«Br semilibero uccise D'Antona» di Francesco Grignetti

«Br semilibero uccise D'Antona» L'ipotesi della Commissione Stragi: la centrale dell'eversione sarebbe nel supercarcere di Trani «Br semilibero uccise D'Antona» Pellegrino: U colpevole e un «esperto» Francesco Grignetti ROMA Il presidente della Commissione Stragi ha maturato una convinzione: il capo del gruppo terroristico che ha ucciso Massimo D'Antona è «un irriducibile delle Br in semilibertà». Un identikit abbastanza preciso, insomma, intorno a cui i commissari della Stragi stanno lavorando da tompo. Aveva fatto scalpore l'audizione del prefetto Andreassi, capo dell'antiterrorismo, una settimana fa in Parlamento: «Noi potremmo pure conoscere chi ha ammazzato D'Antona, però non basta per arrestarlo. Bisogna trovare delle prove». Ora Pellegrino prova a fare un passo in avanti sulla strada dell'identificazione e azzarda l'ipotesi del «semilibero». Ossia un terrorista che ha guadagnato una certa libertà di manovra, ma che viene da un lungo periodo di carcere. Pellegrino spiega anche come è arrivato alla conclusione del brigatista in semiiibertà: l'agguato di Roma rappresenta «un salto di qualità troppo alto rispetto al livello di organizzazione che la costellazione di gruppi eversivi aveva manifestato fino al maggio scorso. Non passano alla fase intermedia, come un sequestro simbolico o una gambizzazione, ma uccidono subilo e questo si può spiegare solo se chi ha organizzalo il gruppo è una persona con alle spalle un'esperienza omicidiaria». Non un fuoriuscito, un terrorista latitante che abbia vissuto dieci anni all'estero ben difficilmente tornerebbe sui suoi passi. No, molto probabilmente l'uomo ha trascorso questi anni in carcere. In una sospensione del tempo e dello spazio. Come Pellegrino già scriveva nella relazione al Parlamento: «E' quasi come se al nuovo documento rivendicativo fosse premesso un tragico "beri dicebamus"». E l'attenzione alle carceri sembra dare risultati investigativi. Pare che da intercetta zioni siano venute fuori frasi compromettenti tra gli irriducibili del supercarcere di Trani. Tanto che il Roa dei carabinieri, in un rapporto alla magistratura pugliese, avrebbe individuato in quel carcere una centrale della nuova eversione di sinistra. «Effettivamente - commenta Pellegrino - lì e concentrato il maggior numero di irriducibili e in quel mondo è la genesi del gruppo che ha ucciso D'Antona. Il rapporto dei Ros non lo conosco, ma spunti sui Br che non si sono mai pentiti sono contenuti anche in un precedente rapporto dei Reparti Speciali dei Carabinieri e in quello dell'Ucigos che io stesso avevo esaminato». Cosi non era un caso se nell'audizione al prefetto Andreassi, Pellegrino chiedeva: «Non sarebbe sorpren¬ dente che, una volta che si individui e smantelli il gruppo che ha ucciso D'Antona si scopra che all'interno c'era una persona che aveva già ucciso, magari molti anni fa?». E Andreassi: «Sì, certo. Tutto sommato questi segnali erano anche da ritenere fisiologici per chi proveniva da vent'anni di terrorismo». Già nella relazione di settembre, comunque, i commissari avevano concentrato l'attenzione su quei «brigatisti semiliberi» che potrebbero aver fatto da cerniera tra i due mondi. «Ben 70 detenuti godono dei benefici della legge penitenziaria e tra questi "non pochi sono gli irriducibili'', come ha riferito il sottosegretario Sinisi, tra cui pluriomicidi e noti terroristi professionali». Il nome del capo brigatista, se ha ragione Pellegrino, è nella lista di quei 70 che la polizia circonda, giustamente, del massimo riserbo. Roma, via Salaria: poche ore dopo il delino di Massimo D'Antona «Br semilibero