D'Alema: Mediterraneo mare di pace

D'Alema: Mediterraneo mare di pace IN VIA00IQ CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'Alema: Mediterraneo mare di pace «Rivoluzionario il sì della Turchia ai diritti umani» reportage f/laurizio Molinari inviato a HELSINKI Mi ELsalone dell'Holiday Inn di Helsinki adibito a sala da pranzo per i leader europei il momento che suggella il summit è quando il greco Costas Simitis prende la parola e rivolgendosi al turco Bulent Ecevit gli dà il «bevenuto in Europa». La replica del leader di Ankara non è meno calorosa. «Si respira un'atmosfera di fine Millennio» commenta a caldo il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, secondo cui «quello che è avvenuto qui a Helsinki è importante per la pace nel Mediterraneo e in Europa». Il «si» greco alla candidatura della Turchia all'Unione Europea è per D'Alema uno «storico gesto di pace» che si lascia alle spalle d'un sol colpo confitti ed odii antichi: «Un fatto rivoluzionario», quanto lo è l'accettazione da parte di Ankara di impegnarsi a rispettare gli standard europei sui diritti umani.La soddisfazione dell'Italia è doppia perché D'Alema e il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, si erano impegnati per favorire lo «storico momento»: D'Alema con una serie di colloqui con l'ellenico Simitis, a cui lo lega un rapporto nato nell'Internazionale Socialista; Dini con un'azione parallela sul collega turco Ismail Ceni, che è stato fino all'ultimo ad Ankara uno dei più titubanti ad accettare l'offerta dell'Unione Europea. Gli esempi di questo gioco di squadra non mancano. D'Alema è riuscito a far moderare a Simitis le richieste iniziali di condizioni per la candidaturad Ankara, a cominciare da quella che chiedeva alla Turchia di risolvere tutte le pendenze territoriali con Atene davanti alla Corte dell'Aj a in poco più di 12 mesi. Dini da parte sua ha convinto Cem che i ricorsi davaMWAjà fiori ptévanóelgere lasciati pendenti all'iMnito ma bisognava accettare una data limite.! l'mco^^av^jwcjt del pranzo di fine-summit, ha ringraziato l'Italia per gli compiuti in sede europea. «Ho to Ecevit consapevole di chi significa il passo di oggi» dici ma, secondo cui il risultato della decisione di Hensinki sarà un' «sostegno all'evoluzione democratica della Turchia» a tutto vantaggio di «pace, stabilità e sicurezza nell'area del Mediterraneo». Al termine della fitta giornata di colloqui, prima di ripartire per l'Italia, D'Alema guarda più in là della stretta di mano fra Simitis ed Ecevit e prevede per la Turchia il ruolo di «ponte fra l'Europa e l'Islam». «Non un avamposto ostile ma una frontiera di amicizia con il mondo musulmano» sottolinea D'Alema, ricordando più volte che la Turchia è «un paese musumano e laico», quindi adatto a diventare la cerniera fra l'Unione Europa e l'Islam. Più che alla politica, durante il viaggio di ritomo in aereo verso Ciampino, D'Alema ha pensato alla «dimensione dell'evento» di Helsinki: «La Turchia nel corso dei secoli passati è stato un paese che occupò l'Europa, che ne sottomise a lungo alcune regioni e che ora invece chiede di partecipare, essere parte, delle nostre istituzioni comuni, è un passaggio storico». «L'augurio è che i negoziati per l'ammissione inizino presto, ma dipende da loro» sottolinea D'Alema. E questo significa non eseguire la pena di morte contro il leader del Pkk, Ahdullah Ocalan. «Sarebbe in contrasto con i principi del diritto europeo» fa notare.D'Alema vede un interesse italiano neU'allargamento dell'Unione Europa verso il Sud Est del Continente grazie alla candidatura non solo della Turchia ma anche di Romania, Bulgaria e Malta. «E' quanto volevamo per bilanciare le precedenti candidature venute dal nord» dice. Dalla Valletta però è in arrivo un grattacapo: i laburisti all'opposizione vogliono impedire l'entrata in Europa e l'Ue chiede ai leader eurosocialisti un'opera di moderazione. «Lo dirò al leader del mio partito, Walter Veltroni» promette D'Alema.Sulla Turchia attorno al tavolo di Helsinki si è ulteriormente cementata l'intesa fra Italia e Francia, unite in questo momento dalla determinazione ad «avvicinare le opposte sponde del Mediterraneo». Tutto nasce dalla decisione di