Questa tv che ha fatto l'Italia di Massimo Gramellini

Questa tv che ha fatto l'Italia Continua il conto alla rovescia verso il nuovo H Millennio, venti giorni all'arrivo del Duemila Questa tv che ha fatto l'Italia Massimo Gramellini CAVOUReGaribaldihannofatto l'Italia, ma gli italiani li ha fatti la tv. La tv, a sua volta, è stata fatta da due democristiani: Bernabei e Berlusconi, la premiata ditta Ber 8- Ber. Accomunati dal carattere (genere Ceausescu buono), dalla conoscenza della sterminata provincia italiana e da una valutazione del pubblico che spiega tante cose: «I telespettatori sono 20 milioni di teste di cavolo» (Bernabei); «Chi ci guarda ha fatto la terza media e non era neanche fra i primi della classe» (Berlusconi). Le differenze fra i due? Una sola, ma fondamentale. Bernabei voleva fare gli italiani un po' diversi: morigerati, obbedienti, meno ignoranti ma senza esagerare. Berlusconi invece ci ha fatti proprio come siamo: anarchici ma conformisti, consumisti ma di lacrima facile, timorati di Dio ma con la bava alla bocca per le Veline. Se la nostra tv è l'autobiografia di una nazione, non si può ripercorrerne la storia con lo sguardo freddo dell'intellettuale, tanto più che chi scrive si riconosce in pieno nella tipologia di pubblico descritta da Ber & Ber. Per questo, e per rispettare il linguaggio frammentario e giocoso della tv, ho deciso di spezzettare il racconto e di accompagnarlo con un test: rispondendo alle domande, ognuno di voi potrà divertirsi a scoprire che genere di telespettatore (e di italiano) è. Anni Cinquanta Al di là dei troppi meliti che le attribuisce il filtro partigiano della nostalgia, la tv degli esordi contiene già pregi e difetti dei decenni successivi. Per dire: il primo fenomeno satirico è Raimondo Vianello che a «Un due tre» imita le inchieste televisive di Mario Soldati. Né' più né meno di quel che fa oggi Teocoli: la tv che prende in giro chi si prende sul serio in tv. Nascendo come radio illustrata, la tele si abitua subito a privilegiare le parole sulle immagini. Un vizio che raggiunge il suo apice nei telegiornali e sopravvive tuttora: soltanto Santoro e Fede (ebbene sì) cercano di fare giornalismo televisivo. Il resto è chiacchiera da assemblea studentesca (Lerner) o da terrazza romana (Vespa). I quiz di Mario Riva e Mike Bongiorno copiano modelli stranieri, ma con una fondamentale variante italiana: il gioco, che all'estero è tutto, da noi è solo un pretesto per conoscerne i partecipanti: la famosa «gente comune». Che narcisisti. C'è una sola cosa che ci piace di più che guardare la tv: andarci. In questi cin-* quant'anni, un italiano su tre ha preso parte (o cercato di farlo) a un quiz televisivo: «Noi siamo' un popolo di concorren ti», cantava Arbore. 1. Il programma di cui vorreste avere la videocassetta (fuori concorso «Il Musichiere» e «Lascia e raddoppia»):, a) Il primo episodio di Rin Tih Tin; b) li primo balletto sexy con Alba Arnova in calzamaglia rosa e i democristiani furenti; c) La prima puntata del «Mattatore» di Gassman. 2. La frase che a rileggerla oggi vi emoziona ancora: a) «Pace e bene a tutti» (Padre Mariano); b) «Andalù, portalo via» (Angelo Lombardi, l'amico degli animali); c) «Fusse che fusse la vorta bbona» (Nino Manfredi a Canzonissima 59). 