«La nostra democrazia è in difficoltà» di Aldo Cazzullo

«La nostra democrazia è in difficoltà» Il leader del Polo al congresso dei giovani di Forza Italia attacca «certi giudici» j «La nostra democrazia è in difficoltà» E Berlusconi apre alla Lega Aldo Cazzullo ROMA Silvio Berlusconi parla (a braccio) un'ora e 35 minuti (ne impiegherà altri 35 a uscire dalla sala, placcato, fotografato, baciato dai giovani di Forza Italia), viene interrotto da trentuno applausi, nomina sette volte la parola «cuore», ripercorre la storia del «fallimento marxista», i principi del «nostro liberalismo» e la propria vita, anzi, «la mia avventura», cita due papi, Pio XI e Wojtyla, e poi Luigi Einaudi, von Hayek, Adam Smith, Tocqueville, Raymond Aron, Milton Friedman, Samuel Johnson, Popper, «cui tutti noi dobbiamo volere un gran bene», e neanche una volta D'Alema e Veltroni, sempre indicati come «gli altri» o i «postcomunisti» (tranne un riferimento «al presidente del Consiglio»), parafrasa Woody Alien («il comunismo è morto ma anche la socialdemocrazia si sente poco bene»), racconta la barzelletta del marito succube della moglie che si nasconde sotto il letto e le dice «in casa comando io e da qui esco quando voglio», annuncia il «Risorgimento liberale che daremo all'Italia quando tra un anno e mezzo saremo al governo», e manda due messaggi politici. Alla Lega: via libera ad alleanze elettorali, «che non sono patti di sangue, né matrimoni», bensì accordi da stringere sulla base del «nostro programma federalista, che abbiamo scelto per convinzione e non per convenienza». E ai Ds: nessuna tregua sulla giustizia, la battaglia contro l'«uso politico di una ristretta parte della magistra* ura» continuerà con la stessa asprezza e difficilmente lascerà spazio per accordi sulle riforme, neppure su quella elettorale, che «non è all'orizzonte». Sono le 11 e mezza, quando Berlusconi apre il primo congresso nazionale dei giovani di Forza Italia cantando dal podio l'inno di Mameli. Poi si lascia sfuggire un saluto a pugno chiuso, quindi rimedia con un giro in platea a firmare autografi («scusami, mi hanno spinto e ti ho fatto una firma del cavolo») e stringere mani. E' un dialogo emotivo e sentimentale con i ragazzi delle prime file vestiti da sposi - gessato grigio a tre e anche quattro bottoni, tutti allacciati - e rigorósamente sbarbati, e con quelli delle ultime maglioni, giubbotti di jeans, giacche di pelle, basette alla Dei Piero, bandiere di Forza Italia e anche una sciarpa del Milan «delegati» e «osservatori», figli di industriali e giovani disoccupati, specializzandialla Bocconi e ripetenti dell'istituto alberghiero di Crotone. «Siete prò- prio carini», li lusinga. E ancora: «Ho fatto una birichinata, anziché Forza Giovani ho fatto scrivere qua fuori Forza Ragazzi, è meglio, no?». Nessuno di loro, dei ragazzi azzurri, lo chiama Berlusconi, quasi nessuno presidente, tutti gli altri Silvio. Gli scrivono lettere, messaggi al sito Internet di Forza Italia, qualche privilegiato a quello personale, «che lui consulta ogni sera per risponderci personalmente - come racconta Beatrice Lorenzin, coordinatrice del Lazio -. Poi ci incontra à casa sua, in via del Plebiscito, e restiamo ore a parlare di politica, ma anche delle nostre vicende personali. Per noi è quasi una figura paterna». E non a caso Berlusconi parla dal podio del padre Luigi, «che quando tornava a casa portava il sole in tasca», dei cinque figli, «belli come voi», dei «consigli che voglio darvi: fate come me, ponetevi traguardi ambiziosi. Non affidatevi completamente alla politica, lavorate, rischiate, andate all'estero. Non puntate mai all'8, sempre al 10». Poi Berlusconi va all'attacco. «Ci accusano di non volere lo Stato sociale. E' falso, anche se preferiamo chiame rio "Stato amico". Noi guardiamo