D'Alema di collaborare attivamente con il presidente francese Jacques Chirac all'organizzazione del summit EuroMediterraneo che si terrà a Parigi alla fine del 2000, durante il semestre francese di presidenza dell'Ue, con l'obiettivo di rendere il Mare Norstrum «più unito, stabile e sicuro». Da qui l'impegno congiunto per superare i non pochi ostacoli al dialogo fra i paesi del lato sud del Mediterraneo. Il più ingombrante erano le storiche tensioni greco-turche (Cipro inclusa) ma dopo Helsinki sembrano congelate. Poi c'è la Libia (unico paese escluso dal dialogo euro-mediterraneo) ma dopo la recente visita di D'Alema adesso è dato per certo l'arrivo di Chirac a Tripoli per convincere il colonnello a rompere gli indugi all'adesione (legati al riconoscimento di Israele) ed assicurare la sua presenza al summit di Parigi (passando Italia e Vaticano). Resta l'ipoteca dovuta alle incertezze del processo di pace in Medio Oriente ma il premier israeliano Ehud Barak in una recen- te telefonata a D'Alema gli ha assicu- rato la determinazione a coronare con successo anche il negoziato con laSiriadiHafezel-Assnd.AtesUmo- niare la partership italo-francese c'è stata anche la proposta di Parigi di candidare il sottosegretario agli Esteri, Rino Serri, a inviato dell'Ue per il conflitto Etiopia-Eritrea. Nomina prevista ma slittata ad Helsinki per la inattesa decisione della presidenza di turno finlandese di avere prima un ultimo assenso da parte dell'Etiopia. «L'arrivo in Europa di una nazione musulmana e laica crea un ponte tra il Continente e l'Islam, una importante frontiera di amicizia» E grazie al tandem diplomatico con la Francia di Chirac, Roma spera nella partecipazione di •éheddafì il summit dei Paesi costieri, a Parigi alla fine del 2000 Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema insieme con il ministro degli Esteri Lamberto Dini e il premier britannico Tony Blair, ieri a Helsinki Adestra.il leader curdo Abdullah Ocalan condannato a morte in Turchia La sua sorte è stata uno del punti cruciali, seppure non espliciti, della trattativa sulla candidatura all'ingrosso di Ankara in Europa D'Alema: Mediterraneo mare di pace IN VIA00IQ CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'Alema: Mediterraneo mare di pace «Rivoluzionario il sì della Turchia ai diritti umani» reportage f/laurizio Molinari inviato a HELSINKI Mi ELsalone dell'Holiday Inn di Helsinki adibito a sala da pranzo per i leader europei il momento che suggella il summit è quando il greco Costas Simitis prende la parola e rivolgendosi al turco Bulent Ecevit gli dà il «bevenuto in Europa». La replica del leader di Ankara non è meno calorosa. «Si respira un'atmosfera di fine Millennio» commenta a caldo il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, secondo cui «quello che è avvenuto qui a Helsinki è importante per la pace nel Mediterraneo e in Europa». Il «si» greco alla candidatura della Turchia all'Unione Europea è per D'Alema uno «storico gesto di pace» che si lascia alle spalle d'un sol colpo confitti ed odii antichi: «Un fatto rivoluzionario», quanto lo è l'accettazione da parte di Ankara di impegnarsi a rispettare gli standard europei sui diritti umani.La soddisfazione dell'Italia è doppia perché D'Alema e il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, si erano impegnati per favorire lo «storico momento»: D'Alema con una serie di colloqui con l'ellenico Simitis, a cui lo lega un rapporto nato nell'Internazionale Socialista; Dini con un'azione parallela sul collega turco Ismail Ceni, che è stato fino all'ultimo ad Ankara uno dei più titubanti ad accettare l'offerta dell'Unione Europea. Gli esempi di questo gioco di squadra non mancano. D'Alema è riuscito a far moderare a Simitis le richieste iniziali di condizioni per la candidaturad Ankara, a cominciare da quella che chiedeva alla Turchia di risolvere tutte le pendenze territoriali con Atene davanti alla Corte dell'Aj a in poco più di 12 mesi. Dini da parte sua ha convinto Cem che i ricorsi davaMWAjà fiori ptévanóelgere lasciati pendenti all'iMnito ma bisognava accettare una data limite.! l'mco^^av^jwcjt del pranzo di fine-summit, ha ringraziato l'Italia per gli compiuti in sede europea. «Ho to