3. La cultura in tv per voi è: a) «Viaggio nella valle del Po» di Mario Soldati; b) Le domande di Mike Bongiorno; c) «Piccole donne» di Anton Giulio Majano, la madre di tutte le fiction. Anni Sessanta Il dittatore Bernabei cerca di educare il popolo: a votare de, certo, ma non solo (e qui sta la sua grandezza). Mamma Rai educa a tre livelli. Elementare: L il maestro Manzi con lavagna e gessetto di «Non è mai troppo tardi». Medio: i romanzi sceneggiati e i cicli di film popolari. Liceal-palloso: «Il Circolo Pickwick» di Gregoretti e «L'Approdo» di Edmonda Aldini. Ne «La Cittadella» Alberto Lupo inaugura il mestiere del teledivo e fl prolifico filone dei medici televisivi. Altre invenzioni destinate a durare: il linguaggio breve di Carosello con i fantastici slogan di Marcello Marchesi («Il signore sì che se ne intende») e la tv dei ragazzi: Febo Conti, Mago Zurli e Giovanna la nonnina sprint «più forte di un bicchiere di gin» tirano su una generazione che è poi quella che oggi ci governa. Tortora e Zavoh inventano i due modelli di giornalismo sportivo: quello ironico della prima Domenica Sportiva e quello retorico del Processo alla Tappa, che più che a Biscardi apre la strada a Marzullo. «Porta a casa un animo sereno o risentito?», il tormentone che Zavoli ammanilisce ai suoi ciclisti, è il fratello maggiore del pestilenziale «La vita e un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?». 4. La censura che vi infastidisce di più: a) Lo sketch di Dario Fo sugli operai proibito a Canzonissima 62; b) Le calze nere super-coprenti delle gemelle Kessler a «Studio Uno»; c) Il divieto di pronunciare la parola «membro» (del Parlamento) nei telegiornali dell'epoca. 5. Il vostro investigatore preferito: a) Sheridan-Ubaldo Lay (stessi impermeabile e ghigno di Borrelli); b) Nero WolfeTino Buazzelli (stesse panza e intelligenza di Ferrara); c) Maigret-Gino Cervi (stesso buon senso di Biagi). 6. Se pensate a un-contestatore vi viene in mente: a) Rita Pavone che canta «Viva la pappa col pomodoro»; b) Romolo Mangione che attacca Togliatti a Tribuna Politica; c) Alberto Ronchey che rifiuta un incarico Rai in quota La Malfa coniando la parola «lottizzazione». Anni Settanta Latita il petrolio e pure le Br: c'è poco da stare allegri e così sfioriscono festival, canzonissime e cantagiri. L'Olimpo catodico trova però la dea da affiancare a Mike Bongiorno. E' Raffaella Caria, incarnazione dei sogni dell'italiano medio. I due non lasciano eredi, solo un perfetto incrocio: Berlusconi. Sta a Mike come Lenin a Marx e se avesse la tette, oltre che l'annunciatrice (come disse Biagi) farebbe anche il Tuca Tura. A proposito di Silvietto: le prime tv private nascono nel 1973 a Vercelli e Alessandria, ma l'anno dopo arriva Lui e con Telemilano sbaraglia il campo. Per la serie: i piemontesi inventano le cose, Ei non hanno il coraggio di iciarle in grande e i lombardi passano all'incasso. Pasolini an. nusa già gli Anni 80 (che non vedrà) e tuona contro una tv che sta piallando i dialetti e le classi sociali in una massa uniforme e conformista. Moravia gli dà ragione, ma se ne dimentica appena la Rai gli offre di raccontare la «sua» Africa: per motivi ignoti, i leoni lo risparmiano. Lui purtroppo non risparmia noi. Ma ecco che dal buco della crisi sgorga la rinascita: «Portobello» imita Raitre con dieci anni di anticipo, «Bontà loro» inaugura l'era dei talkshow, «Domenica In» crea il contenitore per il popolo e «L'Altra domenica» quello per gli snob, «Non stop» lancia Troisi, Verdone e il neo-varietà poi perfezionato da Ricci. E un Pannella imbavagliato e in silenzio davanti al video per 24 minuti (un record, soprattutto per lui) inventa la politica-spettacolo. 7. Oscar maschile e femminile del decennio: a) Bruno Cirino (Diario di un maestro) e Isabella Rossellini (L'altra domenica); b) Kabir Bedi (Sandokan) e Raffaella Carrà (Canzonissima); c) Ugo Pagliai (Il segno del comando) e Lea Massari (Anna Karenina). 