per strada, è stata sconfitta dal progresso scientifico e in particolare medico. Anche i deboli, ormai, si riproducono; e la razza, quindi, non migliora. Quando il professor Jones ha esposto la sua tesi alla Royal Society of Medicine non ci sono stati soltanto applausi. Taluni - per esempio Christopher Wills, professore di biologia evolutiva all'Università della California - hanno invece accolto le sue parole con scetticismo. L'evoluzione, essi replicano, continua e anzi sta accelerando; ma è di tipo diverso da quella del passato e per questo è difficile riconoscerla. Dove i muscoli erano il metro, o il modo di camminare, oggi lo sono il cervello e le idee che esso sviluppa, compreso le spirito di conservazione. Chi ricorda Raquel Welch nei panni (scarsi) di un'affascinante cavernicola nel film «Un milione di anni fa» può ritenere che in effetti non si siano fatti progressi da allora. Invece ci sono stati, anzi la nostra specie è stata quella con l'evoluzione più rapida e visibile. Non più, seconde Jones. Alla base dell'evoluzione di marca darwiniana, egli osserva, c'era- no tre elementi: mutazione, selezione naturale e la mancanza di interazione fra le popolazioni. Per la scomparsa di quest'ultima, egli afferma provocatoriamente, «la colpa principale è stata della bicicletta, perché la sua invenzione si è tradotta nella ricerca di partner non soltanto nel proprio villaggio». Ma soprattutto mutazione e selezione naturale - anzi, la loro mancanza - dettano a suo avviso l'immobilità dell'uomo come specie. La mutazione, egli spiega, è provocata da fattori come radiazioni, cibi, errori commessi dalla nostra scheda genetica (il Dna), ma soprattutto reta: più avanzata è l'età dei genitori, più numerose saranno le mutazioni ereditate dal bambino. Ebbene, l'età media di paternità e maternità nel mondo occidentale è diminuita - e così le possibili mutazioni - semplicemente perché le donne non partoriscono fino alla menopausa, come accadeva un tempo. Per quanto riguarda poi la sele- zione naturale, avverte il profes sor Jones, troppe cose sono cam biate dai tempi di Darwin a oggi: la medicina moderna, le migliori condizioni di vita, le comunicazio ni, tutto fa sì che sopravvivano e possano riprodursi anche quegli esseri umani che un tempo veniva no falciati dalla natura prima che potessero riprodursi. «L'effetto del vivere in città si traduce in un rimescolamento genetico che di fatto crea una condizione media, per cui anche i geni con caratteristiche eccezionali finiscono per scomparire». La sopravvivenza dei più adatti, insomma, non è una costante. Come osserva un noto biologo, Richard Dawkins, «il risultato è che non c'è più selezione nel senso di chi vive e chi muore». Ne deriva, egli afferma in linea con il professor Jones, che ri nostri corpi e la loro forma sono ora fissati in eterno». Tirare in ballo l'eternità è forse eccessivo; ma se dovessimo fermarci a Raquel Welch forse anche Darwin sarebbe d'accordo. Un ricercatore Usa replica: «Adesso a perfezionarsi non sono i muscoli ma il cervello» Charles Darwin ha spiegato che raggiungono la possibilità di riprodursi solo gli individui adattati all'ambiente
Persone citate: Charles Darwin, Christopher Wills, Jones, Raquel Welch, Richard Dawkins, Steve Jones
Luoghi citati: California, Londra, Usa
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