Ecevit consapevole di chi significa il passo di oggi» dici ma, secondo cui il risultato della decisione di Hensinki sarà un' «sostegno all'evoluzione democratica della Turchia» a tutto vantaggio di «pace, stabilità e sicurezza nell'area del Mediterraneo». Al termine della fitta giornata di colloqui, prima di ripartire per l'Italia, D'Alema guarda più in là della stretta di mano fra Simitis ed Ecevit e prevede per la Turchia il ruolo di «ponte fra l'Europa e l'Islam». «Non un avamposto ostile ma una frontiera di amicizia con il mondo musulmano» sottolinea D'Alema, ricordando più volte che la Turchia è «un paese musumano e laico», quindi adatto a diventare la cerniera fra l'Unione Europa e l'Islam. Più che alla politica, durante il viaggio di ritomo in aereo verso Ciampino, D'Alema ha pensato alla «dimensione dell'evento» di Helsinki: «La Turchia nel corso dei secoli passati è stato un paese che occupò l'Europa, che ne sottomise a lungo alcune regioni e che ora invece chiede di partecipare, essere parte, delle nostre istituzioni comuni, è un passaggio storico». «L'augurio è che i negoziati per l'ammissione inizino presto, ma dipende da loro» sottolinea D'Alema. E questo significa non eseguire la pena di morte contro il leader del Pkk, Ahdullah Ocalan. «Sarebbe in contrasto con i principi del diritto europeo» fa notare.D'Alema vede un interesse italiano neU'allargamento dell'Unione Europa verso il Sud Est del Continente grazie alla candidatura non solo della Turchia ma anche di Romania, Bulgaria e Malta. «E' quanto volevamo per bilanciare le precedenti candidature venute dal nord» dice. Dalla Valletta però è in arrivo un grattacapo: i laburisti all'opposizione vogliono impedire l'entrata in Europa e l'Ue chiede ai leader eurosocialisti un'opera di moderazione. «Lo dirò al leader del mio partito, Walter Veltroni» promette D'Alema.Sulla Turchia attorno al tavolo di Helsinki si è ulteriormente cementata l'intesa fra Italia e Francia, unite in questo momento dalla determinazione ad «avvicinare le opposte sponde del Mediterraneo». Tutto nasce dalla decisione di D'Alema di collaborare attivamente con il presidente francese Jacques Chirac all'organizzazione del summit EuroMediterraneo che si terrà a Parigi alla fine del 2000, durante il semestre francese di presidenza dell'Ue, con l'obiettivo di rendere il Mare Norstrum «più unito, stabile e sicuro». Da qui l'impegno congiunto per superare i non pochi ostacoli al dialogo fra i paesi del lato sud del Mediterraneo. Il più ingombrante erano le storiche tensioni greco-turche (Cipro inclusa) ma dopo Helsinki sembrano congelate. Poi c'è la Libia (unico paese escluso dal dialogo euro-mediterraneo) ma dopo la recente visita di D'Alema adesso è dato per certo l'arrivo di Chirac a Tripoli per convincere il colonnello a rompere gli indugi all'adesione (legati al riconoscimento di Israele) ed assicurare la sua presenza al summit di Parigi (passando Italia e Vaticano). Resta l'ipoteca dovuta alle incertezze del processo di pace in Medio Oriente ma il premier israeliano Ehud Barak in una recen- te telefonata a D'Alema gli ha assicu- rato la determinazione a coronare con successo anche il negoziato con laSiriadiHafezel-Assnd.AtesUmo- niare la partership italo-francese c'è stata anche la proposta di Parigi di candidare il sottosegretario agli Esteri, Rino Serri, a inviato dell'Ue per il conflitto Etiopia-Eritrea. Nomina prevista ma slittata ad Helsinki per la inattesa decisione della presidenza di turno finlandese di avere prima un ultimo assenso da parte dell'Etiopia. «L'arrivo in Europa di una nazione musulmana e laica crea un ponte tra il Continente e l'Islam, una importante frontiera di amicizia» E grazie al tandem diplomatico con la Francia di Chirac, Roma spera nella partecipazione di •éheddafì il summit dei Paesi costieri, a Parigi alla fine del 2000 Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema insieme con il ministro degli Esteri Lamberto Dini e il premier britannico Tony Blair, ieri a Helsinki Adestra.il leader curdo Abdullah Ocalan condannato a morte in Turchia La sua sorte è stata uno del punti cruciali, seppure non espliciti, della trattativa sulla candidatura all'ingrosso di Ankara in Europa