8. Tormentone preferito: a) «Hey!» oppure «Wow!» (Arthur Fonzarelìi detto Fonzie, Happy Days); b) «Fiato alle trombe Turchettil» (Mike Bongiorno, Rischiatutto); c) «Mi si intrecciano i diti» (Paolo Villaggio, Giandomenico Fracchia). Anni Ottanta Tornano i sorrisi e le canzoni, eppure mai la tv aveva campato così tanto sulla morte. Muore Claudio Villa durante Sanremo e nell'annunciarlo alle folle Pippo Baudo batte ogni record d'ascolti. Muore Modugno mentre registra uno spettacolo e il giovane Nick Novecento dopo che lo ha già registrato, così la tv può farlo rivivere (o rimorire) in differita per tre sere di seguito. Muore Tortora per lo strazio di una storia incredibile. Muore il mobiliere Aiazzone e Guido Angeli, padre di tutte le televendite, gli dedica la più straordinaria delle tele-orazioni funebri: provare per credere. Muore in fondo a un pozzo il bimbo di Vermicino, muore in diretta e un po' alla volta per trenta ore, cambiando per sempre la storia della tv. Berlusconi si rivela un genio della mediocrità (sempre genio è), ma cresce anche sugli errori altrui: la Rai gli regala Dallas e la Mondadori Rete4, andando in fallimento con l'insipido «Venti di guerra» mentre Silvietto, che conosce bene le sue casalinghe, comprava «Uccelli di Rovo». La tv invade definitivamente le nostre giornate: messo al sicuro il dopocena, conquista colazione, pranzo, aperitivo e con Costanzo e Arbore pure la camomilla. Aumenta la volgarità ciabattona e ne è un sintomo l'uso privato del video da parte dei divi: Bonaccorti annuncia di essere incinta e Baudo di essersi scocciato della Rai, mentre tocca all'icona Carrà, fra una telefonata e l'altra, difendere la penultima istituzione nazionale: la mamma. L'ultima sono i carabinieri, ma di loro si occuperà in seguito il commissario Rocca. 9. Horror preferito: a) Le risse fra coniugi di «C'eravamo tanti amati», b) «Ok il prezzo è giusto», c) Il tg in cui al conduttore Gino Pallotta cascò in diretta la dentiera. 10. Soap opera irrinunciabile: a) Sandra Milo che grida: «Cirooo!» e scappa dallo studio per soccorrere il figlio in pericolo; b) Gianni Mina che si commuove davanti a qualunque barba sudamericana che odi Reagan; c) Guido Angeli che commemora Aiazzone parlando per un'ora a una sedia vuota. Anni Novanta Canale 5 si fa Forza (Italia) mentre ex pei e cattolici di smistra invadono la Rai che hanno condizionato per decenni ma che solo ora, grazie anche alle inchieste a senso unico di Tangentopoli, possono finalmente dominare. Il bipolarismo all'italiana comincia in tv e almeno all'inizio è chiaro: di qui i processi in piazza di Santoro, la satira dura di Avanzi, le gambe democratiche della Parietti, con Piero Angela e Pippo Baudo a garantire la continuità; di là le televendite politiche di Funari, le risate da caserma del Bagaglino e le gambe smodate ma moderate della Marini, con Ricci e Costanzo all'opposizione ma dentro il sistema. Poi non si è capito più niente, neanche in tv. La Rai ha sterzato a destra riempiendosi di Vespa e istituzionalizzando i Lerner e i Santoro. Lo spirito dell'Ulivo, sospeso fra infatuazione per internet e nostalgia per i calciobalilla, si incarna in Fabio Fazio, il Mike Bongiorno di Veltroni. Mediaset ha aperto a sinistra, mettendo in panchina i fuoriclasse Sgarbi e Ferrara e ampliando con jene e gialappe lo spazio della satira, che prima era confinato a Ricci e alle freddure di Mentana. Confusi e infelici, gli italiani si comportano con la televisione come con la politica: la subiscono, ma non l'ammirano più. Per questo conta sempre di meno andarci. Gli unici a non essersene accorti, al solito, sono i politici. 11. Adulazione più tenera: a) «Onorevole Veltroni, come riesce a far coesistere l'esercizio quotidiano del potere con la sua natura intima di intellettua¬ le?» (Monica Guerritore); b) «Se i cuori rossoneri possono battere è perchè sanno che è sempre vicina a noi questa persona, lui, il nostro presidente Silviooo Berlusconiiii!» (Claudio Lippi); c) «Caro presidente Cecchi Gori, le faremo vedere \ gol di Batistuta, le spiace? Vuole un'oliva?». (Luciano Rispoli). 