Imprenditrice si ribella al racket

Imprenditrice si ribella al racket Ora minaccia di chiudere la ditta, ma i dipendenti sono dalla sua parte Imprenditrice si ribella al racket Nuoro, legge in fabbrica le lettere degli estorsorì Corrado Grandesso NUORO Prima cinque candelotti di dinamite piazzati nel cortile dell'azienda, poi una lettera anonima, carica di minacce, per sollecitare un «pizzo» di 300 milioni. E a stretto giro di posta un secondo messaggio, dal 1 identico contenuto, con la promessa dell'arrivo di un secondo ordigno. Ma Mariangela Benvenuti, grintosa cinquantenne di Brescia, titolare di una fabbrica di calze in provincia di Nuoro, non si è arresa. Anzi, è passata al contrattacco. Ha raccontato tutto ai dipendenti e al prefetto di Nuoro, poi ha avvertito di essere pronta a chiudere lo stabilimento se il clima non cambierà. Sarebbe una mazzata per la disastrata economia della zona. La polizia ha aperto un'inchiesta, ma non sarà facile risalire ai malviventi che avevano forse sottovalutato la capacità di reazione della donna, titolare del calzificio Ros Mary, nell'area industriale di Siniscola, pa¬ ese sulla costa centro-orientale della Sardegna. Eppure l'imprenditrice s'era fatta notare in passato - nei sette anni d'attività - per il piglio deciso, per esempio, la dura presa di posizione contro gli assenteisti. Ora non nega d'essere rimasta scossa dall'intimidazione in stile mafioso. «Sono stanca, qui vivo nel terrore», ha ammesso, prima che nel municipio del centro si svolgesse una riunione convocata d'urgenza per discutere la vicenda. «Ho paura ha aggiunto - che succeda qualcosa di grave all'azienda e ai miei dipendenti. Mi chiedono di pagare il pizzo, ma per me un ricatto del genere è intollerabile, mi basta quello che spendo per mantenere a casa gli assenteisti. Avevo intenzione di far arrivare nuovi imprenditori, ma in queste condizioni che posso fare? Come faccio a resistere? Qui - dice indicando lo stabilimento - ci sono 206 dipendenti, c'è il frutto di 35 anni di lavoro. Dico che sono stanca: chiudo e me ne vado». L'ipotesi ha allarmato gli operai che hanno fatto subito quadrato e hanno espresso, durante un'assemblea, solidarietà a Mariangela Benvenuti. E anche i sindacati si sono mobilitati e hanno deciso di affiancare la «signora-coraggio» nella battaglia contro i ricattatori. Sugli sviluppi dell'indagine avviata dalla polizia si sa ben poco. Ma quel poco che è trapelato basta per ri cosini ire la vicenda. L'imprenditrice bresciana ha raccontato di aver ricevuto la prima lettera estorsiva, imbucata in un paese dell'alto Nuorese, alcuni giorni dopo che nel cortile della sua azienda erano stati trovati cinque candelotti di dinamite. Per due settimane, dei ricattori non sono giunti altri segnali. Poi il postino ha consegnato la seconda missiva, che contiene una icadenza precisa per il pagamento della somma, da versare - è l'ordine - in banconote da 100 mila lire. «Se non pagherai - hanno scritto i banditi a Mariangela Benvenuti - arriverà una nuova bomba». C'è stata, ma ha la veste di una coraggiosa denuncia pubblica. Imprenditrice si ribella al racket Ora minaccia di chiudere la ditta, ma i dipendenti sono dalla sua parte Imprenditrice si ribella al racket Nuoro, legge in fabbrica le lettere degli estorsorì Corrado Grandesso NUORO Prima cinque candelotti di dinamite piazzati nel cortile dell'azienda, poi una lettera anonima, carica di minacce, per sollecitare un «pizzo» di 300 milioni. E a stretto giro di posta un secondo messaggio, dal 1 identico contenuto, con la promessa dell'arrivo di un secondo ordigno. Ma Mariangela Benvenuti, grintosa cinquantenne di Brescia, titolare di una fabbrica di calze in provincia di Nuoro, non si è arresa. Anzi, è passata al contrattacco. Ha raccontato tutto ai dipendenti e al prefetto di Nuoro, poi ha avvertito di essere pronta a chiudere lo stabilimento se il clima non cambierà. Sarebbe una mazzata per la disastrata economia della zona. La polizia ha aperto un'inchiesta, ma non sarà facile risalire ai malviventi che avevano forse sottovalutato la capacità di reazione della donna, titolare del calzificio Ros Mary, nell'area industriale di Siniscola, pa¬ ese sulla costa centro-orientale della Sardegna. Eppure l'imprenditrice s'era fatta notare in passato - nei sette anni d'attività - per il piglio deciso, per esempio, la dura presa di posizione contro gli assenteisti. Ora non nega d'essere rimasta scossa dall'intimidazione in stile mafioso. «Sono stanca, qui vivo nel terrore», ha ammesso, prima che nel municipio del centro si svolgesse una riunione convocata d'urgenza per discutere la vicenda. «Ho paura ha aggiunto - che succeda qualcosa di grave all'azienda e ai miei dipendenti. Mi chiedono di pagare il pizzo, ma per me un ricatto del genere è intollerabile, mi basta quello che spendo per mantenere a casa gli assenteisti. Avevo intenzione di far arrivare nuovi imprenditori, ma in queste condizioni che posso fare? Come faccio a resistere? Qui - dice indicando lo stabilimento - ci sono 206 dipendenti, c'è il frutto di 35 anni di lavoro. Dico che sono stanca: chiudo e me ne vado». L'ipotesi ha allarmato gli operai che hanno fatto subito quadrato e hanno espresso, durante un'assemblea, solidarietà a Mariangela Benvenuti. E anche i sindacati si sono mobilitati e hanno deciso di affiancare la «signora-coraggio» nella battaglia contro i ricattatori. Sugli sviluppi dell'indagine avviata dalla polizia si sa ben poco. Ma quel poco che è trapelato basta per ri cosini ire la vicenda. L'imprenditrice bresciana ha raccontato di aver ricevuto la prima lettera estorsiva, imbucata in un paese dell'alto Nuorese, alcuni giorni dopo che nel cortile della sua azienda erano stati trovati cinque candelotti di dinamite. Per due settimane, dei ricattori non sono giunti altri segnali. Poi il postino ha consegnato la seconda missiva, che contiene una icadenza precisa per il pagamento della somma, da versare - è l'ordine - in banconote da 100 mila lire. «Se non pagherai - hanno scritto i banditi a Mariangela Benvenuti - arriverà una nuova bomba». C'è stata, ma ha la veste di una coraggiosa denuncia pubblica.

Persone citate: Corrado Grandesso, Mariangela Benvenuti

Luoghi citati: Brescia, Nuoro, Sardegna, Siniscola