uccise D'Antona» L'ipotesi della Commissione Stragi: la centrale dell'eversione sarebbe nel supercarcere di Trani «Br semilibero uccise D'Antona» Pellegrino: U colpevole e un «esperto» Francesco Grignetti ROMA Il presidente della Commissione Stragi ha maturato una convinzione: il capo del gruppo terroristico che ha ucciso Massimo D'Antona è «un irriducibile delle Br in semilibertà». Un identikit abbastanza preciso, insomma, intorno a cui i commissari della Stragi stanno lavorando da tompo. Aveva fatto scalpore l'audizione del prefetto Andreassi, capo dell'antiterrorismo, una settimana fa in Parlamento: «Noi potremmo pure conoscere chi ha ammazzato D'Antona, però non basta per arrestarlo. Bisogna trovare delle prove». Ora Pellegrino prova a fare un passo in avanti sulla strada dell'identificazione e azzarda l'ipotesi del «semilibero». Ossia un terrorista che ha guadagnato una certa libertà di manovra, ma che viene da un lungo periodo di carcere. Pellegrino spiega anche come è arrivato alla conclusione del brigatista in semiiibertà: l'agguato di Roma rappresenta «un salto di qualità troppo alto rispetto al livello di organizzazione che la costellazione di gruppi eversivi aveva manifestato fino al maggio scorso. Non passano alla fase intermedia, come un sequestro simbolico o una gambizzazione, ma uccidono subilo e questo si può spiegare solo se chi ha organizzalo il gruppo è una persona con alle spalle un'esperienza omicidiaria». Non un fuoriuscito, un terrorista latitante che abbia vissuto dieci anni all'estero ben difficilmente tornerebbe sui suoi passi. No, molto probabilmente l'uomo ha trascorso questi anni in carcere. In una sospensione del tempo e dello spazio. Come Pellegrino già scriveva nella relazione al Parlamento: «E' quasi come se al nuovo documento rivendicativo fosse premesso un tragico "beri dicebamus"». E l'attenzione alle carceri sembra dare risultati investigativi. Pare che da intercetta zioni siano venute fuori frasi compromettenti tra gli irriducibili del supercarcere di Trani. Tanto che il Roa dei carabinieri, in un rapporto alla magistratura pugliese, avrebbe individuato in quel carcere una centrale della nuova eversione di sinistra. «Effettivamente - commenta Pellegrino - lì e concentrato il maggior numero di irriducibili e in quel mondo è la genesi del gruppo che ha ucciso D'Antona. Il rapporto dei Ros non lo conosco, ma spunti sui Br che non si sono mai pentiti sono contenuti anche in un precedente rapporto dei Reparti Speciali dei Carabinieri e in quello dell'Ucigos che io stesso avevo esaminato». Cosi non era un caso se nell'audizione al prefetto Andreassi, Pellegrino chiedeva: «Non sarebbe sorpren¬ dente che, una volta che si individui e smantelli il gruppo che ha ucciso D'Antona si scopra che all'interno c'era una persona che aveva già ucciso, magari molti anni fa?». E Andreassi: «Sì, certo. Tutto sommato questi segnali erano anche da ritenere fisiologici per chi proveniva da vent'anni di terrorismo». Già nella relazione di settembre, comunque, i commissari avevano concentrato l'attenzione su quei «brigatisti semiliberi» che potrebbero aver fatto da cerniera tra i due mondi. «Ben 70 detenuti godono dei benefici della legge penitenziaria e tra questi "non pochi sono gli irriducibili'', come ha riferito il sottosegretario Sinisi, tra cui pluriomicidi e noti terroristi professionali». Il nome del capo brigatista, se ha ragione Pellegrino, è nella lista di quei 70 che la polizia circonda, giustamente, del massimo riserbo. Roma, via Salaria: poche ore dopo il delino di Massimo D'Antona

Persone citate: Andreassi, D'antona, Massimo D'antona, Sinisi

Luoghi citati: Roma, Trani