12. Programma sadico di riferimento: al Le maratone di solidarietà; b) «Ciao Darwin* di Bonolis; c) La partenza di un gran premio di Fui inula Uno. Anni Duemila La tv del futuro si spezzetterà in mille canali per soddisfare ogni specifico interesse. Verrà meno la funziono coagulante del video: quel suo essere l'unico argomento di conversazione in grado di coinvolgere uomini e donne, giovani e vecchi, intellettuali e popolo. Nemmeno il calcio era airivato a tanto. Ora si entra nell'era delle nicchie. Sempre più offerta, più ansia, più nausea. Due modi per uscirne: uno, utopistico, ó di usare i mass inedia som quando ci servono e non viceversa. L'altro lo trovate in fonilo ai tre profili del test: che telespettatore sei? Prevalenza di a) VHTR0NIZZAT0. Voti Ulivo o forse non voti più. L'America ti affascina e ti spaventa. Come la tv. L'Italia ti piaceva di più ieri, però ieri dicevi che non ti piaceva. Come la tv. Consideri Internet più democratico del telefonino. Consiglio: spegni tutto ed esci di casa. Prevalenza di b) BERLUSCONICO. Pensi che anche la felicità abbia un prezzo, sei tu che non hai abbastanza soldi per comprarla. Lavori troppo e godi poco, in fretta e soprattutto male. Sogni un mondo governabile col telecomando. Consiglio: spegni tutto ed esci di casa. ' Prevalenza di c) CONFUSO. Non sai più chi sei, con chi stai, da dove vieni e dove vai. Le informazioni ti bombardano, ma tu sei stufo di essere sempre acceso: vorresti ricaricarti per un po'. Ti guardi intorno: satelliti, computer e telefonini. Consiglio: spegni tutto ed esci di casa. Tre gennaiol954, Fulvia Colombo comunica l'inizio delle trasmissioni. Il fenomeno satirico è Vianello che a «Un due tre» imita le inchieste di Soldati Il maestro Manzi con «Non è mai troppo tardi» insegna a scrivere. Pasolini nel 70 tuona contro il video che pialla i dialetti e le classi sociali in un'unica massa informe H Mike Bongiorno durante una puntata di «Lascia o raddoppia?» Questa tv che ha fatto l'Italia Continua il conto alla rovescia verso il nuovo H Millennio, venti giorni all'arrivo del Duemila Questa tv che ha fatto l'Italia Massimo Gramellini CAVOUReGaribaldihannofatto l'Italia, ma gli italiani li ha fatti la tv. La tv, a sua volta, è stata fatta da due democristiani: Bernabei e Berlusconi, la premiata ditta Ber 8- Ber. Accomunati dal carattere (genere Ceausescu buono), dalla conoscenza della sterminata provincia italiana e da una valutazione del pubblico che spiega tante cose: «I telespettatori sono 20 milioni di teste di cavolo» (Bernabei); «Chi ci guarda ha fatto la terza media e non era neanche fra i primi della classe» (Berlusconi). Le differenze fra i due? Una sola, ma fondamentale. Bernabei voleva fare gli italiani un po' diversi: morigerati, obbedienti, meno ignoranti ma senza esagerare. Berlusconi invece ci ha fatti proprio come siamo: anarchici ma conformisti, consumisti ma di lacrima facile, timorati di Dio ma con la bava alla bocca per le Veline. Se la nostra tv è l'autobiografia di una nazione, non si può ripercorrerne la storia con lo sguardo freddo dell'intellettuale, tanto più che chi scrive si riconosce in pieno nella tipologia di pubblico descritta da Ber & Ber. Per questo, e per rispettare il linguaggio frammentario e giocoso della tv, ho deciso di spezzettare il racconto e di accompagnarlo con un test: rispondendo alle domande, ognuno di voi potrà divertirsi a scoprire che genere di telespettatore (e di italiano) è. Anni Cinquanta Al di là dei troppi meliti che le attribuisce il filtro partigiano della nostalgia, la tv degli esordi contiene già pregi e difetti dei decenni successivi. Per dire: il primo fenomeno satirico è Raimondo Vianello che a «Un due tre» imita le inchieste televisive di Mario Soldati. Né' più né meno di quel che fa oggi Teocoli: la tv che prende in giro chi