Veltroni; Palano Chigi, non si cambia fino al 2001 di Antonella Rampino
Veltroni; Palano Chigi, non si cambia fino al 2001 Appello all'unità dei Ds: «Basta con il correntismo, il nostro non può essere il partito delle lotte al coltello» Veltroni; Palano Chigi, non si cambia fino al 2001 «Al Trifoglio proponiamo una nuova coalizione» Antonella Rampino inviata a NAPOLI Antonio Bassolino avvolge Walter Veltroni in una nuvola di fumo, la sigaretta gli pende dalle labbra quando lo abbraccia, truando saluta, e pure quando lo applaude. E in quella nebbia al tabacco, Veltroni finire pure di starci bene, «non so chi sarà il candidato presidente dolla regione Campania, sono cose che decide la coalizione». Guai, oramai, a nominare l'Ulivo, via la versione uno, e pure quella due, «non mi appassiona il dibattito sul nome, vediamo prima la cosa». Ma,soprattulto, «non torniamo alla parola Cosa», un nome che fa scattare altri ricordi, altre prospettive politiche, altre leadership. Appunto, dalla nuvola di fumo bassoliniana, Veltroni esce con un mezzo identikit, ola candidatura deve essere forte, ci vuole un nome forte, perché possiamo vincere». La nuvola di fumo, non la dirada nemmeno Bassolino, il quale da tempo tentenna, dovrebbe essere lui il candidato forte, ma appunto non si decide. «E se lui non ci sta, sul tavolo restano i nomi di Rosa Russo .Jervolino e di Ortensio Zecchino», dice il diessino Massimo Villone. Sono i nomi che effettivamente girano nei palazzi, a Napoli e a Roma, ma sono i nomi di due ministri, evidentemente legati al rimpasto eventuale del governo D'Alema, che innescherebbe un gigantésco giro di valzer. E se Bassolino accettasse - come appare probabile, anche se ora risponde solo con un largo sorriso - i nomi della coalizione che girano sono sempre quelli, e Jervolino innanzitutto. Napoli è uno scenario insolito, nel lungo tour di chiusura dei congressi provinciali dove, a fotocopia di quel che accade a Botteghe Oscure, gli uomini di Veltroni salgono, e in fin dei conti può dirsi veltroniano chiunque non sia dalemiano. Esattamente com'è successo con la mozione con la quale il segretario si presenterà al congresso nazionale, in gennaio a Torino, per la quale s'è raggiunto un 80 per cento di gradimento, contro il 20 per cento della sinistra, unica corrente che ha presentato una mozione propria. A Napoli, però, la sinistra è al 34 per cento, per far votare il nuovo luogotenente, il giovane Oddati, è sceso in campo Bassolino personalmente, che vale nel partito locale il 15 per cento. Poi, passata la nottata, nottata tutta di caffè e sigarette, ò andata. E Veltroni, dal palco, ha fatto un accenno, «basta con ii correntismo», «il nostro non può essere il partito delle lotte al coltello». Ma ben altre lotte si preparano a Roma, mentre a Fiuggi, dal congresso dei socialisti di Boselli, si spara a palle incatenate contro l'attuale inquilino di Palazzo Chigi. Così, Veltroni ha pronunciato il suo «D'Alema forever»: «La guida del governo non si discute, almeno fino al 2001», e solo a quel punto, «come D'Alema ed io abbiamo affermato nei mesi scorsi», si parlerà del candidato premier di coalizione per le elezioni del 2001. Nome sul quale, attenzione, non si accetteranno «né automatismi, né pregiudiziali». Il che è come dire: non è inevitabile che il candidato premier sia D'Alema, ma non è nell'ordine delle cose che si metta un veto sul suo nome. A Boselli e agli alleati dell'Ulivo, Veltroni ricorda pure che Botteghe Oscure ha fatto «molti passi in avanti», abbandonando l'ipotesi del doppio turno sul terreno delle riforme istituzionali, lanciando una proposta di riforma delle pensioni, soprattutto «non abbiamo chiesto al Trifoglio di prendere la tessera dell'Ulivo del '96, abbiamo proposto la ricostruzione di una nuova coalizione». Quanto alla situazione politica generale, «il clima sarà diverso dopo aver vinto le regionali, dove i sondaggi ci danno vincenti». Sondaggi che però, si dice a Botteghe Oscure, danno i ds al solito 19-20 per cento. Per vincere le elezioni regionali del 26 marzo, però, bisogna alzare il livello dello scontro, dialettico e democratico, con la destra. Anzi, «far sollevare la gente del Sud contro la furbizia della destra», perché «Fini è un interprete della fisionomia del Mezzogiorno, ma gli elettori devono sapere, dobbiamo farglielo sapere noi, che votando lui si vota Bossi». Soprattutto, il centrosinistra ha bisogno di «nettezza politica, perché l'astensionismo nostro è fatto di chi se ne sta a casa perché non capisce più la differenza tra destra e sinistra». «I sondaggi ci danno vincenti ma dobbiamo far sollevare il Sud contro la furbizia della destra Agli elettori va detto che votando Fini scelgono Bossi» 11 Leader del Carroccio rinuncia ai consueti attacchi a Berlusconi «Non venitevi a lamentare e a dirmi che quello è un mafioso perché lo è pure l'altro» «Tutti ci offrono qualcosa, ci tirano dalla loro parte E io dico: volete vincere? Fateci delle proposte Se la Lega riuscirà a fare l'ago della bilancia potrà salvare la Padania» CONGRESSO PROVINCIALE Walter Veltroni segretario dei Democratici di sinistra I leader del Carroccio Umberto Bossi: «Il nostro compito è fare i fatti, è dare la libertà e la dignità ai popoli del Nord»
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