all'economia sociale di mercato" di Erhard e Adenauer: proprietà privata, libera iniziativa, rete di protezione per i meno fortunati. La mia prima preoccupazione sono i sette milioni di italiani poveri, e in particolare i tre milioni di bambini». La sinistra, denuncia Berlusconi, ci ha dato «il record europeo dell'inflazione e della disoccupazione giovanile». Governa «pur non avendo avuto l'investitura dei cittadini». E' «professionista di brogli elettorali», fa un «uso politico della giustizia», «altera la vita democratica», crea «lavori futili, che generano dipendenza» e «una scuola di Stato i cui testi non menzionano neppure l'evento che ha insanguinato il secolo, il comunismo». Nell'oratoria torrenziale del Cavaliere ricorrono parole chiave come «valori», «competizione», «modello anglosassone», e ovviamente «flessibilità» (delle retribuzioni e della durata dei contratti) e «libertà», e altre negative, come «garantiti», «funzionari», «statalismo» («in Italia abbiamo avuto un secolo statalista, da Giolitti a Mussolini e alla De»). Il tutto sintetizzato in un documento affidato al coordinatore uscente Andrea Di Teodoro, «che lo trasmetterà al suo successore e a tutti voi, perché lo portiate nel cuore e lo diffon diate. Lasciamo a loro l'inverno del cinismo e del grigiore, pigliamoci la primavera del nuovo secolo, la primavera della li-bertà». Poi il saluto che scatena quattro minuti di applausi: «Conservatemi nei vostri cuori». Una platea entusiasta ha interrotto con trentuno applausi l'intervento del Cavaliere: «Siete proprio carini Noi guardiamo all'economia sociale di mercato di Erhard e Adenauer» L'annuncio ai ragazzi azzurri: «Lavoriamo per il Risorgimento liberale che daremo al nostro Paese quando tra un anno e mezzo saremo al governo» E cita il padre: aveva il sole in tasca... Il leader del Polo Silvio Berlusconi ieri al primo congresso dei giovani di Forza Italia «La nostra democrazia è in difficoltà» Il leader del Polo al congresso dei giovani di Forza Italia attacca «certi giudici» j «La nostra democrazia è in difficoltà» E Berlusconi apre alla Lega Aldo Cazzullo ROMA Silvio Berlusconi parla (a braccio) un'ora e 35 minuti (ne impiegherà altri 35 a uscire dalla sala, placcato, fotografato, baciato dai giovani di Forza Italia), viene interrotto da trentuno applausi, nomina sette volte la parola «cuore», ripercorre la storia del «fallimento marxista», i principi del «nostro liberalismo» e la propria vita, anzi, «la mia avventura», cita due papi, Pio XI e Wojtyla, e poi Luigi Einaudi, von Hayek, Adam Smith, Tocqueville, Raymond Aron, Milton Friedman, Samuel Johnson, Popper, «cui tutti noi dobbiamo volere un gran bene», e neanche una volta D'Alema e Veltroni, sempre indicati come «gli altri» o i «postcomunisti» (tranne un riferimento «al presidente del Consiglio»), parafrasa Woody Alien («il comunismo è morto ma anche la socialdemocrazia si sente poco bene»), racconta la barzelletta del marito succube della moglie che si nasconde sotto il letto e le dice «in casa comando io e da qui esco quando voglio», annuncia il «Risorgimento liberale che daremo all'Italia quando tra un anno e mezzo saremo al governo», e manda due messaggi politici. Alla Lega: via libera ad alleanze elettorali, «che non sono patti di sangue, né matrimoni», bensì accordi da stringere sulla base del «nostro programma federalista, che abbiamo scelto per convinzione e non per convenienza». E ai Ds: nessuna tregua sulla giustizia, la battaglia contro l'«uso politico di una ristretta parte della magistra* ura» continuerà con la stessa asprezza e difficilmente lascerà spazio per accordi sulle riforme, neppure su quella elettorale, che «non è all'orizzonte». Sono le 11 e mezza, quando Berlusconi apre il primo congresso nazionale dei giovani di Forza Italia