si prende sul serio in tv. Nascendo come radio illustrata, la tele si abitua subito a privilegiare le parole sulle immagini. Un vizio che raggiunge il suo apice nei telegiornali e sopravvive tuttora: soltanto Santoro e Fede (ebbene sì) cercano di fare giornalismo televisivo. Il resto è chiacchiera da assemblea studentesca (Lerner) o da terrazza romana (Vespa). I quiz di Mario Riva e Mike Bongiorno copiano modelli stranieri, ma con una fondamentale variante italiana: il gioco, che all'estero è tutto, da noi è solo un pretesto per conoscerne i partecipanti: la famosa «gente comune». Che narcisisti. C'è una sola cosa che ci piace di più che guardare la tv: andarci. In questi cin-* quant'anni, un italiano su tre ha preso parte (o cercato di farlo) a un quiz televisivo: «Noi siamo' un popolo di concorren ti», cantava Arbore. 1. Il programma di cui vorreste avere la videocassetta (fuori concorso «Il Musichiere» e «Lascia e raddoppia»):, a) Il primo episodio di Rin Tih Tin; b) li primo balletto sexy con Alba Arnova in calzamaglia rosa e i democristiani furenti; c) La prima puntata del «Mattatore» di Gassman. 2. La frase che a rileggerla oggi vi emoziona ancora: a) «Pace e bene a tutti» (Padre Mariano); b) «Andalù, portalo via» (Angelo Lombardi, l'amico degli animali); c) «Fusse che fusse la vorta bbona» (Nino Manfredi a Canzonissima 59). 3. La cultura in tv per voi è: a) «Viaggio nella valle del Po» di Mario Soldati; b) Le domande di Mike Bongiorno; c) «Piccole donne» di Anton Giulio Majano, la madre di tutte le fiction. Anni Sessanta Il dittatore Bernabei cerca di educare il popolo: a votare de, certo, ma non solo (e qui sta la sua grandezza). Mamma Rai educa a tre livelli. Elementare: L il maestro Manzi con lavagna e gessetto di «Non è mai troppo tardi». Medio: i romanzi sceneggiati e i cicli di film popolari. Liceal-palloso: «Il Circolo Pickwick» di Gregoretti e «L'Approdo» di Edmonda Aldini. Ne «La Cittadella» Alberto Lupo inaugura il mestiere del teledivo e fl prolifico filone dei medici televisivi. Altre invenzioni destinate a durare: il linguaggio breve di Carosello con i fantastici slogan di Marcello Marchesi («Il signore sì che se ne intende») e la tv dei ragazzi: Febo Conti, Mago Zurli e Giovanna la nonnina sprint «più forte di un bicchiere di gin» tirano su una generazione che è poi quella che oggi ci governa. Tortora e Zavoh inventano i due modelli di giornalismo sportivo: quello ironico della prima Domenica Sportiva e quello retorico del Processo alla Tappa, che più che a Biscardi apre la strada a Marzullo. «Porta a casa un animo sereno o risentito?», il tormentone che Zavoli ammanilisce ai suoi ciclisti, è il fratello maggiore del pestilenziale «La vita e un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?». 4. La censura che vi infastidisce di più: a) Lo sketch di Dario Fo sugli operai proibito a Canzonissima 62; b) Le calze nere super-coprenti delle gemelle Kessler a «Studio Uno»; c) Il divieto di pronunciare la parola «membro» (del Parlamento) nei telegiornali dell'epoca. 5. Il vostro investigatore preferito: a) Sheridan-Ubaldo Lay (stessi impermeabile e ghigno di Borrelli); b) Nero WolfeTino Buazzelli (stesse panza e intelligenza di Ferrara); c) Maigret-Gino Cervi (stesso buon senso di Biagi). 6. Se pensate a un-contestatore vi viene in mente: a) Rita Pavone che canta «Viva la pappa col pomodoro»; b) Romolo Mangione che attacca Togliatti a Tribuna Politica; c) Alberto Ronchey che rifiuta un incarico Rai in quota La Malfa coniando la parola «lottizzazione». Anni Settanta Latita il petrolio e pure le Br: c'è poco da stare allegri e così sfioriscono festival, canzonissime e cantagiri. L'Olimpo catodico trova però la dea da affiancare a Mike Bongiorno. E' Raffaella Caria, incarnazione dei sogni dell'italiano medio. I due non lasciano eredi, solo un perfetto incrocio: Berlusconi. Sta a Mike come Lenin a Marx e se avesse la tette, oltre che l'annunciatrice (come disse Biagi) farebbe anche il Tuca Tura. A proposito di Silvietto: le prime tv private nascono nel 1973 a Vercelli e Alessandria, ma l'anno dopo arriva Lui e con Telemilano sbaraglia il campo. Per la serie: i piemontesi inventano le cose, Ei non hanno il coraggio di iciarle in grande e i lombardi passano all'incasso. Pasolini an. nusa già gli Anni 80 (che non vedrà) e tuona contro una tv che sta piallando i dialetti e le classi sociali in una massa uniforme e conformista. Moravia gli dà ragione, ma se ne dimentica appena la Rai gli offre di raccontare la «sua» Africa: per motivi ignoti, i leoni lo risparmiano. Lui purtroppo non risparmia noi. Ma ecco che dal buco della crisi sgorga la rinascita: «Portobello» imita Raitre con dieci anni di anticipo, «Bontà loro» inaugura l'era dei talkshow, «Domenica In» crea il contenitore per il popolo e «L'Altra domenica» quello per gli snob, «Non stop» lancia Troisi, Verdone e il neo-varietà poi perfezionato da Ricci. E un Pannella imbavagliato e in silenzio davanti al video per 24 minuti (un record, soprattutto per lui) inventa la politica-spettacolo. 7. Oscar maschile e femminile del decennio: a) Bruno Cirino (Diario di un maestro) e Isabella Rossellini (L'altra domenica); b) Kabir Bedi (Sandokan) e Raffaella Carrà (Canzonissima); c) Ugo Pagliai (Il segno del comando) e Lea Massari (Anna Karenina). 8. Tormentone preferito: a) «Hey!» oppure «Wow!» (Arthur Fonzarelìi detto Fonzie, Happy Days); b) «Fiato alle trombe Turchettil» (Mike Bongiorno, Rischiatutto); c) «Mi si intrecciano i diti» (Paolo Villaggio, Giandomenico Fracchia). Anni Ottanta Tornano i sorrisi e le canzoni, eppure mai la tv aveva campato così tanto sulla morte. Muore Claudio Villa durante Sanremo e nell'annunciarlo alle folle Pippo Baudo batte ogni record d'ascolti. Muore Modugno mentre registra uno spettacolo e il giovane Nick Novecento dopo che lo ha già registrato, così la tv può farlo rivivere (o rimorire) in differita per tre sere di seguito. Muore Tortora per lo strazio di una storia incredibile. Muore il mobiliere Aiazzone e Guido Angeli, padre di tutte le televendite, gli dedica la più straordinaria delle tele-orazioni funebri: provare per credere. Muore in fondo a un pozzo il bimbo di Vermicino, muore in diretta e un po' alla volta per trenta ore, cambiando per sempre la storia della tv. Berlusconi si rivela un genio della mediocrità (sempre genio è), ma cresce anche sugli errori altrui: la Rai gli regala Dallas e la Mondadori Rete4, andando in fallimento con l'insipido «Venti di guerra» mentre Silvietto, che conosce bene le sue casalinghe, comprava «Uccelli di Rovo». La tv invade definitivamente le nostre giornate: messo al sicuro il dopocena, conquista colazione, pranzo, aperitivo e con Costanzo e Arbore pure la camomilla. Aumenta la volgarità ciabattona e ne è un sintomo l'uso privato del video da parte dei divi: Bonaccorti annuncia di essere incinta e Baudo di essersi scocciato della Rai, mentre tocca all'icona Carrà, fra una telefonata e l'altra, difendere la penultima istituzione nazionale: la mamma. L'ultima sono i carabinieri, ma di loro si occuperà in seguito il commissario Rocca. 9. Horror preferito: a) Le risse fra coniugi di «C'eravamo tanti amati», b) «Ok il prezzo è giusto», c) Il tg in cui al conduttore Gino Pallotta cascò in diretta la dentiera. 