cantando dal podio l'inno di Mameli. Poi si lascia sfuggire un saluto a pugno chiuso, quindi rimedia con un giro in platea a firmare autografi («scusami, mi hanno spinto e ti ho fatto una firma del cavolo») e stringere mani. E' un dialogo emotivo e sentimentale con i ragazzi delle prime file vestiti da sposi - gessato grigio a tre e anche quattro bottoni, tutti allacciati - e rigorósamente sbarbati, e con quelli delle ultime maglioni, giubbotti di jeans, giacche di pelle, basette alla Dei Piero, bandiere di Forza Italia e anche una sciarpa del Milan «delegati» e «osservatori», figli di industriali e giovani disoccupati, specializzandialla Bocconi e ripetenti dell'istituto alberghiero di Crotone. «Siete prò- prio carini», li lusinga. E ancora: «Ho fatto una birichinata, anziché Forza Giovani ho fatto scrivere qua fuori Forza Ragazzi, è meglio, no?». Nessuno di loro, dei ragazzi azzurri, lo chiama Berlusconi, quasi nessuno presidente, tutti gli altri Silvio. Gli scrivono lettere, messaggi al sito Internet di Forza Italia, qualche privilegiato a quello personale, «che lui consulta ogni sera per risponderci personalmente - come racconta Beatrice Lorenzin, coordinatrice del Lazio -. Poi ci incontra à casa sua, in via del Plebiscito, e restiamo ore a parlare di politica, ma anche delle nostre vicende personali. Per noi è quasi una figura paterna». E non a caso Berlusconi parla dal podio del padre Luigi, «che quando tornava a casa portava il sole in tasca», dei cinque figli, «belli come voi», dei «consigli che voglio darvi: fate come me, ponetevi traguardi ambiziosi. Non affidatevi completamente alla politica, lavorate, rischiate, andate all'estero. Non puntate mai all'8, sempre al 10». Poi Berlusconi va all'attacco. «Ci accusano di non volere lo Stato sociale. E' falso, anche se preferiamo chiame rio "Stato amico". Noi guardiamo all'economia sociale di mercato" di Erhard e Adenauer: proprietà privata, libera iniziativa, rete di protezione per i meno fortunati. La mia prima preoccupazione sono i sette milioni di italiani poveri, e in particolare i tre milioni di bambini». La sinistra, denuncia Berlusconi, ci ha dato «il record europeo dell'inflazione e della disoccupazione giovanile». Governa «pur non avendo avuto l'investitura dei cittadini». E' «professionista di brogli elettorali», fa un «uso politico della giustizia», «altera la vita democratica», crea «lavori futili, che generano dipendenza» e «una scuola di Stato i cui testi non menzionano neppure l'evento che ha insanguinato il secolo, il comunismo». Nell'oratoria torrenziale del Cavaliere ricorrono parole chiave come «valori», «competizione», «modello anglosassone», e ovviamente «flessibilità» (delle retribuzioni e della durata dei contratti) e «libertà», e altre negative, come «garantiti», «funzionari», «statalismo» («in Italia abbiamo avuto un secolo statalista, da Giolitti a Mussolini e alla De»). Il tutto sintetizzato in un documento affidato al coordinatore uscente Andrea Di Teodoro, «che lo trasmetterà al suo successore e a tutti voi, perché lo portiate nel cuore e lo diffon diate. Lasciamo a loro l'inverno del cinismo e del grigiore, pigliamoci la primavera del nuovo secolo, la primavera della li-bertà». Poi il saluto che scatena quattro minuti di applausi: «Conservatemi nei vostri cuori». Una platea entusiasta ha interrotto con trentuno applausi l'intervento del Cavaliere: «Siete proprio carini Noi guardiamo all'economia sociale di mercato di Erhard e Adenauer» L'annuncio ai ragazzi azzurri: «Lavoriamo per il Risorgimento liberale che daremo al nostro Paese quando tra un anno e mezzo saremo al governo» E cita il padre: aveva il sole in tasca... Il leader del Polo Silvio Berlusconi ieri al primo congresso dei giovani di Forza Italia

Luoghi citati: Crotone, Italia, Lazio, Roma