10. Soap opera irrinunciabile: a) Sandra Milo che grida: «Cirooo!» e scappa dallo studio per soccorrere il figlio in pericolo; b) Gianni Mina che si commuove davanti a qualunque barba sudamericana che odi Reagan; c) Guido Angeli che commemora Aiazzone parlando per un'ora a una sedia vuota. Anni Novanta Canale 5 si fa Forza (Italia) mentre ex pei e cattolici di smistra invadono la Rai che hanno condizionato per decenni ma che solo ora, grazie anche alle inchieste a senso unico di Tangentopoli, possono finalmente dominare. Il bipolarismo all'italiana comincia in tv e almeno all'inizio è chiaro: di qui i processi in piazza di Santoro, la satira dura di Avanzi, le gambe democratiche della Parietti, con Piero Angela e Pippo Baudo a garantire la continuità; di là le televendite politiche di Funari, le risate da caserma del Bagaglino e le gambe smodate ma moderate della Marini, con Ricci e Costanzo all'opposizione ma dentro il sistema. Poi non si è capito più niente, neanche in tv. La Rai ha sterzato a destra riempiendosi di Vespa e istituzionalizzando i Lerner e i Santoro. Lo spirito dell'Ulivo, sospeso fra infatuazione per internet e nostalgia per i calciobalilla, si incarna in Fabio Fazio, il Mike Bongiorno di Veltroni. Mediaset ha aperto a sinistra, mettendo in panchina i fuoriclasse Sgarbi e Ferrara e ampliando con jene e gialappe lo spazio della satira, che prima era confinato a Ricci e alle freddure di Mentana. Confusi e infelici, gli italiani si comportano con la televisione come con la politica: la subiscono, ma non l'ammirano più. Per questo conta sempre di meno andarci. Gli unici a non essersene accorti, al solito, sono i politici. 11. Adulazione più tenera: a) «Onorevole Veltroni, come riesce a far coesistere l'esercizio quotidiano del potere con la sua natura intima di intellettua¬ le?» (Monica Guerritore); b) «Se i cuori rossoneri possono battere è perchè sanno che è sempre vicina a noi questa persona, lui, il nostro presidente Silviooo Berlusconiiii!» (Claudio Lippi); c) «Caro presidente Cecchi Gori, le faremo vedere \ gol di Batistuta, le spiace? Vuole un'oliva?». (Luciano Rispoli). 12. Programma sadico di riferimento: al Le maratone di solidarietà; b) «Ciao Darwin* di Bonolis; c) La partenza di un gran premio di Fui inula Uno. Anni Duemila La tv del futuro si spezzetterà in mille canali per soddisfare ogni specifico interesse. Verrà meno la funziono coagulante del video: quel suo essere l'unico argomento di conversazione in grado di coinvolgere uomini e donne, giovani e vecchi, intellettuali e popolo. Nemmeno il calcio era airivato a tanto. Ora si entra nell'era delle nicchie. Sempre più offerta, più ansia, più nausea. Due modi per uscirne: uno, utopistico, ó di usare i mass inedia som quando ci servono e non viceversa. L'altro lo trovate in fonilo ai tre profili del test: che telespettatore sei? Prevalenza di a) VHTR0NIZZAT0. Voti Ulivo o forse non voti più. L'America ti affascina e ti spaventa. Come la tv. L'Italia ti piaceva di più ieri, però ieri dicevi che non ti piaceva. Come la tv. Consideri Internet più democratico del telefonino. Consiglio: spegni tutto ed esci di casa. Prevalenza di b) BERLUSCONICO. Pensi che anche la felicità abbia un prezzo, sei tu che non hai abbastanza soldi per comprarla. Lavori troppo e godi poco, in fretta e soprattutto male. Sogni un mondo governabile col telecomando. Consiglio: spegni tutto ed esci di casa. ' Prevalenza di c) CONFUSO. Non sai più chi sei, con chi stai, da dove vieni e dove vai. Le informazioni ti bombardano, ma tu sei stufo di essere sempre acceso: vorresti ricaricarti per un po'. Ti guardi intorno: satelliti, computer e telefonini. Consiglio: spegni tutto ed esci di casa. Tre gennaiol954, Fulvia Colombo comunica l'inizio delle trasmissioni. Il fenomeno satirico è Vianello che a «Un due tre» imita le inchieste di Soldati Il maestro Manzi con «Non è mai troppo tardi» insegna a scrivere. Pasolini nel 70 tuona contro il video che pialla i dialetti e le classi sociali in un'unica massa informe H Mike Bongiorno durante una puntata di «Lascia o raddoppia?»